L'antitrust di Bruxelles ha posto le condizioni per salvaguardare la concorrenza nel mercato dei furgoni: l'estensione dell'accordo di cooperazione tra Peugeot e la casa giapponese e l'accesso agevolato dei veicoli nipponici alle reti di riparazione delle due società.
L'antitrust di Bruxelles ha posto le condizioni per salvaguardare la concorrenza nel mercato dei furgoni: l'estensione dell'accordo di cooperazione tra Peugeot e la casa giapponese e l'accesso agevolato dei veicoli nipponici alle reti di riparazione delle due società.«Possiamo approvare la fusione di Fiat Chrysler e Peugeot». La vicepresidente esecutiva della Commissione europea, Margrethe Vestager, capo dell'Antitrust Ue, ha benedetto le nozze tra Fca e Psa che daranno vita al quarto gruppo automobilistico mondiale chiamato Stellantis. Ma il via libera di Bruxelles è subordinato ad alcune condizioni, ovvero al pieno rispetto di un pacchetto di impegni offerto dalle società. Il primo è l'estensione dell'accordo di cooperazione attualmente in vigore tra Psa (che comprende i brand Peugeot, Citroën e Ds) e Toyota nei piccoli veicoli commerciali leggeri agevolando l'accesso dei concorrenti alle reti di riparazione e manutenzione di Psa e Fca per questo tipo di veicoli. In sostanza, Psa dovrà produrre cabinati per conto dei giapponesi, che si vedranno riconosciuta la possibilità di accedere a prezzi ridotti a pezzi e componentistica ai fini della manutenzione e riparazione. Non solo. Veicoli commerciali leggeri e autovetture con marchio Toyota dovranno beneficiare dei punti di riparazione Fiat Chrysler-Peugeot in qualunque momento (per i clienti di veicoli commerciali leggeri non sarà quindi richiesta alcuna zona di reception, area di attesa o di ingresso del marchio) e verrà meno qualsiasi divieto per i riparatori di utilizzare strumenti e attrezzature Psa-Fca per la manutenzione dei veicoli commerciali leggeri della concorrenza.«L'accesso a un mercato competitivo per i piccoli veicoli commerciali è importante per molti lavoratori autonomi e piccole e medie imprese in tutta Europa. Possiamo approvare la fusione di Fiat Chrysler e Peugeot perché i loro impegni faciliteranno l'ingresso e l'espansione nel mercato dei piccoli furgoni commerciali. Negli altri mercati in cui i due produttori automobilistici sono attualmente attivi, la concorrenza rimarrà vivace dopo la fusione», ha sottolineato la Vestager. La decisione di ieri segue un'indagine approfondita sulla fusione durante la quale l'Antitrust europeo ha raccolto ampie informazioni e feedback dai concorrenti e dai clienti delle due società. Bruxelles temeva che l'operazione, come inizialmente notificato, avrebbe danneggiato la concorrenza sul mercato dei piccoli veicoli commerciali leggeri in nove Stati membri (Belgio, Cechia, Francia, Grecia, Italia, Lituania, Polonia, Portogallo e Slovacchia). Il nodo da sciogliere era appunto il superamento delle quote di mercato che l'aggregazione farebbe nascere nel segmento dei mini van in circa 14 dei Paesi dell'Unione Europea. In molti di questi, Psa e Fca, insieme, secondo l'Authority, detengono quote di mercato elevate, insieme alla più ampia gamma di marchi e modelli di tutte le taglie. Una volta modificata dagli impegni presi, ha però concluso la Commissione, l'operazione non solleverebbe più problemi di concorrenza. L'autorizzazione è stata accolta «con grande favore» da Fca e Groupe Psa, si legge in una nota dove viene anche ricordato che il 4 gennaio 2021 gli azionisti di entrambe le società si incontreranno separatamente e saranno invitati ad approvare la transazione. La chiusura della fusione dovrebbe avvenire entro la fine del primo trimestre del 2021.Ma quali saranno le ricadute sulle fabbriche italiane e francesi? Dal 1978 è operativa la joint venture Fca-Psa in Italia, «Sevel Sud», tra Paglieta e Atessa (in provincia di Chieti) che sforna 1.200 furgoni al giorno (755.000 unità nel 2019) e assorbe il 34% delle vendite in Europa. La partnership tra Ford e Renault si ferma al 16%, Volkswagen ha il 12%, Mercedes Van il 10%. La fusione dei due gruppi favorirebbe dunque il consolidamento della leadership di Sevel nel proprio comparto: da qui la decisione dell'authority di porre dei paletti. I mezzi da lavoro a marchio Toyota nascono nei due impianti di Psa, a Hordain, in Francia, e a Vigo, in Spagna. La scorsa primavera è iniziata la vendita del nuovo furgone compatto Toyota Proace City, frutto della partnership con il gruppo francese ed è stato anche presentato il brand Toyota Professional, dedicato a questo tipo di veicoli. Con il rispetto delle condizioni imposte dall'Antitrust europeo, in pratica la casa francese dovrà produrre cabinati per conto dei giapponesi che si vedranno riconosciuta la possibilità di accedere a prezzi ridotti a pezzi e componentistica ai fini della manutenzione e riparazione.Quanto alla futura Stellantis, il board del nuovo colosso delle quattro ruote che nascerà dopo le nozze sarà composto da 11 componenti e sei di loro saranno nominati da Psa. La poltrona di Ceo verrà affidata a Carlos Tavares, numero uno di Psa, mentre John Elkann ne avrà il ruolo di presidente esecutivo. Robert Peugeot sarà il suo vice, mentre Heri de Castries assumerà il ruolo di amministratore senior indipendente. Mike Manley, dal 2018 a capo di Fca, si occuperà della divisione Americhe del nuovo gruppo. A livello societario, il nuovo gruppo avrà come primo azionista Exor, la holding della famiglia Agnelli, con una quota del 14,4%, a seguire la holding della famiglia Peugeot al 7,2%, poi lo Stato francese al 6,2% tramite Epf-Ffp e BpiFrance, e i cinesi di Dongfeng al 5,6%, che però usciranno dall'alleanza.
Ansa
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Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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