2025-03-23
Trattativa sui dazi. Il Colle esonda: «No protezionismo»
Mentre le diplomazie sono al lavoro, Sergio Mattarella interviene: «Chiusura dal sapore autarchico, commerci garanzia di pace».La prossima settimana potrebbe essere decisiva per la questione dei dazi. La diplomazia è al lavoro su diversi fronti, quello politico con le istituzioni europee e con l’impegno a livello nazionale della presidenza del Consiglio e quello sindacale delle categorie che vede impegnata in prima fila la Condiretti. Questa ha stabilito un asse con la Nfu, la National farmer union, la maggiore associazione americana degli agricoltori e insieme hanno inviato una lettera a Donald Trump e al presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella quale chiedono di considerare i danni che si avrebbero da una guerra commerciale per la categoria sui due fronti europeo e americano. Il lavoro diplomatico, secondo fonti, potrebbe essere a buon punto tanto da far considerare possibile qualche novità per la prossima settimana. Intanto ieri c’è stato l’intervento del capo dello Stato, che ha usato toni duri rivolti alla Casa Bianca. «Nuove nubi sembrano addensarsi all’orizzonte, portatrici di protezionismi immotivati, di chiusura dei mercati dal sapore incomprensibilmente autarchico, che danneggerebbero in modo importante settori di eccellenza come quelli del vino e dell’olio», ha detto Sergio Mattarella, intervenendo al Forum della cultura dell’olio e del vino. L’affondo è continuato: «Commerci e interdipendenza sono elementi di garanzia della pace. Nella storia la contrapposizione tra mercati ostili ha condotto ad altri più gravi forme di conflitto. I mercati aperti producono una fitta rete di collaborazioni che, nel comune interesse, proteggono la pace».Quindi una breve pennellata sullo scenario finora caratterizzato da concorrenza ed eccellenze. Rivolto alla platea dove erano seduti gli operatori dei due settori, olio e vino, che avrebbero i maggiori danni dall’introduzione di tariffe doganali penalizzanti, ha tracciato lo scenario attuale, fatto di capacità ed eccellenza in grado di misurarsi con la concorrenza: «Avete saputo mettervi insieme, misurarvi con la crescente dimensione internazionale, senza timore di mercati prima sconosciuti e in cui, oggi, i prodotti italiani sono leader». Uno scenario che potrebbe essere terremotato. Mentre dal Colle arriva la sferzata, a Bruxelles si lavora per creare le condizioni di un dialogo con Washington. Va in questa direzione la decisione di rinviare i tempi di due categorie di contromisure contro i dazi Usa su acciaio e alluminio dell’Ue (un danno da 8 miliardi di euro). Annunciate per il 12 marzo, entreranno in vigore a metà aprile. Un modo per allineare l’avvio di tutte le misure europee ma anche per avere più tempo per un possibile negoziato con l’amministrazione statunitense. Il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic ha detto che «solo quando i dazi saranno operativi, i partner potranno impegnarsi in eventuali negoziati». Sul tema è intervenuto anche Giancarlo Giorgetti, che ha detto: «È un periodo anche di guerre commerciali e finanziarie decisamente aggressive attraverso l’utilizzo di dazi e criptovalute. Strumenti usati come delle vere e proprie “armi economiche”».Tra i prodotti americani coinvolti nel rinvio ci sono le bevande alcoliche tra cui il whisky. Se da una parte l’Unione europea ha sospeso l’introduzione di nuovi dazi, gli Stati Uniti restano in fase di valutazione su eventuali tariffe aggiuntive sulle bevande alcoliche europee, vino incluso. Trump ha minacciato pubblicamente un dazio del 200% sul vino proveniente dall’Unione europea. Gli Usa sono il primo mercato extra Ue per l’export italiano di questo prodotto, con oltre 1,7 miliardi di euro generati nel solo 2024. Coldiretti ha calcolato che le esportazioni di cibo made in Italy nel 2024 è salito di valore di oltre 7,8 miliardi di euro. L’export di bottiglie tricolori l’anno scorso ha raggiunto il valore di 1,94 miliardi negli Usa. Con le nuove tariffe le perdite sarebbero di 500 milioni, per l’olio d’oliva di 240 milioni, per la pasta di 170 milioni e per i formaggi di 120 milioni. Coldiretti stima che l’export agroalimentare al 2030 potrebbe valere 100 miliardi. Ma su questa cifra pesano i dazi. L’azione diplomatica è un percorso in salita. Le ultime dichiarazioni di Trump non lasciano molti spazi di manovra. Il presidente ha definito il 2 aprile, quando entreranno in vigore le nuove tariffe, come «il giorno della liberazione dell’America», rimarcando che è l’unico sbocco possibile, per il fatto che «per decenni siamo stati derubati e abusati da ogni nazione del mondo, sia amica che nemica. Ora è finalmente giunto il momento per i buoni vecchi Stati Uniti di riavere indietro un po’ di quei soldi e di rispetto». Quanto al dialogo con i vari Paesi europei, è stato ugualmente duro: «Le persone vengono da me e parlano di dazi e mi chiedono se possono avere delle eccezioni. Una volta che lo fai per uno, devi farlo per tutti». Intanto la Bce ha fatto sapere che dazi Usa del 25% sull’import europeo «ridurrebbero la crescita dell’area dell’euro di circa 0,3 punti percentuali nel primo anno». Mentre i contro dazi Ue porterebbero l’impatto «a circa mezzo punto percentuale».
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)