2021-01-30
I treni aspettano da un anno i ristori finiti dentro il buco nero di Alitalia
Mentre la compagnia aerea riceverà altri 77 milioni (più di 3 miliardi gli aiuti negli ultimi due anni), alta velocità e trasporto merci sono a bocca asciutta. Dei fondi stanziati a marzo non è arrivato niente.Breve Consiglio dei ministri ieri attorno a ora di pranzo. Nell'ultima settimana ministro dell'Economia e viceministro vari hanno raccontato ai microfoni dei giornalisti decine di opzioni per imbastire un bel decreto in grado di sostenere la crisi economica causata dal lockdown di Stato. Dalla rottamazione delle cartelle, a nuovi bonus per impianti turistici della neve, fino agli sconti sulle tasse per i settori più in ginocchio. Risultato: il cdm si è limitato a rinviare di un altro mese l'invio massivo delle cartelle esattoriali. Nulla di più. Il decreto Ristori cinque era atteso peri primi di gennaio.Da dopodomani siamo a febbraio e quindi manca un mese esatto di coperture da destinare a quelle aziende rimaste chiuse dai colori ideati dal ministro Roberto Speranza. Comprese quelle lombarde che hanno pure subito la beffa di una settimana aggiuntiva di reclusione. Un errore che in Giappone costerebbe l'harakiri dei colpevoli. E da noi è materia di Tar. Un esempio per spiegare i limiti politici di un governo che non comprende in alcun modo le necessità di chi deve lavorare e fatturare per stare in piedi da solo. Le partite Iva sono di fatto abbandonate a loro stesse e le imprese più grandi in balia della burocrazia dei decreti attuativi. Senza contare le disparità di trattamento. Nell'ultimo decreto utile sono stati destinati ad Alitalia ben 73 milioni di liquidità sotto forma di ristori. Nell'audizione parlamentare del 22 gennaio il commissario Giuseppe Leogrande si è pure scagliato contro l'Antitrust comunitario, colpevole di impiegare troppo a dare l'ok ai ristori per compensare i danni derivanti dal Covid. Tempi, ha spiegato Leogrande, «difficilmente compatibili con quelle che sono le esigenze di cassa della società» in crisi da anni: «quasi quattro mesi» per sbloccare la prima tranche, a inizio settembre, di 199,45 milioni, «più di tre mesi» per la seconda parte, a fine dicembre, di 73,02 milioni. Ora si aspettano gli ultimi 77 milioni del pacchetto complessivo di 350 milioni stanziati dal decreto legge Rilancio.Il commissario ha omesso un dettaglio. Alitalia non ha certo bisogno del Covid per perdere denaro. Infatti, l'iniezione non basterà a tenere in piedi quel buco senza fondo che è l'ex compagnia di bandiera. E se non ci sarà un accordo prima della fine di marzo il contatore dei prelievi pubblici ripartirà di fatto da zero. Confermando l'ovvio. Che i 3 miliardi erogati negli ultimi due anni e mezzo non sono serviti a nulla e hanno pure drenato risorse utili che potevano essere destinate al resto del sistema aeroportuale.Ma ciò che è ancor più grave è che i ristori destinati ad Alitalia per raccogliere il mare con un cesto bucato non sono andati altrove. Il riferimento è al trasporto su rotaia. Tra marzo e aprile il governo ha emanato due decreti contenenti ristori destinati all'alta velocità e al trasporto merci. Principali beneficiari Italo, i privati come Deutsche bahn e in generale tutto il comparto merci e passeggeri non sussidiato. L'intero comparto ha perso da fine febbraio a fine dicembre 2020 ben 1,5 miliardi di euro di ricavi. Quando non è rimasto fermo per via del crollo della domanda (90% in meno di passeggeri) è stato costretto a viaggiare con il 50% dei posti vuoti (mentre il trasporto locale non è mai sceso sotto l'80). Il settore merci dal canto suo ha subito la brusca frenata dovuta al calo improvviso dei consumi. A oggi il governo non ha versato un euro, nonostante i decreti prevedessero di spalmare i ristori in 15 anni. Chi non è saltato erode cassa. E dal 2021 non ha da aspettarsi nulla di positivo. Il ritardo del governo non si spiega dunque in alcun modo. Tanto più che all'orizzonte si profila pura un'amara beffa. Il Dg comp dell'Ue non si è ancora espresso sul tema. Il rischio che valuti i ristori come aiuto di Stato c'è e andrebbe preso in considerazione. Già le imprese italiane, rispetto alle tedesche o francesi, sono state penalizzate per l'incapacità del governo giallorosso di trattare con Bruxelles e alzare le soglie massime di contributi pubblici in tempo di pandemia, ora se Dg comp dove tacciare i ristori al trasporto su rotaia come aiuti di Stato il Paese subirebbe la doppia fregatura. All'estero gli aiuti sono stati già incassati e nessuno chiederà mai di restituirli. Da noi la bocciatura fermerebbe invece l'iter. Aprendo il settore alla più grande crisi dal dopoguerra. Vedremo se il prossimo governo ne avrà contezza, oppure resterà a galleggiare assistendo passivo allo sfaldamento del tessuto produttivo del Paese.