2021-11-25
Sul trattato con Parigi interviene il Copasir
Il presidente del Copasir, Adolfo Urso (Ansa)
Domani la firma sul controverso accordo che ci legherà alla Francia. Il presidente Adolfo Urso convoca Luigi Di Maio e lo bacchetta: «Per il memorandum sulla Via della seta c'era stata un'informativa preventiva». Riunione di governo anche sul futuro di Oto Melara.Da settimane seguiamo da queste colonne l'evoluzione del Trattato del Quirinale. Martedì il portavoce dell'Eliseo ha tenuto un'interessante conferenza stampa per annunciare la visita di Emmanuel Macron e fornire l'agenda della due giorni. Tacciando di falsità i quotidiani che ne hanno denunciato i rischi (il riferimento era alla Verità che ha portato avanti il tema in solitaria, fatto salvo per il gruppo Class) ha portato come esempio rassicurante l'operazione Stellantis. Inutile dire che l'esempio infonde tutt'altro sentimento e ci riporta alla domanda di partenza. Perché il governo non ha informato il Parlamento preventivamente? E non si è rivolto nemmeno a chi si occupa della sicurezza nazionale. Ieri a sollevare il dito e strigliare il governo è stato direttamente il Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Quest'oggi il Copasir aveva in calendario l'incontro con il titolare del Mise, Giancarlo Giorgetti. Sul tavolo Tim e Oto Melara. Tutti e due argomenti che si intrecciano a doppia mandata con l'accordo e la firma di domani mattina. L'incontro è stato fissato nuovamente per martedì prossimo. Peccato che a quel punto si tratterà di una informativa retroattiva. «Nella giornata di domani (oggi, ndr)», ha commentato il presidente Adolfo Urso, «si terrà l'audizione del presidente di Arera Stefano Besseghini, l'esame dello schema di regolamento di contabilità della Agenzia per la cybersicurezza nazionale e l'esame del programma annuale delle ispezioni del Dis». «In merito al Trattato Italia Francia», ha concluso il senatore di Fdi, «l'Ufficio di presidenza ha condiviso la necessità di audire il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, rilevando, però, come in precedenza, in casi simili, per esempio per quanto accadde con il memorandum sulla Via della Seta, vi sia stato un confronto preventivo con il governo». L'intervento del Copasir non è un dettaglio da poco in un momento complicato come l'attuale, nel quale si incrociano numerose partite. L'Opa del fondo Usa Kkr mira a scalzare la presenza in Tima dei francesi di Vivendi. Al tempo stesso Leoanrdo sarebbe intenzionata a cedere a un consorzio franco-tedesco le proprie contorllate Oto Melara e Wass che si occupano di cannoni e siluri. Il tutto mentre Fincantieri si è fatta avanti dimostrando le proprie mire. A dividere i due colossi della Difesa italiani c'è una differenza di 300 milioni. Comprensibile che l'ad Alessandro Profumo guardi all'estero per cercare di portare a casa almeno 650 milioni. Un'operazione che se chiusa adesso aiuterebbe non poco la finalizzazione del bilancio a seguito dell'importante esborso di liquidità che si è reso necessario per l'acquisto del 25% della tedesca Hensoldt. Al tempo stesso è facile immaginare che Leonardo miri a uscire da questo specifico business per crescere in altri comparti come quello dell'elettronica per la Difesa. Esattamente ciò che vorrebbe fare Fincantieri portandosi in casa il know-how della società spezzina. A complicare le cose c'è un piano politico che si pone sopra le teste dei singoli amministratori. A quali progetti futuri vuol partecipare l'Italia? Giusto per fare un esempio: l'altro giorno in audizione in Aula il capo di stato maggiore dell'Aeronautica, Luca Goretti, ha descritto il velivolo futuro dell'Arma azzurra. E tutti hanno potuto intuire che il riferimento fosse al Tempest, il sistema progettato in collaborazione con la Gran Bretagna. L'opzione caccia europeo (il Fcas è franco-tedesco) verrebbe in secondo istanza o forse dovrebbe essere assorbito dal nostro progetto. È chiaro che se così fosse i francesi dovrebbero ingoiare il rospo. In cambio chiederebbero Oto Melara? Il tema è così caldo che ieri sera si sono riuniti per parlarne tre ministri. Il titolare della Difesa, Lorenzo Guerini, il ministro dell'Economia Daniele Franco e quello dello sviluppo economico Giorgetti. Secondo indiscrezioni del Messaggero l'idea del governo sarebbe di alzare la posta coinvolgendo anche Iveco defence vehicles. Al contrario un ruolo di Fincantieri richiederebbe un miliardo cash. «La dimensione dell'aumento di capitale sarebbe significativa e superiore a quanto Fincantieri offrirebbe per le due società evidenziando, se confermato, la volontà di rafforzare anche la struttura finanziaria del gruppo», hanno scritto ieri gli analisti di Equita. «Riteniamo che l'incertezza legata all'aumento di capitale possa continuare a pesare sul titolo anche in considerazione del potenziale overhang in caso di conferme sulla dimensione dell'operazione». Ci sono poi dettagli che allarmano i tecnici del comparto. Gli advisor francesi vengono da Rothschild e quindi come ovvio sono vicinissimi a Macron. Sono però gli stessi che hanno lavorato all'operazione di acquisizione tra l'azienda di Giuseppe Bono e i cantieri de l'Atlantique. O forse sarebbe il caso di dire che hanno lavorato spingendo per il fallimento dell'operazione. Quel che è certo è che tutti i tasselli andranno a incastrarsi nelle prossime settimane. Ma le decisioni saranno prese tra stasera e domani quando avverrà la firma del Trattato. I tre ministri, terminato l'incontro, durato un'oretta, si sono limitati a far sapere che c'è «massima attenzione del governo, che valuterà in tempi brevi soluzioni idonee a salvaguardare l'interesse nazionale alla valorizzazione degli asset strategici e allo sviluppo dell'occupazione anche nel quadro di possibili intese a livello europeo in una prospettiva di lungo periodo».
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
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L'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)