2024-09-27
Uccisa a 19 anni da un nordafricano che doveva già essere stato espulso
Francia sotto choc per l’omicidio e per l’impressionante catena di errori burocratici.Si chiamava Philippine Le Noir de Carlan, aveva 19 anni, studiava all’università Paris-Dauphine, era impegnata in parrocchia e negli scout. Il corpo della giovane è stato ritrovato la scorsa settimana semi sepolto nel bosco, sito a due passi dall’ateneo che frequentava. Il presunto autore dell’assassinio di Philippine si chiama Taha Oualidat, è un ventiduenne marocchino che avrebbe dovuto essere espulso verso il suo Paese mesi fa. Il dramma ha rivelato, ancora una volta, una serie di fallimenti commessi dalla giustizia francese che, come spesso accade in Italia, è impregnata da ideologie di sinistra. Anche per questo la morte di Philippine Le Noir de Carlan ha scandalizzato buona parte dell’opinione pubblica transalpina e, solo in parte, persino gli esponenti dei partiti di sinistra.Il sospetto omicida è stato arrestato martedì dalla polizia elvetica a Ginevra. Gli agenti transalpini non sono riusciti a fermare Oualidat, prima che lasciasse il territorio francese, sebbene avesse lasciato dietro di sé varie tracce. Parigi ha già chiesto l’estradizione ma la procedura richiederà tempo. Anche queste défaillance hanno alimentato le polemiche che coinvolgono anche la giustizia francese. Per capire meglio bisogna tornare al 2019, anno dell’ingresso regolare di Oualidat in Francia, dopo essere passato dalla Spagna. Nello stesso anno, Oualidat, ha stuprato una studentessa ventitré anni in un bosco di Taverny, cittadina a Nord di Parigi. Siccome, all’epoca dello stupro, il migrante nordafricano era minorenne, è stato condannato a soli 7 anni di carcere, nel 2022. Dietro le sbarre, Oualidat sembra essere stato un carcerato modello. Così, nel giugno 2024 ha potuto lasciare la prigione ed essere posto in detenzione amministrativa in un centro di accoglienza sorvegliato. La sua permanenza in questo luogo è stata prorogata due volte fino al termine massimo previsto dalla legge francese. Per i magistrati che hanno prolungato il fermo Oualidat rappresentava «una minaccia all’ordine pubblico» anche perché «l’interessato non presenta garanzie di inserzione». Nel frattempo, le autorità di Parigi avevano chiesto al Marocco un lasciapassare consolare al fine di poter espellere Oualidat nel suo Paese. Ma le autorità di Rabat l’hanno tirata per le lunghe e rilasciato il lasciapassare solo il 4 settembre scorso, ovvero il giorno dopo l’esecuzione della decisione del giudice delle libertà di assegnare al giovane marocchino la residenza in un hotel (pagato dai contribuenti). Qui Oualidat non si è mai presentato, sebbene fosse anche schedato nel Registro dei criminali sessuali e, dopo la sua sparizione, nel Registro delle persone ricercate.Nonostante la pericolosità conclamata, Taha Oualidat ha potuto aggredire e uccidere un’altra ragazza innocente (i cui funerali sono previsti per oggi). Eppure il sindacato della Magistratura, è riuscito a diffondere un comunicato affermando che sulla morte di Philippine, definita «rivoltante e di una gravità eccezionale», si è sviluppata una «iperfocalizzazione dei media» e si è attivata «una retorica xenofoba». Insomma, se Philippine è stata ammazzata è colpa delle destre. Parallelamente va notato che praticamente nessun artista o sportivo transalpino ha espresso dolore per la morte della studentessa. Invece, quando nel 2023, dopo essersi rifiutato di fermarsi ad un controllo di polizia, era morto il minorenne già noto alle forze dell’ordine Nahel Merzouk, c’erano state varie reazioni di vip. Ad esempio Kilian Mbappé aveva scritto su X che un «piccolo angelo» era andato in cielo troppo presto.E mentre gli effetti dell’immigrazione incontrollata diventano sempre più gravi Oltralpe, alcuni opinionisti rispolverano l’idea di inviare nelle remote Terre Australi e Antartiche francesi i migranti condannati per reati, diventati persona non grata nei rispettivi Paesi d’origine. Un’idea che era stata lanciata ancora nel 2022 dall’ex deputato sovranista, Nicolas Dupont-Aignan.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
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