2024-07-09
L’ospedale dà il via libera al paziente: trasfusioni solo da donatori no vax
Accordo raggiunto tra il Policlinico di Milano e un cinquantunenne sottoposto a un intervento. L’uomo, intimorito dalla presenza della Spike, ha potuto scegliere di ricevere il sangue soltanto da non vaccinatiFabrizio, 51 anni, è riuscito a ottenere sacche di sangue di persone non vaccinate contro il Covid, prima di essere operato per nefrectomia al Policlinico di Milano. La notizia, riferita da Andrea Zambrano della Nuova Bussola Quotidiana, fa ben sperare perché rappresenta un cambio di attenzione nei confronti di chi ha rifiutato di porgere il braccio e teme che il plasma di vaccinati possa contenere la tossina Spike. Evento ancora più rilevante, se a dare l’assenso è stato uno dei più grandi ospedali del Nord Italia. Il paziente, al quale il 20 giugno scorso è stato tolto il rene sinistro e praticata l’ureterostomia - una derivazione urinaria- da parecchi anni soffre di gravi problemi urologici e anche per la sua condizione fisica non aveva accettato di farsi inoculare dosi di vaccino durante o dopo la pandemia. «Ci aveva contattato lo scorso autunno, per essere assistito», spiega alla Verità l’avvocato Manola Bozzelli, vice presidente dell’associazione Arbitrium Pronto Soccorso Giuridico (Psg). «Sapeva di doversi operare, voleva avere certezze sulle sacche di sangue utilizzabili nel caso avesse avuto bisogno di trasfusioni. Il primo passo, nel novembre del 2023, è stata una sua richiesta di autotrasfusione, rifiutata dal Policlinico». Si tratta, infatti, di una procedura che consiste nel trasfondere al soggetto unità del suo stesso sangue, per compensare le perdite che si possono verificare nel corso di interventi chirurgici programmati, eliminando il rischio di incompatibilità e di malattie trasmissibili per via ematica. La raccolta autologa è permessa solo in pochissimi casi, ad esempio pazienti con fenotipo eritrocitario raro o per il donatore di cellule staminali emopoietiche midollari e il signor Fabrizio non rientrava tra le eccezioni. Ad aprile di quest’anno, allora, il cinquantunenne milanese ha fatto domanda per ottenere una donazione dedicata di sangue e a fine maggio, poco prima dell’intervento, è arrivato il via libera da parte del centro trasfusionale del Policlinico. In pratica, gli è stato permesso di scegliere i donatori, con caratteristiche di gruppo sanguigno compatibile con il suo e mai vaccinati contro il Covid. «Una grande vittoria, anche se subito si è presentato il problema di dove trovare quel sangue. Due donatori c’erano, però non bastavano», spiega l’avvocato Bozzelli. Non esiste, infatti, una banca del sangue che ammetta tra le caratteristiche del donatore il non essersi vaccinato con i farmaci anti Covid. È partito allora un rapido passaparola attraverso una chat di medici e avvocati e alla fine i donatori sono stati diverse decine. «Un signore è arrivato a sue spese dalla Svizzera, a conferma della gara di solidarietà che subito è scattata. Come abbiamo avuto certezze che non erano vaccinati? Appartenevano a gruppi conosciuti, per posizioni e battaglie avviate contro gli obblighi vaccinali durante la pandemia», informa il legale.Quando il 20 giugno è entrato in sala operatoria, il signor Fabrizio finalmente era tranquillo. L’intervento era serio ma sapeva che se fosse stata necessaria una trasfusione, c’erano sacche di donatori perfettamente tracciabili, pur nell’anonimato. «La sua perseveranza è stata premiata», commenta l’avvocato. «Poteva scoraggiarsi e dare il consenso per la consueta terapia trasfusionale, invece ha fatto valere le ragioni di un paziente con forti timori di conseguenze gravi per la sua salute». Il problema è quando ci sono urgenze, non c’è tempo da perdere e il plasma serve subito. Alla luce di quello che rivelano studi sempre più numerosi, questa proteina prodotta dal vaccino può creare seri danni (e non viene neutralizzata), soprattutto in organismi con patologie e immunodepressi.«In uno studio di prossima pubblicazione, mostrerò come la Spike è stata trovata dopo 735 giorni dall’ultimo inoculo in soggetti con neuroinfiammazione associata al vaccino», precisa il bioimmunologo Mauro Mantovani. Addirittura dopo più di due anni. «È una tossina perché causa tromboembolie, cardiopatie e altre reazioni gravi quindi nel sangue di un donatore, vaccinato o no, andrebbe verificato se c’è la Spike. Può essere non circolante, annidata in qualche tessuto, ma circolante nel sangue che un paziente deve ricevere, proprio no», aggiunge lo scienziato. Vanno cambiate le regole sulle trasfusioni, proprio alla luce di tante reazioni avverse che hanno compromesso la salute pure dei fragili e anziani, che andavano vaccinati con il Covid per non farli ammalare gravemente. È un dato di fatto, non si vede perché ridicolizzare o condannare chi invoca sangue senza quella tossina così resistente, magari perché sta già parecchio male di suo e non vuole ulteriori complicazioni post intervento. Perché poi accade che ci siano associazioni come Safe blood donation, con sede a Zurigo, che invitano a fare il controllo se hai la Spike nel sangue e «residui del vaccino Covid 19» (per 250 dollari mandano a casa il kit necessario a prelevare il sangue, da inviare al centro di analisi Impact Health negli Stati Uniti), e chiedono di farti socio per poi trovare un donatore «pulito».
Jose Mourinho (Getty Images)