2018-10-23
Tria non teme l’eurobocciatura. Ma le contromisure sono pronte
Il ministro replica a Bruxelles: «Non mettiamo a rischio la stabilità dell'Unione». Poi aggiunge: «Dovessimo mancare gli obiettivi, adotteremo le misure necessarie». Oggi il verdetto finale.La giornata di ieri non si era affatto aperta male: Borsa in rialzo di un punto nella prima parte della mattina, e spread significativamente sotto quota 300 (definito «sgonfio» dall'Huffington Post, forse deluso…). In sostanza, investitori e mercati avevano mostrato di aver metabolizzato il downgrading deciso da Moody's, e soprattutto di aver colto il segnale positivo dell'outlook «stabile» dell'agenzia di rating.Poi, a metà mattina, come previsto, è arrivata la lettera di risposta all'Ue del ministro dell'Economia Giovanni Tria, che, pur con toni morbidi e con la sottolineatura della volontà italiana di restare nell'Ue e nella zona euro («questo è il posto dell'Italia»), ha sostanzialmente tenuto il punto sui contenuti della legge di bilancio, motivando la scelta in questi termini: «La manovra non espone a rischi la stabilità finanziaria dell'Italia né degli altri Paesi dell'Unione europea. Riteniamo infatti che il rafforzamento dell'economia italiana sia anche nell'interesse dell'intera economia europea». Poi una moderata apertura: «Qualora i rapporti deficit/Pil e debito/Pil non dovessero evolvere in linea con quanto programmato, il governo si impegna a intervenire adottando tutte le necessarie misure affinché gli obiettivi indicati siano rigorosamente rispettati». Ma il punto di partenza è la conferma della legge di bilancio così come varata dal Consiglio dei ministri.Stessa linea, poco dopo, nella conferenza con la stampa estera del premier Giuseppe Conte, con quattro messaggi. Primo, la volontà di dialogo con Bruxelles: «Abbiamo ribadito nella lettera che è stata spedita poco fa che noi siamo assolutamente in Europa, vogliamo dialogare con le istituzioni Ue, vogliamo che quest'interlocuzione si svolga nello spirito di un dialogo costruttivo, non mettiamo in discussione il ruolo della Commissione».Secondo, una replica puntuta alle esternazioni dei Commissari Ue di questi giorni: «Se un commissario, prima di leggere la manovra e prima che arrivi la lettera dell'Ue, mi dice che questa manovra verrà rigettata, io dico che è un pregiudizio, e che è inaccettabile che provenga da chi rappresenta un'istituzione». E lo stesso vale per l'immigrazione: «Non abbiamo lasciato una sola persona a morire in mare. Quando qualche commissario europeo descrive l'Italia come xenofoba, si assume una responsabilità grave».Terzo, lo scenario dell'eventuale bocciatura (probabilmente già oggi arriverà la risposta di Bruxelles), con il contentino all'Ue di un'eventuale disponibilità - nel percorso parlamentare della manovra - di un ritocco al ribasso del deficit: «Se arriverà una bocciatura, ci siederemo a un tavolo e valuteremo insieme. Il 2,4% è il tetto massimo che ci siamo impegnati solennemente a rispettare, anzi nella programmazione triennale abbiamo previsto di andare all'1,8% nel 2022. Siamo anche disponibili a valutare un contenimento nel corso di attuazione della manovra».È peraltro evidente che la sola eventualità della bocciatura della legge di bilancio, evocata dal premier Conte che ha dunque dato corpo al fantasma, ha alimentato una qualche incertezza.E infine, quarto messaggio, l'esclusione categorica di un'altra patrimoniale: «La patrimoniale è assolutamente esclusa: se per qualche motivo dovessimo andare in difficoltà, semplicemente adotteremmo dei tagli di spesa per rientrare negli obiettivi prefigurati».Sul fronte estero, parole non proprio amichevoli sono venute verso l'Italia da due protagonisti. In un caso, la prevedibile sortita (ormai una rubrica fissa quotidiana) del solito Pierre Moscovici: «Il rischio è che la manovra italiana non rilanci affatto la crescita, perché c'è poco investimento in questa politica, ma anzi che l'affossi. Chi pagherà il debito? Le generazioni future e gli italiani». Indipendentemente da qualunque valutazione, argomento francamente curioso da parte di chi, appena venerdì scorso a Roma, aveva giurato di non voler entrare nel merito delle misure scelte dal governo gialloblù.Ma c'è stata anche un'altra dichiarazione piuttosto ruvida, forse meno prevedibile, quella del cancelliere austriaco Sebastian Kurz (che è sovranista, ma pure fiscal conservative), che ha chiaramente esplicitato la possibilità di respingere la manovra italiana: «La Commissione deve farlo se non ci saranno correzioni». Nelle dichiarazioni di Kurz ci sono due passaggi molto sgradevoli: il paragone con la Grecia («l'Ue deve dimostrare di aver imparato dalla crisi greca»), e il rifiuto austriaco di «pagare i debiti di altri Stati». Non si capisce come questo attacco possa essere usato verso l'Italia che è un contribuente netto dell'Ue: ogni anno diamo a Bruxelles oltre 14 miliardi, e ne riceviamo solo 11. Ma per far capire l'aria che tira a Vienna, a Kurz ha fatto eco anche il suo ministro delle finanze Hartwig Loeger: «Una rottura delle regole europee a favore dell'Italia spingerebbe altri Paesi a fare lo stesso». Insomma, poca amicizia ieri pure dall'Austria.Con queste premesse, era scontato un finale di giornata con virata in negativo della Borsa (-0,6%), e con lo spread che ha di nuovo fatto capolino sopra quota 300 (302,50). A ciascun giorno il suo Moscovici, e qualche volta anche il suo Kurz, dunque.E occhio alla giornata di oggi, con la Commissione Ue già convocata proprio per discutere di noi: sarà il giorno del primo «no» ufficiale di Bruxelles, come per altro fonti Ue lasciavano filtrare in serata? Non sarebbe una sorpresa, ma inevitabilmente innescherebbe molta volatilità, purtroppo. Sarà bene allacciare le cinture.