
In onda su Sky dal 5 giugno, The Idol avrebbe dovuto essere all’altezza delle aspettative, del nome di Sam Levinson, di Euphoria, la serie che l’ha preceduta. Invece, lo show - presentato fuori concorso al Festival di Cannes - non si è rivelato nulla di tutto ciò.Avrebbe dovuto essere un’altra Euphoria. Forse, avrebbe pure potuto, se i «se» e i «ma», se i cambi di rotta teorizzati da Rolling Stones non si fossero messi di traverso. The Idol, su Sky dal 5 giugno, avrebbe dovuto essere all’altezza delle aspettative, del nome di Sam Levinson, della serie – Euphoria – che l’ha preceduta. Invece, lo show – presentato fuori concorso al Festival di Cannes – non si è rivelato nulla di tutto ciò. Anzi. La serie televisiva, la cui produzione la prima volta è stata annunciata nel maggio 2021, ha finito per deludere le aspettative di chiunque vi si sia approcciato con (giustificata) curiosità. E la colpa, se di colpa è dato parlare, è da attribuirsi ad un disposto combinato di cause e fragilità.The Idol, storia di una popstar simil-Britney Spears, dietro il cui volto pubblico, così forte e bello, si cela in realtà una fragilità endemica, è vittima di tante, troppe insicurezze autorali: di una voglia fin troppo manifesta di dare scandalo e creare polemica, di una scrittura inutilmente sopra le righe, di una trama già vista, di cliché e tiepide prove attoriali. The Idol è vittima di sé stessa, e del racconto che negli anni ne è stato dato. Excursus necessario. Lo show, co-prodotto e recitato da Abel Tesfaye, alias The Weeknd, avrebbe dovuto essere diretto da Amy Seimetz (già regista della riuscita The girlfriend experience). Ma, dopo aver girato circa cinque episodi, la signora s’è chiamata fuori. Divergenze creative non meglio specificate. Hbo, produttrice della serie, all’epoca ha minimizzato. «Il team creativo di The Idol continua a costruirsi, rifinirsi e sviluppare la propria visione – ha fatto sapere la rete, spiegando come la squadra si fosse infine – allineata a una nuova direzione creativa». Una direzione che Rolling Stones ha poi definito problematica. «Tossica», per l’esattezza.Sam Levinson, che della serie avrebbe dovuto essere solo il co-creatore, ha preso le redini del corpo registico, rivoluzionando (o così si dice) la narrazione di The Idol. The Weeknd si sarebbe lamentato di come la prospettiva fosse eccessivamente femminile. Avrebbe preteso più lustro per il suo personaggio. Di qui, la decisione di gettare alle ortiche la stragrande maggioranza del lavoro fatto dalla Seimetz. Levinson è ripartito daccapo, secondo Rolling Stones. E, nel farlo, avrebbe creato un ambiente tossico, trasformando lo show in quel che la rivista ha definito (e a ragione) un «torture porn». The Idol, con Lily-Rose Depp (leggi, primogenita di Johnny Depp e Vanessa Paradis), è un susseguirsi di capezzoli e sesso e strane pratiche erotiche. Mostra e sguazza in quel che da sinossi vorrebbe denunciare: lo sfruttamento dei corpi femminili, i peccati dell’industria discografica, quelle relazioni che non sono amore ma dipendenza reciproca, costruita su squilibri emotivi. Evitabile.
Chiara Appendino (Imagoeconomica)
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2025-10-19
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