2021-05-24
Le turbolenze con i sauditi preoccupano Beirut
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Il presidente del Libano, Michel Aoun (Ansa)
Le difficoltà economiche e politiche del Libano si stanno facendo sempre più acute. E le turbolenze tra Beirut e Riad rischiano di peggiorare la situazione.Il ministro degli esteri libanese, Charbel Wehbe, si è dimesso mercoledì per evitare una crisi politica e diplomatica con l'Arabia Saudita. La mossa è arrivata dopo che, lunedì della scorsa settimana, durante un acceso dibattito televisivo aveva dichiarato che l'ascesa dello Stato Islamico fosse stata sostenuta dalle monarchie del Golfo. «Quei Paesi di amore, amicizia e fraternità, ci hanno portato lo Stato Islamico», aveva detto. Un'affermazione che aveva spinto Arabia Saudita, Kuwait, Bahrein ed Emirati arabi uniti a convocare i rispettivi ambasciatori libanesi in forma di protesta. Wehbe ha cercato di fare quindi marcia indietro, affermando di essere stato travisato, mentre il presidente del Libano, Michel Aoun, ha derubricato la frase a «opinione personale», sottolineando i legami «fraterni» con gli Stati del Golfo. Tutto questo ha alla fine portato comunque il ministro a rassegnare le proprie dimissioni. Ricordiamo che Beirut si trovi ormai da tempo in una crisi economica devastante e che, nel corso degli anni, abbia visto peggiorare i propri rapporti con le petromonarchie sunnite a causa della crescente influenza politica interna di Hezbollah (organizzazione notoriamente spalleggiata dall'Iran). A tutto questo, va anche aggiunta la disastrosa esplosione, avvenuta nel porto di Beirut lo scorso agosto. Un evento tragico che ha portato a un'ulteriore crisi politica, determinando le dimissioni del governo. Negli scorsi mesi, il premier designato, Saad al-Hariri, ha cercato di formare un nuovo esecutivo, ma – stando a quanto riportato appena venerdì scorso – sembrerebbe che il suo tentativo sia ormai fallito. Una circostanza che ha creato tensioni politiche non indifferenti, con Hariri che ha accusato Aoun (storicamente non troppo lontano da Hezbollah) di «impedire la formazione del nuovo governo». Va comunque sottolineato che lo stesso Hariri, nei giorni precedenti, avesse criticato l'uscita di Wehbe. Non solo l'allora premier designato intrattiene del resto rapporti personali strettissimi con l'Arabia Saudita, ma – in termini generali – vede Riad come una sponda (finanziaria, oltreché politica) per aiutare il Libano in difficoltà. «Come se le crisi in cui sta annegando il Paese e il boicottaggio di cui soffre non fossero sufficienti», aveva in tal senso dichiarato, commentando le parole del ministro dimissionario. Sotto questo aspetto è necessario ricordare due fattori fondamentali. Il primo è il forte settarismo politico-religioso libanese, perennemente foriero di instabilità interna. Il secondo è che storicamente il Libano rappresenti uno dei terreni di scontro indiretti del duello tra Arabia Saudita e Iran.Il punto è che Riad ha seguito una strategia scarsamente efficace per rafforzare la propria presa politica sul Libano. Secondo quanto riferito dall'Institute of Current World Affairs a giugno del 2020, i sauditi avrebbero commesso principalmente due errori. Si sarebbero innanzitutto limitati a spalleggiare singoli soggetti (come Hariri), anziché interessarsi a interventi strutturali nel Paese. In secondo luogo, Riad non sarebbe riuscita a sostenere adeguatamente i gruppi sunniti libanesi, come invece Teheran è stata in grado di fare con Hezbollah. In tal senso, l'influenza iraniana su Beirut risulta oggi molto più forte di quella saudita. Su tutto questo, pesa inoltre una recente incognita: parliamo della (parziale) distensione che sembrerebbe essere stata avviata tra Arabia Saudita e Iran. Bisognerà dunque in primo luogo capire se questo disgelo avrà un effettivo futuro. E, nel caso, cercare di comprendere che tipo di impatto potrebbe avere su Beirut: tanto dal punto vista politico che economico. Per ora, il caso Wehbe evidenzia tutta la debolezza del Libano: un Paese che rischia di rivelarsi fonte di ulteriore instabilità per lo scacchiere mediorientale. Specialmente dopo che, venerdì scorso, sono arrivate parole di sostegno e apprezzamento di Hezbollah ad Hamas nel quadro della crisi di Gaza. Su tutto questo resta inoltre sospeso il forte attrito in corso tra Hariri e Aoun: un fattore che rischia di inasprire i già difficili rapporti tra Beirut e Riad.
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