2023-09-18
«Saranno i conservatori a salvare lo Stato sociale»
Giulio Tremonti (Imagoeconomica)
Giulio Tremonti: «Chi critica famiglia e natalità e punta solo sui diritti individuali affossa il welfare. La guerra in Ucraina cambierà il modello economico e politico dell’Europa».Professor Tremonti siamo alle prese con una vera e propria invasione a Lampedusa. Il tema dell’immigrazione è sempre stato al centro delle sue riflessioni. Lei ne parla e ne scrive da tempo…«Guardi, nel 1985 mi è capitato di scrivere un libro intitolato Il fantasma della povertà e mi pare che il fantasma sia arrivato. La World Trade Organization nasce nel maggio 1994 ed è allora che inizia la globalizzazione. A quell’altezza di tempo e da allora in poi la globalizzazione è stata sempre vista in termini totalmente progressivi e positivi. Il lato oscuro, il dark side non era preso in considerazione neanche per esorcizzarlo».Mi coglie parecchio impreparato. Non posso fingere di aver letto il saggio. Cosa scriveva all’epoca?«La povertà del mondo - era la profezia fatta ne Il fantasma della povertà, Mondadori, 199” - avrebbe cominciato a muoversi, da Sud verso Nord... Ciò che in particolar modo impressiona è la struttura di questi processi migratori. Una struttura che, per la prima volta nella storia, è congiuntamente materiale e virtuale. La povertà e la ricchezza non si muovono più solo materialmente: si muovono anche virtualmente, attraverso immagini e segni. Il nuovo motore, il “motore virtuale”, è di gran lunga più potente di quello meccanico. È capace di muovere su vasta scala e a velocità crescente masse enormi di povertà. Sono le immagini della ricchezza occidentale trasmesse dalla televisione che, come un miraggio, lentamente attivano e attirano da Sud verso Nord il movimento della povertà».Destino ineluttabile di sottomissione il nostro. O magari si potrà pur fare qualcosa. No?«Nel 2000 fu presentata una proposta di legge ad iniziativa popolare - popolare si fa per dire: Berlusconi, Bossi, Tremonti, Urbani. Se vuole le trasmetto l’atto ufficiale, numero 7234. La proposta partiva così: “All’alba del terzo millennio, si presentano e si confrontano, in Europa, due opposti modelli di società: il modello ‘neo-giacobino’ della società universale multirazziale ed il modello ‘cristiano’ di una società equilibrata tra presente, futuro e passato. Tra locale e globale. Tra in e out. Tra forze nuove che premono dall’esterno e valori storici radicati nella tradizione». Nel 2000 lei era all’opposizione. Che quella proposta di legge rimanesse sulla carta era scontato. Ma di quella idea non se ne è fatto nulla neppure dopo però. O sbaglio?«Una parte ha funzionato da base per quella che poi è stata la legge Bossi-Fini. Una legge che è stata lasciata in vigore a lungo anche con i governi di sinistra. È evidente che oggi è diventata insufficiente. Ma quello che conta è la prima parte di quella proposta. La proposta iniziava con: “Aiutiamoli a casa loro”».Slogan oggi abusatissimo…«C’era molto di più in realtà. Era l’idea della cosiddetta “De-tax”. Andavi in un negozio, compravi un paio di scarpe, se il negozio era collegato ad una rete di volontariato - ad esempio una Ong attiva in Africa - una piccola parte dell’Iva sul prodotto veniva rinunciata dall’Europa per essere appunto destinata all’Africa sapendo che una somma in Europa piccola in Africa è enorme. Oggi può sembrare incredibile, ma la proposta, presentata a Bruxelles all’Ecofin, fu presa in seria considerazione e discussa. Ricordo di averci scritto sopra un articolo pubblicato sulla prima pagina di Le Monde, purtroppo in una data non felice, l’11 settembre del 2001. Da allora la storia ha cominciato a prendere una direzione diversa e negativa, una storia che è andata poi dalle “rivoluzioni arabe” che invece di esportare la democrazia hanno cominciato a farci importare masse di migranti a partire dalla Siria, per arrivare oggi alle guerre