2019-10-27
Trump è montato sul carro armato e il premier rischia di essere travolto
Giuseppi ha sottovalutato un particolare. Adesso che l'indagine Usa sul Russiagate è diventata penale, si innescheranno interrogatori e richieste di documenti. Quindi o vuota il sacco ora, o presto si troverà nei guai.Guai grossi in arrivo per Giuseppi. La saponetta di Palazzo Chigi nei prossimi giorni dovrà fronteggiare non solo il risultato elettorale dell'Umbria, che a dar retta alle voci che arrivano da Perugia rischia di trasformarsi in un pesante macigno sulla strada del governo, ma anche l'inchiesta penale aperta negli Stati Uniti per le ingerenze straniere nel caso Russiagate. Ne abbiamo scritto anche nei giorni scorsi, raccontando gli sviluppi di una faccenda dai risvolti oscuri. In pratica, ai tempi della presidenza di Barack Obama, qualcuno all'interno dell'amministrazione americana si sarebbe dato da fare per inquinare i pozzi e far perdere Donald Trump. Pezzi dell'intelligence Usa, pur di scongiurare la vittoria del puzzone repubblicano, avrebbero fatto carte false a favore di Hillary Clinton, la favorita dell'establishment. Fin qui la questione potrebbe anche non riguardarci ed essere di esclusiva competenza degli Stati Uniti. Peccato che la storia si intersechi con i fatti di casa nostra, in quanto le operazioni di inquinamento della campagna elettorale americana sarebbero avvenute nel 2016 e avrebbero avuto per teatro anche il nostro Paese. Agenti doppiogiochisti si sarebbero cioè dati da fare per rifilare all'entourage di Trump qualche polpetta avvelenata, così da poter sostenere che il candidato repubblicano fosse in combutta con i russi. Anzi, che la sua campagna elettorale fosse sostenuta da Mosca.Il risultato dell'operazione sono stati quasi tre anni di indagini a carico di Trump il quale, prima ancora di mettere piede alla Casa Bianca, è stato dipinto come un burattino nelle mani di Vladimir Putin. La strategia della confusione puntava ovviamente a un finale clamoroso, ovvero a una messa in stato d'accusa dello stesso Trump, costretto a dimettersi prima della scadenza del mandato. Le cose però non sono andate come qualcuno si augurava e dunque, passati tre anni a tramare per ottenere l'impeachment, i democratici si sono dovuti rassegnare all'evidenza di un'indagine che non aveva carte per sostenere l'accusa. Qualsiasi altro a questo punto avrebbe gettato la spugna, ma non la sinistra americana, che detesta il presidente. Infatti, da qualche settimana, avendo fallito su un fronte i democratici ne hanno aperto un altro, chiedendo di incriminare The Donald per le pressioni esercitate sull'Ucraina al fine di scoprire i segreti dell'ex vicepresidente di Obama. A quanto pare, Trump questa volta non ha deciso di stare con le mani in mano di fronte all'ennesimo tentativo di farlo fuori, ma ha reagito, avviando una macchina che rischia di travolgere anche qualche passante italiano, come appunto Giuseppi. Ci spieghiamo. Un pezzo dell'operazione contro il presidente degli Stati Uniti sarebbe passato da Roma, perché la capitale è un posto che da sempre è frequentato da spioni e faccendieri internazionali. Dunque, all'ombra di una università privata, la Link campus, si sarebbe mosso un certo Joseph Mifsud, professore maltese dall'incerta specializzazione, ma dalla certa copertura esterovestita. Sarebbe lui l'uomo chiave della parte italiana della trappola anti Trump. E ora gli americani vogliono trovarlo e ne vogliono scoprire i legami. E qui veniamo a noi e a Conte.Quando Trump decide di passare all'attacco, spedisce i suoi uomini a Roma, pretendendo la più ampia collaborazione dei servizi segreti italiani per scovare Mifsud, i suoi contatti e gli eventuali aiuti ricevuti dalle istituzioni del nostro Paese. In quei giorni però la poltrona di Giuseppi traballa, perché Salvini s'è stancato di reggere il moccolo a una maggioranza che non decide. Dunque, Conte rischia di tornare a fare quel che faceva prima, ovvero il semplice docente universitario. Il nostro presidente, che dice di non essere un uomo per tutte le stagioni, ma invece è molto più stagionale di quel che sembrerebbe, nelle settimane il cui il suo posto vacilla s'inchina alla richiesta Usa e mette i nostri 007 al servizio del ministro della giustizia americana. Una mossa inusuale che Giuseppi, forte della sua delega sui servizi segreti, decide da solo, senza parlarne con nessuno. Che cosa si dicono i nostri 007 e gli uomini di Trump? Che cosa consegnano agli emissari del presidente a caccia di riconferma? Niente, dice Conte al Copasir. Ma Barr e Durham, venuti apposta da Washington in due occasioni, a quanto pare dicono il contrario e raccontano di aver raccolto in Italia elementi importanti. Quali? Hanno a che fare con il nostro governo? Quello attuale o quelli passati?La faccenda insomma rischia di complicarsi, non solo per le risposte evasive di Giuseppi, ma perché negli Usa hanno aperto un'inchiesta penale e Trump intende cavalcarla. Dunque usciranno prove e testimonianze e qualcuno potrà essere interrogato dagli uomini del procuratore americano. Una grana grossa, che sommata a quelle che in Italia Conte ha con la sua maggioranza, rischia di rendere molto accidentato il percorso del presidente del Consiglio. L'avvocato del popolo potrebbe presto trovarsi a fare l'avvocato di sé stesso.