
Grande match dei veronesi, la Juve la spunta solo nel recupero. Finisce 3-2, Cristiano Ronaldo non fa gol. Però con lui è risorta la Serie A.Il Bentegodi di Verona ieri pomeriggio non era solo il Bentegodi di Verona. Il Bentegodi di Verona ieri era un caleidoscopio. Chi ci ha guardato dentro, sia dalle gradinate stracolme - conquistate pagando biglietti maggiorati del 30% - sia sottoscrivendo un abbonamento pay per view nella giungla dell'offerta televisiva di quest'anno, ha vissuto 90 minuti in un'altra dimensione. Cristiano Ronaldo ci ha ridato indietro, juventini o non juventini, la Serie A come la ricordavamo. Bella, preziosa, planetaria. La partita col Chievo s'è gettata fra le braccia della Storia, che come scriveva Alessandro Manzoni «è una guerra contro il tempo, in quanto chiama a nuova vita fatti ed eroi del passato». Nella prima italiana di CR7 sono stati lucidati tutti gli idoli. Il nome stampato sulle spalle del fuoriclasse portoghese, un macigno che avrebbe piegato qualsiasi schiena ma non questa, rende giustizia all'eredità - non più solo anagrafica - del Fenomeno brasiliano imperatore del calcio incoronato nella Milano interista. E lo stadio di Verona è lo stesso formicaio affamato di meraviglia che in un'altra prima giornata di campionato, quella del 16 settembre 1984, tenne a battesimo il figlio prediletto degli dei del pallone: Diego Armando Maradona poggiò sull'erba del Bentegodi, come ha fatto Cristiano, il suo primo piede, ovviamente il sinistro, nel calcio italiano. Allora vinsero i padroni di casa, l'Hellas in quel caso, che non si limitò a sfregiare l'overture dell'epopea maradoniana ma andò fino in fondo, prendendosi lo scudetto e la Storia.È stato un pellegrinaggio a tutti gli effetti, sovresposto come si conviene all'epoca dell'istantaneo e dei social, con l'inviato di Sky in onda dallo spogliatoio ospiti - un'ora prima del fischio d'inizio - per mostrare al pubblico «la maglietta numero 7 che indosserà Cristiano», nemmeno fosse l'armatura di un cavaliere pronto alla giostra, e sconfinare nel guardonismo al punto da sottolineare che «c'è il numero 7 anche sulle sue ciabatte». Tutte le attenzioni si sono concentrate sulla città di Romeo e Giulietta, comprese quelle più lugubri, ragion per cui l'impianto sportivo è stato disseminato da unità antiterrorismo della polizia. Con Ronaldo nella sua orbita, la Serie A è tornata ad essere un astro di prima grandezza nel sistema solare dello sport. Massimiliano Allegri, ben consapevole della magnitudo del colpo di mercato assestato dalla dirigenza della Juve, ha abdicato al rito fin qui ferreo di spedire in panchina ogni nuovo arrivato. Ronaldo gioca dal primo minuto: i colori del caleidoscopio girano attorno a lui. Al suo fianco c'è Dybala, un cuginetto che lascia al più grande il compito di spianar la strada, con l'aria entusiasta di chi affronta una grande avventura sapendo che avrà solo da guadagnarne. Higuain, che ha preferito traslocare al Milan col proprio carico di gol, non avrebbe saputo restare altrettanto serafico all'ombra del pentacampione d'Europa. Ringalluzzito dall'incasso record degli ultimi decenni, il Chievo si ritrova il mostro nel cortile di casa e l'affronta. La trasformazione che CR7 opera sull'ambiente circostante è tangibile: normalmente, la vista del Bentegodi è una distesa di tribune spelacchiate, con macchie gialle di tifosi raggrumati in un arcipelago di capannelli. Devoti certo, ma pochi. Per rimirare il cinque volte pallone d'oro stavolta sono accorsi da mezza Italia, dall'estero, accalcandosi per posar lo sguardo sulla rockstar in concerto. Ma la Juventus è una band impaccata di grandi