2025-01-11
Il tycoon spegne il «fuoco di paglia» Newsom
Gavin Newsom (Getty Images)
Trump rinfaccia al dem la mala gestione. Mel Gibson caustico: «I soldi delle tasse spesi per il gel di Gavin».È un’energica polemica politica quella che si sta accompagnando agli incendi di Los Angeles. Donald Trump è innanzitutto andato all’attacco del governatore dem della California, Gavin Newsom. «Una delle parti migliori e più belle degli Stati Uniti d’America sta bruciando fino al suolo. Sono solo ceneri e Gavin Newscum dovrebbe dimettersi. È tutta colpa sua», ha tuonato, storpiando appositamente il nome del governatore, che - ricordiamolo - è un papabile candidato alla nomination presidenziale democratica del 2028. «Questo è un esempio lampante della grave incompetenza e della cattiva gestione del duo Biden/Newscum», ha aggiunto il presidente americano in pectore, mettendo quindi nel mirino anche l’attuale inquilino della Casa Bianca. Newsom, dal canto suo, ha replicato, tacciando Trump di strumentalizzare gli incendi. «Le persone stanno letteralmente fuggendo. Le persone hanno perso la vita. I bambini hanno perso le loro scuole. Le famiglie sono state completamente distrutte. Le chiese sono andate a fuoco e questo tizio vuole politicizzare la vicenda», ha dichiarato.In particolare, secondo il presidente in pectore, Newsom, pur di tutelare l’habitat di un pesce in via d’estinzione, non avrebbe pompato dal Delta del Sacramento una quantità d’acqua sufficiente per permettere di contrastare adeguatamente gli incendi. Il tycoon ha inoltre fatto riferimento a quando, nel 2020, l’amministrazione Newsom avviò un ricorso legale contro un suo progetto, volto a fornire più acqua dalla California del Nord agli agricoltori della Central Valley. In quell’occasione, il governatore dem sostenne di voler «proteggere specie ittiche altamente in pericolo e prossime all’estinzione» nel Delta del Sacramento. Al momento, si registra un duro dibattito sulla questione del pesce, tra chi punta il dito contro la sua tutela e chi, al contrario, sostiene che tale tutela non sia legata alla carenza d’acqua per il contrasto agli incendi. Incendi che comunque, secondo i repubblicani, il governatore dem non sarebbe capace di gestire a causa di scelte ambientaliste ideologiche. E così anche l’attore e regista Mel Gibson ha attaccato Newsom: «Credo che tutti i dollari delle nostre tasse siano stati usati per finanziare il suo gel per capelli», ha detto.Come che sia, il braccio di ferro tra Trump e Newsom sul tema è di vecchia data. «Newsom ha fatto un pessimo lavoro di gestione forestale. Gli ho detto fin dal primo giorno in cui ci siamo incontrati che deve “pulire” i suoli forestali indipendentemente da ciò che i suoi capi, gli ambientalisti, gli chiedono», dichiarò il tycoon nell’ottobre 2019, durante l’incendio che colpì la contea di Sonoma. «Ogni anno, mentre l’incendio infuria e la California brucia, è la stessa cosa, e poi lui si rivolge al governo federale per chiedere aiuto in dollari. Non più. Datti una mossa, governatore», aggiunse il tycoon. Inoltre, già a gennaio 2019, Trump aveva minacciato di bloccare i fondi federali alla California, se non avesse implementato tecniche più efficaci nella gestione degli incendi. Ma la polemica di questi giorni ha coinvolto anche il sindaco dem di Los Angeles, Karen Bass, che, nel 2020, fu considerata da Joe Biden come sua possibile candidata alla vicepresidenza. Come riportato da Reuters, martedì, quando sono scoppiati gli incendi, la diretta interessata si trovava in visita ufficiale in Ghana. E questo, sebbene la settimana scorsa il National weather service di Los Angeles avesse lanciato un allarme, sottolineando «condizioni meteorologiche estreme per gli incendi». Non solo. La Bass è finita nell’occhio del ciclone anche a causa dei tagli da 17 milioni di dollari che, a giugno, aveva approvato per il corpo dei vigili del fuoco. In un memorandum scritto il mese scorso, il capo dei pompieri di Los Angeles, Kristen Crowley, ha sostenuto che «la perdita di finanziamenti compromette la capacità del Dipartimento di mitigare efficacemente gli incendi boschivi e altri pericoli».
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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