2024-11-08
«Il trionfo di Donald è uno schiaffo al Green deal made in Bruxelles»
Nicola Procaccini (Imagoeconomica)
Il capogruppo dell’Ecr, Nicola Procaccini: «Contro il furore ideologico della sinistra vince il buon senso».Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia, copresidente di Ecr, il gruppo dei conservatori al Parlamento europeo. Fdi fa parte dell’International democracy union, realtà associativa che comprende più di 80 partiti di centrodestra in tutto il mondo, compresi i repubblicani americani. Onorevole Procaccini, qual è il vostro stato d’animo dopo la vittoria di Donald Trump e dei repubblicani, partito che può essere definito gemello di Ecr negli Usa?«Una grande soddisfazione. Abbiamo un antico e particolarmente forte legame con il Partito repubblicano americano. Ecr nasce fondato dai conservatori inglesi, con gli amici repubblicani statunitensi abbiamo un rapporto politico molto stretto, che si basa anche su fondazioni culturali, iniziative comuni, scambi continui di informazioni e punti di vista. La soddisfazione è accresciuta dalla reazione che osserviamo negli Usa rispetto ad argomenti portati avanti con una logica estremista dalla sinistra».A cosa si riferisce in particolare? «Per esempio al discorso della transizione verde, a questa furia ideologica che in qualche modo ha sacrificato le realtà economiche e produttive sull’altare di una transizione verde che soprattutto dal punto di vista energetico non ha tenuto nella giusta considerazione le ricadute in termini di sovranità politica. Ci si è consegnati alla Cina, senza che peraltro l’ambiente avesse alcun tipo di beneficio da queste politiche».Anche sul tema dell’immigrazione, il popolo americano ha voltato le spalle alle politiche della sinistra...«Il problema dell’immigrazione è un problema sociale, l’approccio della sinistra lascia sconvolti. Così come il tentativo di voler cancellare la cultura conservatrice sotto la spinta, la pressione del woke. Il risultato delle elezioni americane ha dimostrato chiaramente che i cittadini sono contrari a questi approcci».A proposito di transizione green: secondo lei, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, un presidente che su questo tema ha idee molto pragmatiche e opposte a quelle delle sinistre, la nostra cara Ursula von der Leyen avrà un motivo in più per frenare rispetto alle politiche turbogreen della passala legislatura europea?«Ne sono convinto. Credo che già alla fine della scorsa legislatura ci sia stato una sorta di ripensamento, anche in seguito alla protesta dei trattori. Credo che i prossimi cinque anni saranno molto più simili agli ultimi tre mesi della scorsa legislatura europea che ai quattro anni e nove mesi precedenti, quando si è andati a tutta forza verso il baratro».Quindi l’elezione di Trump sarà un ulteriore stimolo a invertire la rotta?«Certo, ma è già nelle cose. Sono convinto che dopo che la nuova Commissione sarà entrata in carica, il riequilibrio che si è manifestato nel Parlamento europeo produrrà atti legislativi di tutt’altro segno rispetto alla follia eco chic che ha danneggiato gravemente l’economia, e ricordiamo che un’economia in salute è indispensabile per portare avanti efficaci politiche ambientaliste».A questo proposito, diciamocela tutta: i dem americani hanno perso voti anche nelle tradizionali roccaforti della sinistra radical chic...«Credo che ci sia stato un riscatto del buon senso, che ha fatto sì che laddove Biden quattro anni fa aveva vinto di molto, stavolta la Harris ha vinto di poco. Laddove Biden aveva vinto di poco, stavolta ha vinto Trump. Abbiamo seguito insieme a tanti colleghi europarlamentari la notte delle elezioni Usa e ci siamo resi conto subito di quello che stava succedendo, quando sono arrivati i dati dei primi Stati dove Trump aveva già vinto nel 2020, ma stavolta il vantaggio era cresciuto a dismisura. La forbice si allargava in modo tale da permetterci di pronosticare la vittoria di Trump, e alla fine così è andata».