2023-09-15
Tunisi respinge la delegazione dell’Ue e la sinistra affonda il Memorandum
Schiaffo di Kaïs Saïed all’ipocrisia comunitaria: porte chiuse ai membri dell’Europarlamento dopo le promesse disattese. I Socialisti gettano la maschera: «L’intesa va sospesa». Una mossa per colpire Palazzo Chigi.L’Europa fa la calza. Con l’immagine da macchietta della socialista Ylva Johansson mentre lavora all’uncinetto durante il discorso di Ursula von der Leyen non si va lontano, neppure in Tunisia. Anzi si viene fermati alla frontiera, si viene accusati di ingerenza in affari nazionali, si ricevono porte in faccia com’è accaduto ieri alla delegazione degli eurodeputati degli Affari esteri, rispediti indietro per la prima volta nella storia. Uno schiaffo del presidente Kaïs Saïed ai minuetti di Bruxelles ma anche a Giorgia Meloni, che nel Memorandum sui migranti ha creduto fin dall’inizio.La delegazione europea, che avrebbe dovuto fermarsi a Tunisi due giorni, aveva l’obiettivo di «comprendere la situazione politica attuale del Paese, sostenere un dialogo nazionale inclusivo e valutare il Memorandum d’intesa firmato dall’Ue e dalla Tunisia». Il governo tunisino ha bloccato tutto, ha revocato il permesso facendo saltare gli incontri con i membri della società civile, i sindacati e gli esponenti dell’opposizione politica al regime di Kaïs Saïed, che due mesi fa aveva fatto passerella anche al Quirinale. Il gesto unilaterale ha provocato la reazione indignata dei Socialisti europei, da parte loro impegnati a minare l’accordo a beneficio dell’Italia per continuare a strumentalizzare politicamente a uso interno l’emergenza dei flussi migratori. Una strategia che la sinistra adotta scientificamente quando può ottenere dividendi elettorali.«Chiedo alla presidente dell’Europarlamento una dichiarazione in cui condanni il rifiuto d’ingresso ed esorto la presidente della Commissione a sospendere l’attuazione del Memorandum», ha scritto in una nota la capogruppo dei Socialisti, Iratxe Garcia Perez. Si sono immediatamente accodati il francese di Sinistra socialista Emmanuel Maurel («Accolgo con tristezza e stupore la decisione del governo tunisino, è la prima volta che un Paese blocca l’arrivo di una delegazione ufficiale del Parlamento europeo») e il responsabile Esteri dell’Spd a Bruxelles, Dietmar Koester, che ha ribadito la richiesta di «revocare subito il Memorandum. In nessuna circostanza può essere un modello per altri accordi con altri Stati africani». Dichiarazioni che rappresentano autentiche impronte digitali sulla volontà di picconare il muretto difensivo che il governo italiano sta costruendo per limitare gli sbarchi e difendere le coste dall’invasione. Nulla in confronto alle imponenti, ciniche muraglie erette nel silenzio conformista da Usa, Francia, Germania e Spagna. Quest’ultima (non dimentichiamolo) a Ceuta e Melilla spara su chi osa muovere un passo nella direzione sbagliata. Il respingimento tunisino è una sconfitta diplomatica per l’Italia e una catastrofe d’immagine per l’Europa delle tricoteuses. Roma dovrà ricominciare a tessere la tela per far funzionare l’accordo raggiunto in luglio con due viaggi della premier Meloni, accompagnata da Von der Leyen e Mark Rutte in rappresentanza dell’Europa: 105 milioni a Tunisi per «il controllo dei confini e l’accoglienza dei migranti nel pieno rispetto dei diritti umani», più 150 milioni europei per sostenere la disastrata economia tunisina, più altri 900 nel momento in cui Saied chiuderà l’accordo con il Fmiper un maxiprestito di quasi 2 miliardi di dollari. Money, denaro, come quello che Angela Merkel utilizzò per blindare i confini della rotta balcanica fra gli applausi degli alleati in ginocchio.La porta in faccia di ieri ha anche un valore geopolitico. Dimostra che appena fuori dai confini dell’Occidente, l’Ue non è più percepita come garanzia di successo e credibilità, e le foto ottimistiche di luglio da Tunisi hanno il valore di cartoline d’altri tempi. Ormai trattare con al fianco i Metternich di Bruxelles non è più un plus ma un minus. Anche perché il Memorandum che i Socialisti vorrebbero soffocare nella culla non è ancora entrato in vigore e al di là del Mediterraneo non è arrivato un euro. Lo sottolinea il co-presidente del gruppo Conservatori europei, Nicola Procaccini (Fdi): «L’accordo con la Tunisia non è ancora in funzione. Era stato promesso alle autorità tunisine un aiuto, anche economico, per la loro Guardia costiera al fine di fermare i trafficanti, ma non è arrivato loro neanche un centesimo. Inoltre, le sinistre europee stanno facendo la guerra all’accordo, e questo di certo non aiuta». La dichiarazione arriva in risposta all’accusa del vicesegretario della Lega, Andrea Crippa: «La linea di diplomazia della premier per fermare i flussi non ha funzionato». Fibrillazioni in maggioranza.Ieri la Meloni ha incontrato a Budapest il presidente Viktor Orbán. Una nota di Palazzo Chigi riporta che i due leader hanno ribadito che «la migrazione è una sfida comune per l’Unione europea che richiede una risposta collettiva. Bisogna concentrarsi sulla dimensione esterna per prevenire le partenze, soprattutto attraverso un deciso sostegno politico ed economico ai Paesi di origine e di transito, un maggiore impegno nella lotta ai trafficanti di esseri umani e un’efficace politica di rimpatrio per coloro che non hanno diritto di rimanere in Europa». Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha convocato gli ambasciatori di Guinea e Costa d’Avorio, altri Paesi da cui partono gli irregolari. «Ho chiesto che ci sia un criterio più rigido per frenare le partenze e per accettare i rimpatri».L’Italia è di nuovo sola, come spesso capita quando l’Europa decide che va bene così. «Il Memorandum va cancellato», è il mantra dei Socialisti Ue fra gli applausi del Nazareno. Alla sinistra fa comodo che Lampedusa scoppi e l’Italia diventi un campo profughi. Bruxelles è lontana e può continuare impunemente a sferruzzare.