2022-07-12
Tra i bimbi malati e le famiglie di Kiev nascosti sotto terra per salvarsi
Cittadini di Odessa durante un attacco aereo russo (Ansa)
A chi è rimasto in città, i cunicoli offrono l’unica opportunità di sfuggire alle bombe. Almeno 15.000 gli sfollati nella metro. Dramma non risparmiato neanche ai piccoli pazienti oncologici, stipati nel bunker dell’ospedale.Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo un estratto del libro in vendita nelle librerie dal 14 luglio, Ucraina. Nell’inferno dell’ultima guerra d’Europa (Signs publishing), di Fausto Biloslavo, inviato di guerra di Il Giornale, Mediaset e Panorama. Un resoconto di due mesi di conflitto vissuti in prima linea, ma anche un viaggio nel tempo. Per capire il presente, infatti, Biloslavo porta i lettori anche all’Euromaidan del 2014, quando tutto iniziò. Di seguito, un estratto del capitolo «Nelle catacombe».Mentre i bombardamenti russi si fanno sempre più intensi nei sobborghi a nord di Kiev, la capitale resiste e si riorganizza sottoterra. Tutto è pronto per lo scenario peggiore. Gli invasori si avvicinano con l’artiglieria e i raid dal cielo cercando di spianare la strada alla colonna infinita di carri armati, blindati e mezzi di ogni genere entrata dalla Bielorussia puntando, da nord, su Kiev. Le forze ucraine fanno saltare i ponti verso la capitale, primo tra tutti quello di Irpin, a un pugno di chilometri dalla periferia, che diventerà un simbolo.Il panico travolge la popolazione. La stazione centrale, sfiorata dal frammento di un missile abbattuto dalla contraerea, è invasa da una valanga umana, che cerca disperatamente di salire su un treno verso ovest, il più lontano possibile dalle truppe russe. Molte partenze sono cancellate e la gente ha il volto scuro o disperato. Un anziano con una gamba sola avanza sulle stampelle, trascinandosi con la forza della disperazione. Giovani famiglie con i figli piccoli in braccio si accalcano per raggiungere i binari. Nel caos generale tutti chiedono informazioni: «Il biglietto è gratis?», «Quando possiamo partire?», «La ferrovia è sicura? Non bombardano?». Sì, bombardano. C’è una nuova potente esplosione vicino alla stazione ferroviaria di Kiev, che colpisce la centrale per il riscaldamento. L’obiettivo è il gelo come alleato di guerra, ma anche questo tentativo fallisce. Gli ucraini in fuga si accalcano sui binari per prendere d’assalto i treni. I vagoni che partono per Leopoli sono strapieni, ma un popolo disperato preme per salire ad ogni costo. Qualcuno prega, altri si arrabbiano e, alla fine, arriva l’ordine da stato di guerra: «Salgono solo donne e bambini». Un gigantesco controllore deve chiudere le porte del treno in faccia a padri, fidanzati e fratelli. C’è chi piange, urla e si dispera, ma bisogna salvare i più deboli. Sono scene strazianti, peggio della guerra vera, fatta di bombe e proiettili. I bambini, atterriti, stringono i peluche. Le coppie non riescono a staccarsi dall’ultimo abbraccio. [...]Ancora peggio se la passano i 300 pazienti del più importante ospedale di Kiev, inchiodati a letto o alle flebo, che sono stati tutti spostati nei rifugi. In gran parte bambini in attesa di trapianti di midollo o con patologie importanti, che non possono tornare a casa. Il sotterraneo è basso, con i letti sistemati per terra. La luce fioca rende l’atmosfera simile a un girone dantesco dove i più piccoli, per di più malati, sopravvivono dall’inizio della guerra. «Guardate in che condizioni siamo costretti. Molti bambini hanno la febbre. Ho dei figli a casa, ma non posso abbandonare queste donne ed i loro piccoli», spiega Victoria, coraggiosa infermiera bionda con i guanti blu. Una mamma spinge il neonato in carrozzina, un’altra imbocca la figlia piccola attaccata a una flebo. Sembra il Secondo conflitto mondiale, ma siamo nel 2022.