2021-08-07
Treni, hotel, luoghi di lavoro. Tutte le incongruenze dei decreti sul green pass
Negli alberghi serve solo agli esterni. È imposto ai clienti dei ristoranti, ma nelle mense aziendali no (e nemmeno ai camerieri). E per i trasporti abbondano le regole insensate.Qualcuno può spiegarmi perché una persona sprovvista di green pass non può cenare nel ristorante di un hotel e un ospite del medesimo albergo, anch'egli non vaccinato o anche solo impossibilitato a farlo perché sconsigliato da pregresse patologie, può tranquillamente consumare il pasto serale senza problemi? Qualcuno può dirmi che differenza esiste tra il cliente di una trattoria e quello di un relais di lusso, escludendo la probabile discrepanza di reddito? Se tutti e due non hanno il certificato vaccinale non dovrebbero essere uguali davanti alla legge che impone il lasciapassare per pranzare? Eppure, nonostante la Costituzione dica che i cittadini debbano godere dei medesimi diritti, c'è qualcuno che è più uguale degli altri, qualcuno che può consumare tranquillamente un pasto anche se non è vaccinato e qualcun altro che invece è tenuto a mangiarsi un panino sulla panchina, perché non tutti i turisti godono dello stesso trattamento: quelli in trasferta quotidiana o solo di passaggio, che non hanno preso una stanza per trascorrervi la notte, sono destinati a rimanere a bocca asciutta. Per lo meno al ristorante.Questa è una delle incongruenze, per non dire delle assurdità, dell'ultimo provvedimento partorito dalla combriccola di esperti che da un anno e mezzo si prende cura della salute degli italiani. Ma non si tratta della sola. Come segnalavamo ieri, un'altra delle contraddizioni consiste nel fatto che mentre i clienti di una pizzeria devono esibire al cameriere il loro certificato vaccinale, pena essere cacciati dal locale (e pena per il ristoratore di beccarsi una multa se non un'ordinanza di chiusura qualora non esegua i dovuti controlli), al cameriere obbligato a fare il guardiano non è richiesto il green pass. Mi spiego: se voglio mangiare al tavolo una pizza devo essere vaccinato, ma se la servo non è necessario. Ritenete una simile decisione irragionevole? Beh, anche io, ma c'è altro. Insieme a quella che abbiamo segnalato e al diverso trattamento in albergo, c'è un'esenzione che risulta incomprensibile o interpretabile come un piacere al sindacato. Mentre per chi vuole sedersi al tavolo di una trattoria serve il certificato vaccinale, i lavoratori che si accomodano al tavolo della mensa aziendale non hanno l'obbligo di dimostrare di essere immunizzati. Qual è la ragione? Forse che al ristorante si rischia di più e nel refettorio in fabbrica si può stare tranquilli? A noi risulta che in entrambi i casi ci si tolga la mascherina, perché mangiare gli spaghetti o una bistecca con una chirurgica che copra naso e bocca è faticoso, così come bere. Dunque? Qual è il motivo del diverso trattamento, se non che Cgil, Cisl e Uil fanno muro? Certo, una logica sanitaria non c'è, né si può ragionevolmente sostenere che in mensa non ci siano assembramenti: di solito nei luoghi di lavoro ci si accalca al self service tutti alla stessa ora.Volete altri esempi di incongruenza? Prendete la storia dei trasporti. Il nuovo decreto che istituisce l'obbligo del green pass prevede che lo si debba avere per salire sui treni che transitano da una regione all'altra. Se andate da Milano a Brescia (un'ora e mezza di viaggio) non c'è problema, ma se andate da Milano a Piacenza (40 minuti), dovete essere vaccinati. Lo stesso se vi capita di viaggiare da Foggia a Termoli (anche qui 40 minuti), ma se per caso vi limitate a percorrere la tratta fra Foggia e Taranto (due ore e mezza) potete stare tranquilli. Vi pare una norma di buon senso? Forse il virus si sviluppa quando si superano i confini regionali? La risposta non c'è, se non che la misura appare priva di senso. Anzi, di buon senso. Lo stesso si può dire dei trasporti locali. In treno, anche per quaranta minuti, si è obbligati ad avere il green pass, ma in tram, sulla metropolitana, in autobus, no, anche se a volte il tragitto dura un'ora. A quale regola sanitaria risponde la decisione di obbligare chi sale sul treno e di esentare chi prende un mezzo pubblico urbano? Anche qui, la risposta non c'è.Al contrario, è chiaro perché non si chiede il green pass a chi va a scuola. A introdurlo surrettiziamente è la decisione di rendere obbligatoria la mascherina chirurgica nel caso ci siano studenti non vaccinati. Risultato, con una specie di gogna in classe, si vuole costringere i ragazzini a vaccinarsi. Perché è evidente che i reprobi verrebbero subito additati al pubblico ludibrio dei compagni. Alla faccia della privacy, l'adolescente sprovvisto di green pass sarebbe in fretta individuato e isolato dagli stessi compagni costretti a indossare la mascherina durante le lezioni. E la quarantena per i vaccinati entrati in contatto con un malato di Covid? Anche quella non sembra un'incongruenza? Ma se chi ha il green pass può andare al ristorante tranquillo, perché se scopre di aver incontrato un contagiato deve rinchiudersi in casa? La semplice verità è che un vaccinato non è al sicuro dal virus. Dunque, ribadisco, far credere che basti un green pass per sentirsi liberati dalle precauzioni che impongono l'epidemia e le sue varianti è pericoloso.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)