2025-01-22
Trump salva gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi. «Libero la nostra energia»
Il capo degli Usa stacca la spina alla transizione e leva ogni ostacolo a gas e greggio. Panico a Pechino e Davos, dove i leader comunitari frignano. Berlino: «Mossa fatale».Il Green deal americano non c’è più e gli Stati Uniti escono dagli accordi di Parigi sul clima. Pochi minuti dopo la fine della cerimonia del giuramento, Donald Trump ha firmato gli ordini esecutivi che piallano con nessun riguardo la fragile costruzione green architettata da Joe Biden nei quattro anni di amministrazione democratica. Sono una mezza dozzina in particolare i nuovi «executive orders» che riguardano l’energia e l’ambiente. Trump ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale energetica: un atto radicale, con cui l’energia diventa questione di sicurezza nazionale. Secondo Trump, la scarsità degli approvvigionamenti energetici e delle infrastrutture, «causata dalle politiche dannose e miopi della precedente amministrazione», sono alla base «degli alti prezzi dell’energia che devastano gli americani, in particolare coloro che vivono con redditi bassi e fissi». Ogni agenzia statale interessata dovrà identificare ed esercitare qualsiasi autorità di emergenza legale a disposizione per incrementare lo sfruttamento di risorse energetiche nazionali. Ogni agenzia dovrà inoltre accelerare sul completamento di tutti i progetti infrastrutturali, energetici, ambientali e di risorse naturali autorizzati e stanziati. Ogni corpo statale coinvolto dovrà fare dei piani entro una certa scadenza per facilitare l’approvvigionamento energetico della nazione. Ma è con l’ordine esecutivo Unleashing american energy che si decreta la fine del Green deal: revoca di oltre una dozzina di ordini esecutivi green emanati nel 2021 da Biden, a tema sostenibilità, finanziamenti green, vari organismi tecnico-scientifici sul clima. Viene sospeso qualsiasi esborso di fondi legati all’Inflation reduction act (Ira). Tutte le agenzie coinvolte dovranno verificare i propri programmi di spesa e bloccare qualunque esborso non allineato con l’ordine di liberare l’energia americana. Ogni funzionario statale nelle proprie spese dovrà dare priorità all’efficienza economica e alla prosperità degli Stati Uniti, senza vincoli legati a sostenibilità o altro. Riavvio immediato degli iter per l’approvazione di nuovi terminali Lng di liquefazione ed esportazione, che Biden aveva fermato. Nuovo impulso a ricerca e raffinazione di minerali, incluso l’uranio. Sicurezza nazionale e difesa saranno coinvolti nelle politiche minerarie.Fine di ogni vantaggio normativo attribuito ai veicoli elettrici e di ogni ostacolo all’acquisto di autoveicoli con motore a combustione interna: l’auto elettrica dovrà stare sul mercato come le altre. Vengono aboliti uffici sui temi del cambiamento climatico, sparisce il Consiglio consultivo su scienza e tecnologia, vengono revocate norme sui limiti all’esplorazione di petrolio e gas e una serie di altre norme ambientali. Blocco di ogni nuova attività di utilizzo della piattaforma continentale per l’energia eolica, salvi gli impianti e gli impegni già esistenti. Un brutto colpo per gli sviluppatori europei in cerca di fortuna oltreoceano. Via libera allo sfruttamento delle risorse naturali in Alaska. Cancellato con effetto immediato lo Us international climate finance plan, un fondo creato da Biden da 3 miliardi di dollari l’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo nella loro transizione energetica. Nominato Mark Christie presidente della Federal energy regulatory commission (Ferc), il quale punterà sulla convenienza dell’energia per i clienti residenziali e sull’affidabilità del sistema (il che significa più potenza termoelettrica). Ultima ma non ultima, la decisione di Trump di ritirare gli Stati Uniti dal Trattato di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici. Trump nel precedente mandato aveva già preso questa decisione, poi revocata da Biden. Nel complesso, i primi atti di Trump disegnano un quadro chiaro: rilanciare la potenza energetica Usa attraverso l’abbondanza di fonti energetiche. La sabbia gettata nel meccanismo mondiale degli accordi di Parigi è funzionale a un aumento del peso energetico americano, ma anche a limitare l’espansione industriale e commerciale di Pechino. Non a caso, infatti, il ministero degli Esteri cinese ha subito espresso la preoccupazione della Cina per «l’uscita degli Usa dagli accordi di Parigi». Reazione naturale se si considera che la transizione verde è un business immenso per Pechino, che ha il monopolio dei pannelli solari, fornisce tecnologie e materiali per l’energia eolica, è la numero uno nell’auto elettrica, nelle batterie e controlla direttamente o indirettamente le filiere industriali dei minerali critici in quote che variano dal 50% al 98%.L’assenza degli Usa dal meccanismo delle Cop annuali che aggiungono nuovi obiettivi alla decarbonizzazione renderà molto difficile fare progressi. Così come l’assenza di standard mondiali su finanza e tecnologie green rivitalizzerà alcuni mercati destinati a scomparire, frenando al contempo i nuovi mercati green, più costosi e basati su sussidi.Le reazioni dei vertici europei alla mossa di Washington sono tra l’irritato e lo scomposto. Dalla roccaforte globalista di Davos Ursula von der Leyen ha detto che «l’Europa manterrà la rotta e continuerà a lavorare con tutte le nazioni che vogliono fermare il riscaldamento globale». Il ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck, ha descritto l’atto di Trump come un «segnale fatale per il mondo». Il ministro francese dell’Industria, Marc Ferracci, anch’egli a Davos, invoca «l’unità delle nostre risorse, in particolare del mercato unico, molto importante per gli Usa». Resta conclamata l’incapacità europea di comprendere la reale portata del nuovo corso di Washington.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.