«Come faremo? Non ci sono abbastanza medicine, non riusciamo ad accudire i nostri figli al meglio. Maledetta guerra», sbotta Roxana. Sottoterra è costretta a vivere anche una fetta di Kiev. Circa 15.000 persone si rifugiano, soprattutto di notte, nelle stazioni della metropolitana. I vagoni dei treni fermi vengono utilizzati come camerate per dormire e restare al sicuro dai bombardamenti. Materassini per terra con intere famiglie che si sistemano davanti ai grandi schermi della pubblicità. [...] «Ero andato a casa per prendere qualcosa da mangiare quando è piombato il missile vicino alla torre della televisione. Stavo aprendo la porta e un’ondata di calore mi ha gettato a terra. Sono scappato di corsa nella metropolitana», racconta Alexander, un ragazzone. Al suo fianco la madre, ancora tremante, al pensiero che poteva perdere il figlio. La stazione, con il soffitto a volte, dal 24 febbraio si è trasformata in un enorme dormitorio. Un papà, con un materassino di fortuna in spalla, porta in braccio il figlio piccolo cercando un posto dove passare la notte di coprifuoco. Nel gruppetto di giovani accovacciati su una coperta, uno ha la tuta nera con il simbolo del genere televisivo Sons of anarchy. Un’altra famiglia disperata ha piantato addirittura una tenda da campeggio. I russi sono ancora a 25 chilometri da piazza Maidan, il centro di Kiev, ma solo sei dai sobborghi di periferia. Quando si avvicineranno cosa succederà? Victoria, ultrasettantenne, dopo avere sentito dei combattimenti alla centrale nucleare di Zaporizhzhya, la più grande d’Europa, pensava che «fosse esploso un conflitto atomico». Suo padre ha combattuto a Stalingrado ed è entrato a Berlino nel 1945. Quando è nata la figlia, pochi anni dopo, l’ha chiamata Victoria, anche se la guerra ai russi era costata venti milioni di morti. «Non avrei mai pensato di vivere qualcosa del genere, russi contro ucraini in questa maniera» spiega la figlia del soldato, «Ho tanta paura che scoppi la terza guerra mondiale».I cartelloni luminosi della pubblicità e gli orari dei treni contrastano con l’umanità impaurita che si rifugia nella stazione della metro per evitare le bombe. Valeria, che fa la sceneggiatrice, è nervosa:«Per favore scrivi che la Nato deve aiutarci. Guarda come siamo ridotti. Almeno imponete il divieto di sorvolo ai caccia russi. Oramai siamo piombati in un incubo senza fine». Molti dei rifugiati sotto terra hanno poche o distorte notizie dall’esterno. Non tutti infatti escono durante il giorno per mantenere un minimo contatto con la realtà.Dopo le prime settimane di guerra cominciano a svuotarsi gli scaffali dei pochi supermercati, aperti a singhiozzo, nella capitale. Manca pure il pane, ma restano i prodotti di importazione come prosciutto serrano e tonno di qualità che per gli ucraini hanno prezzi improponibili. I giornalisti, al contrario, ne fanno incetta. L’albergo garantisce una colazione mattutina sempre più smilza e si mangia una volta sola alla sera con menù sempre uguale: scatolette di tonno o prosciutto. [...]Le stazioni della metro sono rifugi spaziosi a differenza dei bunker di periferia ricavati nei sotterranei, quasi invivibili, dei palazzi. Umidità, soffitti bassi, sporcizia e freddo sono i difetti anche dei bunker sotto le scuole. Galina Sheblekova, che ha imparato l’italiano lavorando ad Arcore e a Monza, è scappata dall’entroterra dopo l’arrivo dei russi. «I carri armati sono arrivati e tiravano cannonate sui palazzi più alti abitati da civili, gente come me», racconta, « Poi sono piombati gli aerei sganciando le bombe». Impellicciata per il freddo e con il capo coperto da uno scialle bianco, non riesce a trattenere le lacrime: «Adesso, quando sento le sirene, corro nel bunker», le catacombe di Kiev.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)