2018-12-02
Trump impone la sua linea al G20 su protezionismo e immigrazione
Nel documento finale fuori i riferimenti al Global compact dell'Onu e la condanna dei dazi. Washington ribadisce che lascerà gli accordi di Parigi sul clima. Contentino a Cina e Ue: sì alla riforma del Wto, spesso accusato dall'amministrazione di Washington di non fare abbastanza per fermare le scorrette commerciali di Pechino.Pare sia stato il colloquio a margine della cena di venerdì tra Donald Trump e Vladimir Putin a salvare la dichiarazione finale del G20. Secondo fonti europee, il presidente russo, saltato il bilaterale con l'omologo statunitense a causa di una decisione unilaterale di Washington dopo gli ultimi sviluppi in Ucraina, è stato tra i leader più attivi durante la due giorni di Buenos Aires, in Argentina, per evitare che il summit si concludesse come quello dell'Asean (Associazione delle nazioni del Sud Est asiatico) di due settimane fa in Papua Nuova Guinea, chiusosi senza un documento finale d'intesa a causa dello strappo tra Cina e Stati Uniti sulla menzione o meno dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e su un passaggio relativo a «pratiche commerciali non eque» che aveva irritato Pechino.Il padrone di casa, Mauricio Macri, presidente dell'Argentina, ha spiegato nella conferenza stampa di chiusura che i leader hanno «concordato» una dichiarazione finale che «riflette la necessità di rivitalizzare il commercio» e la «preoccupazione di tutti per il cambiamento climatico» e per alcuni rischi globali, tra cui le vulnerabilità finanziarie.Ma è stato un G20 atipico. Tradizionalmente i leader arrivano al meeting per limare piccoli dettagli di una dichiarazione finale su cui hanno lavorato e trovato un accordo nei giorni precedenti sherpa ed esperti. Questa volta però Trump, che ieri ha cancellato la sua conferenza stampa in rispetto per il suo precedessore George Herbert Walker Bush scomparso poche ore prima, l'aveva promesso: «Non sarà come il G7 in Canada» di giugno. È stato, infatti, un negoziato intenso, con l'incognita statunitense a tenere banco, raccontano fonti europee parlando di «successo». La notte tra venerdì e sabato ha portato consiglio, evitando che gli Usa si ritirassero dai tavoli dopo la minaccia arrivata dal consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, ieri costantemente al telefono con gli sherpa di Washington, che aveva dettato tre condizioni: nessuna menzione del libero commercio senza affiancarlo alla definizione di «commercio equo»; no al passaggio sulla necessità di un rafforzamento delle istituzioni commerciali internazionali (a partire dal Wto); nessun riferimento all'Accordo sul clima di Parigi, da cui gli Stati Uniti si sono ritirati.Washington ha però ottenuto un risultato di rilievo («Un grande successo», ha scritto su Twitter Trump commentando il meeting) che non rientra in queste tre condizioni, forse anche per strategia negoziale. È passato, infatti, il paragrafo sull'immigrazione che era stato scritto dall'Italia: sostenuto anche dai partner europei, è stato però depotenziato, eliminando, su pressioni di Usa e Australia, ogni riferimento ai diritti umani e alla riforma Onu del Global compact (il piano per gestire i flussi migratori bocciato da Italia, Usa, gruppo di Visegrad, Austria, Bulgaria, Croazia, Israele e Australia). Vittoria per Trump (e per la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, sempre più vicina alla Russia di Putin per ragioni energetiche e di interessi nel conflitto siriano) anche sul capitolo clima (per il quale molto si è speso il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte): il tema è sì presente nel documento ma con un paragrafo fortemente ridimensionato nelle ultime ore di trattative e da cui è stato cancellato il riferimento alle emissioni che causano i cambiamenti climatici. Inoltre, in un altro paragrafo si sottolinea che gli Usa ribadiscono la propria decisione di ritirarsi dall'accordo di Parigi. Un risultato che dà comunque fiducia all'Europa, a poche ore dall'inizio della conferenza internazionale sul clima Cop24, oggi a Katowice, in Polonia. Europa, Cina e Fondo monetario internazionale (presente il direttore Christine Lagarde) possono invece festeggiare per il risultato sul commercio internazionale e l'approccio multilaterale. Se Trump porta a casa la cancellazione della frase che impegnava i 20 grandi Paesi del mondo a combattere il protezionismo (e i dazi), Bruxelles e Pechino sono riusciti a strappare il riferimento al Wto, pur accettando di inserire la necessità di una riforma dell'organismo. Proprio quella riforma che Unione europea, Cina, India e altri hanno presentato di recente. Gli Stati Uniti di Trump hanno quindi accettato di condividere la necessità di riformare il Wto (spesso accusato dall'amministrazione di Washington di non fare abbastanza per fermare le scorrette commerciali di Pechino) al fine di evitare abusi di mercato e aiuti alle imprese statali, ma anche di difendere la proprietà intellettuale nel trasferimento delle tecnologie. Che la dichiarazione finale non sia saltata e che gli Usa abbiano accettato di inserire, pur smorzando i toni, il Wto nel documento fa tirare un sospiro di sollievo a chi - a Washington, a Pechino ma soprattutto nel club di Bruxelles - si è impegnato per evitare che l'escalation di dazi e controdazi tra Stati Uniti e Cina portasse a una guerra commerciale tra le due superpotenze. Anche in questo caso pare essere stato decisivo il gioco di sponde tra Mosca e Pechino. A margine del bilaterale con Putin, il presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato che lo sviluppo delle relazioni sinorusse gode di «un forte dinamismo e una prospettiva brillante». I due si vedranno a giugno in quel di San Pietroburgo, in occasione del Forum economico internazionale: Xi ha infatti accettato l'invito presentatogli da Putin durante il loro incontro a Buenos Aires.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)