2021-06-17
Gondor in transizione e deliri queer. Tolkien violentato dai suoi custodi
L' ente che custodisce l'opera del genio cattolico va a caccia di indizi Lgbt nell'opera.Tutto è manipolabile, basta avere a disposizione gli strumenti giusti. La Tolkien Society usa il piccone e la vernice contro sé stessa: demolisce un monumento e lo dipinge a tinte arcobaleno. Oggi ogni espressione scomoda è sottoposta alla revisione della cancel culture. Alla ricerca con la lente d'ingrandimento di ogni occasione per applicare svolte transgender ad ogni autore o personaggio, il mondo culturale anglosassone ci prova anche con Gandalf e gli Hobbit.Il grottesco risultato verrà ammirato in un convegno surreale il 3 e 4 luglio dal titolo «Tolkien e la diversità», promosso dai custodi stessi dell'ortodossia tolkieniana e con temi che saranno trattati con la seriosità necessaria. Questo li riassume tutti: «Gondor in transizione, breve introduzione alla realtà transgender nel Signore degli Anelli». Altri imperdibili seminari verranno organizzati su «Il queer nel Signore degli Anelli», «L'ecologia nella Terra di Mezzo», «Le donne nane di Tolkien e la mancanza femminile». Sarebbe stupendo se tutto ciò fosse affrontato con una ventata di autoironia, ma è impensabile che docenti oxfordiani investiti del compito di attualizzare (e quindi banalizzare) uno dei capisaldi della letteratura fantasy ne siano provvisti.La preoccupazione di uno stravolgimento culturale che somiglierebbe alla pizza con la marmellata ha colto anche il rappresentante numero uno delle moltitudini tolkieniane in Italia, Giuseppe Scattolini, presidente dei Cavalieri del Mark, che ha preso il computer e sul sito dedicato «Tolkien con te ogni giorno» ha messo nero su bianco le sue perplessità. Soprattutto sul termine diversità, non inteso come valorizzazione dei non omologati, dei ribelli, degli straordinari protagonisti della saga, ma come individuazione di filoni gay, transgender, etnici e sociali nelle pieghe dei romanzi. «L'intento non nascosto della Tolkien Society», scrive Scattolini «è quello di rileggere Tolkien alla luce del cambiamento di epoca che stiamo vivendo, che comprende ad esempio la rivoluzione sessuale, il gender, l'ecologismo e l'antirazzismo i quali danno delle definizioni di diversità, ambiente e razza che non erano di Tolkien. E usano metodi che, allo stesso modo, non erano propri del Professore. Per un motivo molto semplice: è morto 50 anni fa». E ancora, con saggezza: «Gli studiosi dovrebbero tentare di capire il pensiero di un autore, non prendere il proprio e usarlo per rileggere un qualsiasi testo».Il veleno attorno a JRR Tolkien era stato sparso da qualche tempo. Come precisa un articolo de Il Foglio, lo scrittore di fantascienza Andy Duncan disse: «In lui alcune razze sono peggiori di altre e alcune persone sono peggio di altre». E l'accademico Stephen Shapiro a ruota: «I buoni di Tolkien sono bianchi e i cattivi sono neri, con gli occhi a mandorla, poco attraenti». Così la Society che dal 1969 custodisce la memoria e l'opera del grande scrittore cattolico si è sentita in dovere di picconarlo per prima (per limitare i danni?) e di cercare tracce Lgbt dentro la foresta di Fangorn.Una deriva ridicola. Ma è la realtà del mondo culturale prigioniero del conformismo dem anglosassone, a sua volta schiavo del dogma universitario oxfordiano e californiano secondo cui «il passato non esiste se non rivisitato con gli occhi del presente». Ovviamente un'idiozia. Così Tolkien, che fu raffinato studioso di letteratura medioevale, si ritrova vittima della nuova calata dei barbari. Sulla natura filosofico-religiosa della sua opera ci sono pochi dubbi, li dissolse lui stesso: «Sono grato di essere stato educato, fin dagli otto anni, in una fede che mi ha rafforzato e mi ha insegnato tutto quel poco che so». Non sapeva che il reame di Gondor avrebbe ospitato il Gay Pride.
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