2025-04-06
Tutti i rischi di imporre i dazi agli Usa
Il leader dei popolari e la Von der Leyen intendono vendicarsi di Trump colpendo le Big Tech, per le quali, però, non esiste un’alternativa made in Ue. Col muro contro muro finiremmo tra le braccia dell’autocrate Xi.Pare che in Europa stia prevalendo l’idea di una ritorsione contro gli Stati Uniti per i dazi imposti da Donald Trump. Se n’è fatto interprete Manfred Weber, tedesco e presidente dei Popolari europei, che in alcune interviste ha spiegato la sua ricetta per contrastare le decisioni del presidente americano. Economicamente siamo forti quanto e più degli Usa, abbiamo un mercato comune di consumatori che è il doppio di quello degli States, è il senso delle sue parole, perciò se i negoziati non saranno sufficienti a farlo recedere dai suoi nefasti propositi dobbiamo reagire colpo su colpo, mettendo nel mirino le Big Tech a stelle e strisce. Insomma, siamo pronti ad andare in guerra. Peccato che in un conflitto commerciale con gli Stati Uniti, l’Europa abbia tutto da perdere. Perché se davvero, malauguratamente, dovesse prevalere l’idea di rispondere ai dazi con altri dazi, colpendo in particolare le aziende tecnologicamente più avanzate, ovvero quelle che più hanno sviluppato gli usi commerciali dell’Intelligenza artificiale, degli armamenti e del commercio online, ciò equivarrebbe a comportarsi da Tafazzi, dandosi, come il popolare personaggio interpretato in tv da Giacomo Poretti, delle martellate sui cosiddetti.Davvero c’è chi pensa di poter reagire alle misure imposte da Trump penalizzando i contratti per l’acquisizione da parte delle aziende europee delle tecnologie più avanzate, che guarda caso sono tutte o quasi made in Usa? Se fino a oggi non è stato possibile tassare adeguatamente i colossi del Web c’è una ragione pratica prima di tante motivazioni economiche e di geopolitica: il commercio online è indispensabile per sostenere le aziende europee e per evitare che le più piccole siano tagliate fuori dal mercato. Davvero ci sono un Weber o una Ursula von der Leyen che sono convinti di poter sostituire in un amen giganti che hanno investito decine di miliardi nel settore dell’intelligenza artificiale? Quando si criticano i satelliti di Elon Musk, dicendo che non si possono mettere i dati degli europei nelle mani di uno svalvolato che appoggia Afd, ci si dimentica di dire che alla tecnologia del padrone di Tesla non c’è alternativa, oltre al fatto che i dati non sarebbero nelle sue mani.Quale sarebbe la possibile alternativa alle Big Tech americane che si vorrebbero colpire per reazione alle misure di Trump? Le Big Tech cinesi? Davvero c’è qualcuno oltre a Romano Prodi convinto che Pechino sia la soluzione a portata di mano se si decidesse di mollare l’America? Prodi ha tutti gli interessi a sostenere questa tesi, perché con i cinesi traffica da anni. Ma noi ci vogliamo consegnare nelle mani di un sincero democratico come Xi Jinping, cioè un tipo che se gli gira domani mattina fa sparire i principali imprenditori solo perché gli fanno ombra? Leggete le dichiarazioni di Massimo Pavin, imprenditore padovano che guida il gruppo Sirmax, 850 dipendenti e 420 milioni di fatturato nel settore dei granuli di plastica. «L’Europa si svegli e si protegga. Tutti sono preoccupati di cosa fare di fronte ai dazi, ma il problema vero non sarà quanto meno esporteremo in America, ma che cosa ci arriverà addosso dall’Asia». Pavin spiega ciò che anche ieri abbiamo scritto: l’America negli ultimi trent’anni ha delocalizzato le produzioni e ha distrutto il ceto medio negli Stati Uniti. Trump prova a invertire la tendenza, mentre noi, aprendo alla Cina e all’Asia, facciamo esattamente il percorso che hanno fatto gli Stati Uniti nel passato.Certo, saranno tempi duri per un po’, ma evitiamo di farci contagiare dall’isteria. L’economista Nouriel Roubini a Cernobbio ha spiegato proprio questo. All’inizio avremo degli scossoni, ma poi, se non si commetteranno errori politici colossali, il saldo potrebbe essere positivo. Roubini, di solito pessimista, dice che se nell’immediato abbiamo una caduta dei mercati, poi ci potrebbe essere addirittura un boom spettacolare. Sempre ovviamente che a guastare le feste non ci si mettano i Weber e le Von der Leyen con la loro vendetta contro Trump.