2021-11-02
Tutto concesso agli sbandati: in 6.000 al rave illegale. Poliziotti presi a sassate
Maxi raduno abusivo nel Torinese: arrivi da tutta Europa, decine i soccorsi per abuso di alcool e droghe. Camper e auto lasciati in tangenziale. Almeno tre agenti contusi.Dopo il caso di Valentano, nelle campagne del Viterbese, è toccato alla zona industriale di Torino ospitare l'ultimo rave party. Come ad agosto, migliaia di giovani, provenienti da tutta l'Italia e da altre nazioni europee (in particolare da Francia e Olanda), si sono dati appuntamento nella città sabauda per una due giorni all'insegna di droga, alcool e musica techno. A differenza di pochi mesi fa, per fortuna, è stato evitato il morto (nel Lazio ha perso la vita un ragazzo di 25 anni). Le differenze, però, finiscono qui. Perché - anche nello stabilimento dell'ex Fiat di via Rondò Bernardo, nei pressi della Palazzina di caccia di Stupinigi utilizzata dalla famiglia Savoia - le forze dell'ordine non sono intervenute per smantellare l'evento. Impossibile, come pochi mesi fa, procedere allo sgombero della turba in preda all'assuefazione collettiva. Troppi i rischi che avrebbero dovuto correre poliziotti e carabinieri che hanno comunque accerchiato l'area per ristabilire un minimo di ordine in una zona dominata dal caos. Dunque, la gestione del deflusso dei circa 6.000 presenti (ancora in corso nel momento in cui il giornale andava in stampa), la loro identificazione e alcune azioni di alleggerimento sono state le uniche attività consentite agli agenti. I quali sono intervenuti nella notte tra sabato e domenica, allontanando di fatto il rischio che al rave arrivassero altri partecipanti. Domenica sera, inoltre, due poliziotti del Reparto mobile sono rimasti feriti a causa del lancio di sassi, bottiglie e petardi. L'evento è stato organizzato per festeggiare i 15 anni di vita di un sound system locale e quasi tutti gli abusivi ne sono venuti a conoscenza grazie ad una chat su Telegram che sponsorizzava e dava notizie più dettagliate sulla mega festa abusiva. Che ha generato disordini, per usare un eufemismo, non solo all'interno del vecchio stabilimento tra Stupinigi e Borgaretto ma anche all'esterno: visto che il traffico dell'area è andato completamente in tilt, considerando che in realtà al rave avrebbero voluto prendere parte altre 10.000 persone che sono rimaste fuori grazie allo spiegamento degli agenti di polizia e carabinieri. Inevitabili le rimozioni di auto (alcune di esse parcheggiate nella vicina tangenziale) e camper, conseguenti multe, rimozioni di veicoli, denunce e centinaia di identificazioni che, come detto, sono state rese possibili quasi esclusivamente solo al deflusso dei partecipanti. Decine i giovani soccorsi a causa dell'abuso di alcol e droghe, ma anche a causa di contusioni e fratture. Molti ballavano su pezzi di cemento o addirittura sulla tettoia a cinque metri di altezza del capannone. Va da sé che il rave party che ha paralizzato un'importante area di Torino non avrebbe potuto non generare un polverone. Uno dei primi a commentare la vicenda è stato il portavoce dell'Associazione nazionale dei funzionari di polizia, Girolamo Lacquaniti, secondo il quale «in assenza di norme ad hoc, che chiediamo da tempo» fenomeni analoghi sono destinati a ripetersi. Una convinzione dettata dall'attuale quadro normativo. «A differenza di quanto accade in altri Paesi, ad esempio in Francia, dove pure eventi di questo tipo sono numerosi, l'organizzazione di rave party di per sé non costituisce reato. E a ribadirlo», ha specificato Lacquaniti , «c'è una sentenza della Cassazione, la numero 36628 del luglio 2017». Eppure il nostro Paese sembrerebbe diventato il luogo ideale per la proliferazione di eventi in cui ore e ore di musica vengono accompagnate da ballo e «sballo» no stop. Negli ultimi giorni, infatti, in Italia ci sono state altre due manifestazioni identiche a quella di Torino. La prima a Susegana, provincia di Treviso, dove alle prime luci dell'alba di domenica i carabinieri si sono recati nei pressi del Piave per smantellare un rave con svariate decine di persone. I giovani, oltre che dall'Italia, provenivano da ben cinque Paesi stranieri. Alcuni dei partecipanti identificati erano già noti alle forze dell'ordine per precedenti di droga e abuso di alcool. La modalità di arrivo sul luogo prescelto è sempre la stessa: una processione di auto, camper e furgoni. I militari dell'Arma hanno provveduto a far sgomberare l'area, sequestrando gli impianti e le casse audio informando dell'accaduto anche l'autorità giudiziaria. La sera prima, sabato 30 ottobre, a Piagera di Gabiano in Valcerrina (Alessandria), una decina di camion con targa francese ha cercato di occupare l'area per organizzare un altro party abusivo. Ma ad attenderli c'erano gli agenti, che già durante la settimana avevano ricevuto segnalazioni sulla presenza sospetta di mezzi francesi sul territorio. A quel punto sono scattati i controlli, ma nulla di più. I raver alla fine si sono semplicemente spostati altrove: probabilmente una buona parte di loro, proprio nella fabbrica dell'ex Fiat. Di certo non sono tornati in Francia, dove si rischiano multe altissime e addirittura il carcere. Da noi, invece, è tutto più facile. Le forze dell'ordine dunque intervengono, come nel caso di Piagera di Gabiano, solo per anticipare i raver. E, a giochi fatti, si possono poi contestare reati minori. Per esempio, in era pandemica, la violazione delle norme anti-Covid. Ma se si è riusciti a creare in un lasso di tempo così breve un sistema di regole stringenti (una su tutte il green pass) per noi cittadini, perché non farlo anche per chi non rispetta il nostro territorio, anzi ne abusa senza ritegno?