e ai disordini in atto nella parte centrale dell’Africa». L’immigrazione di massa è un processo traumatico per chi deve accogliere queste moltitudini di persone, però…«Anche l’emigrazione se è per questo. L’idea di “aiutiamoli a casa loro”, necessaria ma certo non sufficiente, partiva già allora da una considerazione che è valida ancora oggi: se i più giovani ed i più forti emigrano le società di partenza restano impoverite e soltanto con gli anziani sono fatalmente destinate alle crisi». Professore, da presidente della Commissione Esteri alla Camera potrebbe tornare a lavorarci su!«Infatti, la proposta che stiamo elaborando ritorna più o meno sull’idea della “De-tax”. Una idea che può essere avviata dall’Italia, qualcosa di simile ad un “3x1000” per l’Africa». Lei ha detto di recente in una conferenza internazionale a Vilnius, che viviamo in un mondo furioso e frammentato. Si riferiva alla guerra in Ucraina?«Quella in Ucraina non è solo - solo si fa per dire - una guerra. È il principio di una sostanziale evoluzione del modello economico e politico dell’Europa».La interrompo subito… l’Europa sta evolvendo o involvendo, secondo lei?«Guardi, per decenni e decenni l’idea basica dell’Europa è stata quella dell’integrazione tra Europa e Russia. In De Gaulle è l’idea dell’Europa dall’Atlantico agli Urali. Caduto il muro ha preso forma l’idea della progressiva integrazione economica tra Germania e Russia. Da ultimo il modello gas stream, import di energia a basso costo dalla Russia per una produzione finalizzata all’export di prodotti ad alto valore, tra l’altro verso la Cina. Questo modello è entrato in crisi e questa è tra l’altro una ragione del cattivo andamento dei conti economici dell’Italia con un’economia a sua volta fortemente integrata con quella tedesca». Le elezioni europee del 2024 sono importanti secondo lei, oppure normale amministrazione come sempre?«Le elezioni europee possono essere - e comunque io spero siano - un modo per cominciare a modificare l’architettura dell’Europa integrandola tra un Ovest-Bruxelles - molto sofisticato, ideologicamente evoluto, anzi fin troppo, ma anche dogmatico - e un Est più fondato sulle tradizioni. Per l’Europa è fondamentale cominciare a costruire un ponte tra queste due realtà essenziali. Forse è il caso di riflettere sul contenuto fondamentale di una frase di Churchill: “L’amore per la tradizione non ha mai indebolito la nazione, bensì la rafforza soprattutto nel momento del pericolo”». L’Europa manca di una sua identità?«A furia di seguire le élite, l’Europa ha perso la sua anima affogandola nel liquido della finanza. Il vecchio motto “Liberté, Egalité, Fraternité” è senza dubbio migliore che non “Globalité, Marché, Monnaie” (Globalizzazione, Mercato e Denaro, ndr). Basta con la frattura fra élite e popolo. Fra modernità e tradizione».Un discorso autenticamente conservatore!«Le “dottrine fluide” dimenticano la famiglia e la natalità. Prevedono un nuovo “identikit europeo” neutro e artificiale. La cancel culture, parla solo di diritti individuali, ed ignora i doveri collettivi. Sta producendo effetti sociali drammatici. La decadenza dell’Impero Romano inizia con l’imperatore Elogabalo, uomo di giorno, donna di notte. Oggi il nostro sistema di “welfare State” funziona “dalla culla alla tomba”. Con la natalità a picco, in pochissimo tempo, un tempo molto prossimo - più o meno venti anni - non avremo più culle. Dunque, niente “welfare State” e, di conseguenza, niente sanità pubblica, niente pensioni! Questo non è rilevante per i ricchi, ma è una tragedia regressiva per le masse, a partire dal ceto medio. La conseguenza è una tragedia perché non c'è democrazia senza demografia!»
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
Ecco #DimmiLaVerità del 12 settembre 2025. Il capogruppo del M5s in commissione Difesa, Marco Pellegrini, ci parla degli ultimi sviluppi delle guerre in corso a Gaza e in Ucraina.