2025-07-16
Trump nega di aver detto a Zelensky di colpire Mosca. «Non ho chiuso con Putin»
Donald Trump e Volodymyr Zelensky (Ansa)
Dopo le indiscrezioni del «Financial Times», anche la portavoce della Casa Bianca corregge il tiro: «Poneva solo una domanda». Sergey Lavrov: «Donald pressato da Ue e Nato».«Puoi colpire Mosca? Puoi colpire anche San Pietroburgo?». Con questi interrogativi, secondo il Financial Times, il presidente americano, Donald Trump, si sarebbe rivolto all’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, nel noto colloquio telefonico del 4 luglio, nel contesto dell’ipotetico invio di armi a lungo raggio a Kiev da parte degli Stati Uniti. Ma a smentire il quotidiano britannico è stato lo stesso Trump che, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha reso noto di non valutare la fornitura di missili a lungo raggio. E ha specificato: «Non sto dalla parte di nessuno» nella guerra, aggiungendo anche che «Zelensky non dovrebbe prendere di mira Mosca». Anche la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, è intervenuta a riguardo, spiegando che il tycoon «stava semplicemente ponendo una domanda, non incoraggiando ulteriori morti».Poco prima era uscita anche la notizia che il leader di Kiev avesse richiesto i missili a lungo raggio Tomahawk, con l’amministrazione americana che aveva però preso tempo. Mentre secondo il Washington Post era vicino il via libera alla fornitura dei missili Atacms: sono sempre a lunga gittata ma non riuscirebbero a colpire le due città russe. Il Cremlino, prima della smentita ufficiale, aveva già preso le rivelazioni con le pinze, sostenendo che «tali fughe di informazioni si rivelano false, di regola, ma a volte sono gravi». Tra l’altro sembra che Trump sia ancora disposto a lasciare uno spiraglio aperto nei confronti del presidente russo, Vladimir Putin, nonostante l’ultimatum di 50 giorni. Seppur «deluso, non ho chiuso con lui» ha detto alla Bbc, ribadendo anche di «stare lavorando» per porre fine alla guerra in Ucraina. D’altro canto, Mosca ha criticato il cambio di rotta del tycoon: l’ultimatum è «inaccettabile» per il viceministro degli Esteri, Serghei Ryabkov. Anche lo stesso capo della diplomazia russa, Sergey Lavrov è incredulo sulla scadenza di 50 giorni imposta da Washington: «Vogliamo capire cosa c’è dietro questa dichiarazione». L’ipotesi avanzata da Lavrov è che Trump sia «sottoposto a una pressione enorme e indecente da parte dell’Unione europea e dell’attuale leadership della Nato». La stoccata contro i Paesi europei è arrivata anche dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: «L’Europa preferirebbe un’escalation militare piuttosto che una transizione verso la pace». Ha poi aggiunto che serve «tempo per analizzare quanto detto a Washington e, se o quando il presidente Putin lo riterrà necessario, commenterà».Il tema dell’invio di armi all’Ucraina continua a essere centrale tanto a Washington, che le fornisce, quanto nei Paesi europei, che le pagano, con la Germania che si trova già in pole position. Berlino, infatti, fornirà a Kiev due batterie di missili Patriot. Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha tentato quindi di invogliare gli alleati a fare altrettanto: «È un appello a tutti i membri europei della Nato: dobbiamo tutti aprire i nostri portafogli in qualche modo». Ad aver accolto l’invito tedesco sono la Danimarca e la Svezia. Ma nella lista dei Paesi disponibili ad acquistare armi americane per Kiev, ci sarebbero pure il Canada, il Regno Unito, la Norvegia, i Paesi Bassi, la Finlandia. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a tal proposito, ha commentato: «La decisione è della Nato. Noi siamo favorevoli al sostegno dell’Ucraina», puntualizzando che Rutte «ne parlerà con i leader» della Nato «e si vedrà il da farsi». Nel frattempo, è arrivata la comunicazione ufficiale che l’Alleanza atlantica «coordinerà la fornitura» di armi a Kiev che gli alleati compreranno dagli Stati Uniti. A criticare duramente la nuova linea del tycoon è invece il suo ex stratega, Steve Bannon: siccome «è una guerra europea» se ne deve «occupare l’Europa». E a non essere del tutto soddisfatta, per ragioni ovviamente diverse, è l’Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas: «Accogliamo con favore la decisione» di Trump, ha commentato, sottolineando però: «Vorremmo che gli Stati Uniti condividessero questo onere». Chi si è espresso in modo favorevole è invece il presidente del consiglio, Giorgia Meloni: «Vediamo un cambio di postura da parte degli Stati Uniti e lo salutiamo positivamente» ha detto. E ribadendo di «non vedere passi avanti sul lato russo», ha messo in luce la necessità di «aumentare la pressione sulla Russia».E sempre in tema di armi, Zelensky ha annunciato che sarà prioritario nei prossimi sei mesi del nuovo governo (dopo il rimpasto) «aumentarne la produzione. Dall’altra parte, prosegue l’attività diplomatica russa: Lavrov e il presidente cinese, Xi Jinping, si sono incontrati a Pechino per discutere il rafforzamento «del loro sostegno reciproco». Nel frattempo, riguardo alle sanzioni contro la Russia, Bruxelles non è riuscita a rimuovere l’ostacolo «Slovacchia» e ieri non si è trovato quindi un accordo durante il Consiglio degli affari esteri. Anzi, pure l’Ungheria è contraria. A intervenire sulla questione è stata la stessa Kallas che, dicendosi rattristata, ha comunicato che «ora la palla è nel campo della Slovacchia».
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Nel libro postumo Nobody’s Girl, Virginia Giuffre descrive la rete di abusi orchestrata da Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell e ripercorre gli incontri sessuali con il principe Andrea, confermando accuse già oggetto di cause e accordi extragiudiziali.