2019-11-28
Tutti gli sponsor dell’ex Rottamatore finiti sotto la lente delle Fiamme gialle
Nella lista dei sostenitori del Bullo perquisiti si trovano aziende come Rifle e Menarini. Dirigenti intervenuti alla Leopolda e case di cura che hanno dato soldi alle kermesse renziane. Ma anche top manager del tabacco.Nell'orbita del fu Rottamatore e del Giglio magico ruotavano i finanziatori del think tank usato dal Bullo per riempire la cassaforte del Pd a trazione renziana e per far fruttare il proprio consenso elettorale. E così la fondazione Open, oltre a raccogliere i finanziamenti di privati, di piccoli imprenditori e dei fedelissimi del capo, soprattutto nella fase aurea del renzismo, ha fatto il pieno con aziende medie e grandi, le cui sorti, spesso, si sono incrociate con le decisioni dell'esecutivo guidato da Matteo Renzi. Ora, però, quei finanziamenti sono finiti sotto la lente degli investigatori. E tra le aziende nel mirino c'è la British american tobacco che, nel luglio 2014, ha versato nelle casse di Open 110.000 euro. Un mese prima il Bullo, in quel momento con il vento in poppa, aveva incontrato Nicandro Durante, il capo di Bat. Tra i più prodighi sostenitori dell'ex premier c'è però Davide Serra, tra i pochi a restare sullo stesso carro anche dopo la sconfitta referendaria del 4 dicembre 2016. L'amministratore del fondo Algebris, da sempre sostenitore delle campagne di Renzi, ha voluto l'ex Rottamatore anche nell'Algebris policy and research forum, un format no profit. Altro grande finanziatore è il Gruppo Getra di Marcianise (Caserta), azienda che produce trasformatori elettrici di grande potenza. La società sgancia a Open 150.000 euro in due tranche. E anche qui c'è una coincidenza: Renzi va a far visita agli stabilimenti dell'azienda l'11 giugno 2016. Il presidente, Marco Zigon, dichiara che «l'ampliamento degli stabilimenti è stato reso possibile dalla virtuosa collaborazione tra azienda, istituzioni e Invitalia». Quello stesso giorno partono i due bonifici per Open. E poi ci sono i Gavio, della dinastia delle autostrade ed eredi della famiglia di costruttori ex socia dei Ligresti. Che oltre a essere tra i finanziatori di Open, seguono le avventure del Bullo sin dal 2014, quando Beniamino e Marcello furono beccati a una cena di autofinanziamento alla quale era presente proprio Renzi, per raccogliere fondi a sostegno della fondazione Eyu e dei media di area democratica: da quelli cartacei (Europa e L'Unità) al canale Web Youdem. C'erano solo 500 posti a disposizione al ristorante The Mall di Milano. E per partecipare bisognava prenotare versando 1.000 euro a coperto. Un anno dopo, il 25 maggio, da premier, Matteo va a La Spezia per una visita ai cantieri Baglietto, che producono yacht plananti in alluminio da 65 metri. Ad attendere il premier c'è Beniamino Gavio, che dei cantieri Baglietto, dopo l'acquisizione da parte del gruppo Gavio, è il presidente.Ma c'è anche chi si è spinto un po' di più nell'esposizione pubblica per Renzi. Come Leonardo Bassilichi, della Karat srl dei fratelli Bassilichi, imprese immobiliari e informatiche, che versa 25.000 euro, ma partecipa e parla alla sesta Leopolda. Renzi rilancia sui social l'intervento del sostenitore. O come Vincenzo Onorato, armatore della Moby, che oltre al contributo da 150.000 euro, ha partecipato alla Leopolda 6 annunciando che avrebbe ridotto il costo dei traghetti a 14 euro.C'è poi chi i finanziamenti a Open pare li abbia spacchettati: Casa di cura Villa Garda, Casa di cura Rugani, Casa di cura Villa Berica, Casa di cura L'Eremo di Miazzina ed Hesperia Hospital Modena. Ognuna di queste strutture è del Gruppo Garofalo e avrebbe versato un omaggio di 5.000 euro per la sesta Leopolda. Si tratta della prima e al momento unica realtà privata italiana a essere quotata in borsa nel settore dell'healthcare. Il Gruppo opera attraverso 24 strutture sanitarie situate in sette regioni italiane e offre un'ampia gamma di servizi che coprono tutti i comparti della sanità. Dall'ambiente farmaceutico sono arrivati finanziamenti a Open dalla Menarini, colosso fiorentino che con il Bullo ha a che fare sin dai tempi in cui Renzi era il primo cittadino. Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, i patron della Menarini, si fecero carico di ripristinare alcune case popolari del Comune di Firenze. Nel 2014 il Bullo con la fascia tricolore viene fotografato sorridente mentre taglia il nastro e consegna i primi appartamenti. Al suo fianco c'è Lucia Aleotti. Un anno dopo, da presidente del Consiglio, visita la sede della Berlin Chemie, controllata dai Menarini, subito prima del bilaterale con la cancelliera tedesca Angela Merkel. La Aleotti coglie l'occasione e lancia un messaggio preciso al premier: «La nostra industria sta facendo uscire l'Italia dalla crisi. È importante che questa spinta non sia modificata e il governo ha capito questo valore. Si remi in una direzione comune». C'è poi Corrado Fratini, patron della toscana Rifle, settore tessile. Anche lui con Renzi gioca in casa. I due, stando ai quotidiani toscani, s'incrociano già nel 2012. Renzi si presenta a sorpresa alla sfilata che Rifle ha organizzato nel Loft E di Firenze. Si siede in prima fila e assiste alla sfilata. Da allora le relazioni pare siano cresciute. E anche da Frattini arriva un contributo per Open. Versa 60.000 euro, infine, la Isvafim di Alfredo Romeo, l'imprenditore napoletano coinvolto nel caso Consip con Luca Lotti e babbo Tiziano Renzi. Ma Romeo per aver guardato con interesse al progetto del Bullo a un certo punto sulla stampa si è pure lamentato. Definendolo «uno sguardo favorevole per il quale sono stato mal ripagato».Secondo Romeo «i 60.000 euro, ufficiali e dichiarati» sono stati la leva per tacciarlo di fedelissimo renziano. Ma lo stesso Renzi a Report nel 2013 dichiarò che se avesse saputo che quei soldi provenivano da lui avrebbe detto di non accettarli. E Romeo ha polemizzato: «Potrei aggiungere che non sono stati restituiti». Ma, si sa, pecunia non olet.
Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri (Ansa)
Federico Marchetti, fondatore di Yoox (Ansa)
Pier Silvio Berlusconi (Ansa)