2024-08-10
Leonardo Tricarico: «Un’azione senza valore strategico»
Leonardo Tricarico (Imagoeconomica)
Raid ucraino in territorio russo: per l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica «stiamo vedendo un atto simbolico che non sposta nulla. Adesso però serve una trattativa seria, con soggetti di peso».«Uno spillo conficcato nella pelliccia dell’orso sovietico». L’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, il generale Leonardo Tricarico, ricorre a quest’immagine per spiegare gli effetti del raid ucraino in territorio russo. Il 6 agosto scorso, un contingente di 3.000 uomini è penetrato nella regione di Kursk da quella ucraina di Sumy cogliendo di sorpresa le guardie di frontiera di Mosca e alcuni reparti militari composti da truppe di leva, solitamente non impiegate sui fronti bellici. Si è aperto così un fronte inedito.Che cosa succederà ora, generale Tricarico?«Sostanzialmente nulla. L’incursione ha zero valore strategico, è soltanto un atto simbolico. E non sposta gli equilibri di una guerra in fase di stallo sostanzialmente fin dalle prime settimane».Valore simbolico in quale misura?«L’operazione può certamente influire sul morale degli ucraini e colpire l’immaginario collettivo del popolo russo. Si tratta pur sempre di una circostanza nuova, mai verificatasi prima».Dal punto di vista tattico, invece, ci saranno conseguenze?«In quest’ottica, l’intervento può essere letto sotto un duplice aspetto. Sia come un ballon d’essai, una sorta di diversivo per allentare la pressione sulle aree maggiormente sotto il fuoco russo, sia come una sorta di “test” per verificare la capacità di Mosca di accudire l’intero fronte che era, evidentemente, non ben presidiato. Gli ucraini hanno colto una risposta positiva e sono riusciti a condurre a termine l’incursione che, ripeto, è destinata a restare tale e a non influire sulle sorti strategiche del conflitto».Tecnicamente come si sta svolgendo questa operazione?«Non sono in possesso di informazioni di fonte militare o di intelligence e, quindi, posso solo fare un’analisi di quel che ho letto dai media. Di certo è stata un’azione preparata e conclusa con le forze giuste. Si parla di circa un migliaio di uomini. Ma è tutto qua. È una puntura di spillo nella pelliccia dell’orso sovietico».Dunque la scorreria non innescherà reazioni a catena?«Ritengo proprio di no, a meno che i russi non decidano di punire l’Ucraina anche su quel versante. Ma in quel caso assisteremmo a una concentrazione di uomini e mezzi assai imponente. Una eventualità per me remota. Se Kiev ha dovuto raschiare il fondo del barile, in questi mesi, per tenere in piedi la macchina bellica, altrettanto ha fatto e sta facendo Mosca. Quindi, ritorniamo al giudizio iniziale: siamo davanti a una incursione che non altera gli equilibri della guerra».Dunque dobbiamo rassegnarci a vedere il conflitto protrarsi all’infinito?«L’auspicio di tutti è che termini presto, ovviamente. Bisogna però avviare negoziati seri, non come quelli a cui abbiamo assistito finora. Tutti assolutamente inadeguati e destinati irrimediabilmente a fallire. L’ultimo si è tenuto, su richiesta ucraina, in Svizzera ma non ha sortito risultati apprezzabili. Sono necessari altri tentativi ma che siano concepiti meglio e che vedano la partecipazione di attori in possesso del peso giusto per sedere al tavolo e garantire il processo di pace».L’attacco a Kursk potrebbe far parte del famoso piano di controffensiva che ormai quasi un anno fa, era l’estate 2023, Volodymyr Zelensky aveva annunciato al mondo intero?«Sicuramente no. È un’azione limitata a impatto strategico nullo e con una valenza tattica molto limitata, come dicevo prima. La famosa controffensiva c’entra nulla».Chi era al corrente di questa sortita, secondo lei?«Di sicuro gli Usa sapevano. Dobbiamo però uscire da un equivoco e abbandonare la convinzione che Zelensky debba combattere con una mano legata dietro la schiena, come pure l’Occidente gli sta chiedendo. Sono convinto che l’Ucraina debba avere il diritto di colpire gli obiettivi militari in territorio russo, soprattutto quelli tattici che si trovano lungo il confine e che sono parte integrante delle operazioni».Dunque non immagina nemmeno un innalzamento del livello della tensione?«No. Non ci sarà alcuna escalation».E se l’Ucraina iniziasse a colpire obiettivi civili oltre che militari?«Non è successo a Kursk, non credo succederà altrove. L’Ucraina non ha interesse a punire i civili e a ripagare con la stessa moneta quel che stanno facendo i russi con loro, peraltro».Kiev riuscirà a mantenere questa posizione in territorio nemico?«E per quale motivo dovrebbe farlo? Penso che Zelensky debba preoccuparsi di promuovere una seria trattativa, sondando la Russia e affidandosi ad attori credibili come Usa, Cina, Turchia e India affinché venga costruita una piattaforma negoziale oculata e non velleitaria. Tutto quel che è fuori da questo steccato conta poco o nulla».
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