2024-01-20
La Corte dichiara illegali le purghe di Tusk
Il cocco di Bruxelles ha epurato d’imperio tutti i vertici dei media di Stato, ma il Tribunale costituzionale di Varsavia ha invalidato le nomine. Il ministro della Cultura, appoggiato dalla Commissione Ue, snobba la decisione: «La sentenza non ha alcun valore».Si alzano i toni della contesa politica in Polonia, dopo che giovedì la Corte costituzionale polacca ha giudicato illegali le nomine ai vertici del servizio pubblico radiotelevisivo effettuate dal governo di Donald Tusk nelle scorse settimane. In Polonia è in atto una feroce battaglia politica tra la nuova maggioranza filo-europeista uscita dalle urne lo scorso autunno e il partito Diritto e giustizia (Pis), che sosteneva il precedente governo ed ora è all’opposizione. L’Alta corte, presieduta da Julia Przylebska, ha giudicato illegali la rimozione dei vecchi vertici e la nomina dei nuovi a capo della tv, della radio e dell’agenzia di stampa statali del Paese. Il tribunale ha stabilito che la norma utilizzata dal ministro della Cultura, Bartlomiej Sienkiewicz, per rimuovere i dirigenti, che fanno capo al Codice commerciale, è in contrasto con l’articolo 2 della Costituzione polacca. Secondo la Corte, l’utilizzo delle leggi commerciali per sostituire i consigli di amministrazione delle società appartenenti allo stato «non ha alcun effetto legale». Nel testo della sentenza, il Tribunale costituzionale afferma che ogni decisione sulle società televisive pubbliche dovrebbe basarsi sulla legge relativa alla radiodiffusione, e non sul Codice delle società commerciali, ciò che rende così non valide le decisioni del ministro. «Il diritto di licenziare i membri della direzione (dei media statali, ndr) spetta esclusivamente al Consiglio nazionale dei media», ha stabilito la Corte. Tale organismo è ancora in gran parte composto da esponenti del Pis, che ha governato negli ultimi otto anni. Il ministro Sienkiewicz ha affermato che la sentenza non ha validità perché il collegio è formato da giudici nominati dal Pis e dunque non indipendenti. Da politico lo scontro diventa ora anche istituzionale, e vede in prima linea pure il presidente della Repubblica in carica, Andrzej Duda, altro esponente del Pis. Il presidente, nei giorni scorsi, aveva posto il veto sui piani di spesa del nuovo governo per il finanziamento dei media pubblici. L’opposizione ha definito la sostituzione dei dirigenti della tv nazionale una illegalità compiuta dal nuovo governo. Il governo polacco ha però ricordato che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha già sancito in passato che il Tribunale polacco così come è attualmente «non è un tribunale indipendente e imparziale» e che le sue sentenze, quindi, «non hanno forza universalmente vincolante». Altrettanto ha fatto la Commissione europea. Donald Tusk è stato per cinque anni presidente del Consiglio europeo, europeista di ferro, e si è dato un programma di governo che prevede una vera e propria epurazione dei rappresentanti del Pis dai vari livelli della macchina statale. Un’operazione di bonifica che ricorda le famigerate purghe dell’era comunista, ma che oggi assume il volto dell’aderenza alla cosiddetta «rule of law». Secondo Tusk e i suoi sostenitori, il Pis ha occupato con propri sostenitori i gangli vitali dello Stato come tribunali, organismi regolatori, ministeri, autorità varie.L’azione del partito di destra Pis, negli scorsi anni, è sempre stata nel mirino di Bruxelles. L’Unione europea aveva congelato l’erogazione alla Polonia di diversi miliardi di euro come leva per ottenere il cambiamento di alcune leggi contrarie, secondo Bruxelles, alla «rule of law», ovvero lo Stato di diritto. Ciò che si contestava al Pis è di avere infranto il principio di ripartizione dei poteri tra legislativo, esecutivo e giudiziario, avendo sottoposto i giudici a un controllo politico.Dall’altra parte, il Pis ha sempre sostenuto la legittimità delle proprie scelte, avendo ottenuto per due volte di governare grazie a libere elezioni e dunque essendo in pieno diritto di modificare le leggi in base a preciso un mandato democratico. Lo scontro tra Varsavia e Bruxelles è stato molto acceso, con la Capitale polacca che accusava l’Ue di ingerenza in affari interni e di abuso di potere. Se buona parte dei commentatori giudica negativamente la sentenza della Corte costituzionale, dall’altra parte vi è anche chi mette in dubbio la legittimità della rimozione dei vertici precedenti. Lo scontro tra la nuova maggioranza e il Pis si sta radicalizzando, dopo che l'ex ministro degli Interni polacco Mariusz Kaminski e il suo ex vice Maciej Wasik sono stati arrestati qualche giorno fa. Per sfuggire all’arresto i due si erano rifugiati nel palazzo del presidente Duda prima di essere arrestati dalla polizia polacca. Dal carcere, Kaminski si è dichiarato prigioniero politico e ha iniziato lo sciopero della fame. Il primo ministro Donald Tusk ha accusato il presidente Duda di ostacolare la giustizia. Nel frattempo, televisione e radio statali funzionano, ma vi è stata una rivoluzione nei programmi, con giornalisti che sono cambiati e palinsesti trasformati.La situazione è molto delicata e Varsavia è in cerca dell’appoggio esplicito dell’Unione europea. L’epurazione di Tusk prosegue e certo assisteremo a nuovi scontri istituzionali, che fanno della Polonia un fattore di instabilità all’interno dell’Unione europea, anche per il ruolo geopolitico di grande rilievo nello scacchiere della guerra russo-ucraina.