artisti. La squadra capace di vincere il campionato scorso con 95 punti, oltre all'alieno di Madeira ha scritturato Mattia Perin per la porta, l'interista mancato Joao Cancelo sulla corsia esterna, il promettente Emre Can in mezzo al campo e ha riabbracciato il figliol prodigo Leonardo Bonucci al centro della difesa (anche il Bentegodi, in larga parte popolato da pubblico di fede bianconera, ieri ha fischiato il milanista pentito ad ogni pallone toccato). Tutti lì a chiedersi quanto ci avrebbe messo CR7 ad apporre il primo sigillo ed è Sami Khedira, panterone lesto a calciare alle spalle di Sorrentino una zuccata sghemba di Chiellini, a timbrare il vantaggio bianconero quando il cronometro è a 3 minuti di gioco. Fin lì, il calciatore più forte del mondo non aveva ancora sfiorato palla. Il Chievo partiva sfiduciato, ora è a un passo dalla depressione. La Juve però ha ancora la testa in vacanza. Danza con grazia ma non spinge, si guarda un po' allo specchio, mastica il campo in orizzontale, Ronaldo si segnala per un tiro fuori di poco e qualche bel tocco ma nessun lampo di Zeus, il ritmo cala. E i veneti ne approfittano: Giaccherini (un ex) mette il francobollo sul primo mezzo pallone utile e lo spedisce in area, Stepinski si prende il palco allestito per CR7 con una gran zuccata mentre Bonucci, svagato, osserva la scena qualche spanna troppo più in là. I campioni d'Italia rientrano negli spogliatoi con un prezioso promemoria: non conta la formazione ma il risultato, che adesso è 1-1. Cancelo non fa tesoro dell'insegnamento e ricomincia con la testa fra le nuvole: stende Giaccherini in area, senza un perché. Il folletto gialloblù dal dischetto non sbaglia e fa 2-1 per il Chievo. Allegri entra in modalità allarme rosso, scuote la truppa con un paio di cambi (Bernardeschi e Mandzukic per Cuadrado e Douglas Costa) ma la Juve non ingrana. CR7 prova a far da sé con un destro tremendo da fuori, degno della sua fama, ma Sorrentino - splendido quarantenne - trova l'antidoto. Gli ospiti accelerano e Cacciatore toglie dalla porta un gol fatto di Ronaldo. Poi Mandzukic di testa sbaglia un colpo di testa che al Mondiale non avrebbe sbagliato. Quando inizia a serpeggiare nervosismo, la Provvidenza sistema un corner sulla crapa di Bonucci, che infila il 2-2 e prosegue l'opera di riconquista dei cuori bianconeri. CR7 è protagonista del primo episodio da moviola: travolge Sorrentino in mischia, Mandzukic fa gol però il Var annulla tutto. Il Chievo deve mettere il portiere di riserva e Bernardeschi trova la mossa del 3-2 all'ultimo respiro. Ronaldo non ha segnato, però è cresciuto alla distanza e ha guidato l'assedio juventino con lucidità e padronanza. Inizia la sua avventura italiana con una vittoria. Meglio di Maradona, per dire.
Nelle Marche il governatore uscente spera nella conferma. Lo sfidante è alle prese con le indagini sul suo conto, che in Calabria, stando ai sondaggi, non danneggiano Occhiuto, dato davanti a Tridico. Per Campania, Puglia e Veneto, election day a novembre.
2025-09-16
Costa: «La Ue migliori la gestione delle frontiere per contrastare l'immigrazione illegale»
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Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Le motivazioni della condanna in primo grado dell’amico Fares Bouzidi fanno piazza pulita delle accuse mosse ai carabinieri.
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Antonella Bundu, in corsa per le Regionali in Toscana, scatenata al Meeting antirazzista: «Riconoscere il privilegio, non basta più parlare del problema. Bisogna attaccarlo. Smontarlo. Disarticolarlo». Ovviamente il colpevole è solamente l’uomo europeo.