2025-02-21
Attaccano Trump ma l’unica alternativa è la sconfitta
Donald Trump (Getty Images)
Politici e giornalisti non vogliono rendersi conto che non c’è (non c’è mai stata) possibilità di vincere la guerra a Kiev. Per cui è meglio arrivare alla tregua il più in fretta possibile per evitare ulteriori morti e distruzioni.Può non piacere il modo brusco con cui Donald Trump ha liquidato Volodymyr Zelensky, dandogli del dittatore e del comico fallito. Tuttavia, una cosa è certa: ogni giorno che passa allunga l’agonia dell’Ucraina e dunque ottenere il cessate il fuoco non è un obiettivo da conquistare con lunghe discussioni e inutili cerimonie, ma è un risultato da conseguire in fretta, il prima possibile. Perché né i vertici di Parigi né i viaggi a Kiev di Carlo Calenda e compagni risolveranno mai il problema. Chi oggi dice che non si devono voltare le spalle a Zelensky e non si può darla vinta a Vladimir Putin non ha capito una cosa: la guerra è persa. L’abbiamo scritto più volte, anticipando ciò che i rovesci militari poi hanno confermato. L’Ucraina non ha alcuna possibilità di riconquistare i territori invasi dai russi e questo ormai è assodato e riconosciuto da tutti. Non ha questa possibilità per il semplice motivo che tre anni di morte e distruzione hanno stremato il Paese. Le centinaia di migliaia di vittime insieme alla fuga di milioni di civili e di molti giovani in età da combattimento hanno sfinito la resistenza e dunque continuare il conflitto non si può, soprattutto perché all’orizzonte non c’è alcuna vittoria, nessuna controffensiva, ma soltanto la possibilità di altre sconfitte, di altri morti, di altre città e altri Paesi rasi al suolo. E allora, qual è la soluzione? Continuare a inviare armi, come pensa di fare l’Europa? Insistere a ripetere parole d’ordine che non hanno senso, come saremo sempre al vostro fianco e vi sosterremo sempre, perché Putin non deve vincere? Varare un altro pacchetto di aiuti e, come pare intenzionata a fare la Ue, un’altra raffica di sanzioni contro Mosca nella speranza che questa volta facciano effetto? Meglio, molto meglio, dire la verità e cioè che non c’è alternativa a un’intesa che fermi le armi e non soltanto perché l’esercito ucraino non è in grado di contenere la sanguinosa avanzata russa, ma perché questa guerra all’Occidente che l’ha sostenuta è costata troppo e nessun Paese è in grado di farsi carico di un peso finanziario per molte decine di miliardi senza avere una contropartita. Quando con una battuta Mario Draghi disse: bisogna scegliere fra l’aria condizionata e la libertà, forse qualcuno pensava che il conflitto sarebbe durato un anno e dunque, in cambio della difesa della democrazia di Kiev, si poteva rinunciare al fresco per almeno un’estate. In realtà, aver rinunciato al gas russo, con cui tutta Europa si riscaldava e si rinfrescava, tenendo in piedi le proprie industrie, è costato molto di più di un’estate al caldo. La Germania è entrata in recessione e con essa rischia di entrarci tutta l’Europa. Dunque, che si fa? Trump, durante la campagna elettorale per il suo secondo mandato, ha detto più volte che avrebbe fatto terminare la guerra in pochi giorni. Probabilmente non basteranno una settimana e forse nemmeno due o tre, ma alla tregua ci si deve arrivare, costi quel che costi. Perché l’alternativa è proseguire un conflitto, con altre decine o centinaia di migliaia di vittime, con decine o centinaia di miliardi di euro, senza avere la certezza di una vittoria, ma la quasi sicurezza di perderlo. Il vice di Trump, J.D. Vance, in un commento su X ieri ha replicato alle critiche contro il presidente americano dicendo quello che noi ripetiamo da mesi: i russi hanno un enorme vantaggio di uomini e armi e tale vantaggio persisterà indipendentemente dagli aiuti occidentali. E ha spiegato che se vuoi porre fine al conflitto devi parlare con le persone che lo hanno voluto, vale a dire Putin. La prosecuzione della guerra, ha scritto, è negativa per la Russia e per l’Ucraina, ma anche per l’Europa e soprattutto - questo è ciò che conta - è negativa anche per l’America. «Dati i fatti di cui sopra», ha concluso Vance, «dobbiamo perseguire la pace e perseguirla ora».Come si fa a non capire? Come si fa a illudersi? Come si fa a persistere nelle bugie che vogliono la Russia prossima al tracollo? Non mi piace Putin, ma non mi piaceva neppure quando in tanti correvano a baciargli la pantofola. E tuttavia non ho mai creduto alle panzane che nei tre anni passati ci sono state raccontate. Ve li ricordate i giornali che anticipavano la sua prossima morte, studiando come muoveva le mani o le gambe? E avete memoria di quando immaginavano un colpo di Stato o il collasso del sistema a causa delle sanzioni occidentali? Io non ho dimenticato niente. È per questo che quando leggo i commenti di alcuni colleghi, i quali ancora oggi pretendono di impartire lezioni, ma soprattutto di continuare a mandare al massacro gli ucraini, metterei volentieri mano alla pistola. Ps. Stiano tranquilli i suddetti colleghi: non sono Joseph Goebbels, a cui è attribuita questa frase, ma soprattutto non ho un revolver. Però sono stanco di leggere gli editoriali di alcuni pistola.
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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