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La vita e la famiglia di Sylvester Stallone in un reality show

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La vita e la famiglia di Sylvester Stallone in un reality show
Getty Images

Una pizza che pare plastica, Al Pacino seduto a un tavolo, Sylvester Stallone al suo fianco. The Family Stallone, su Paramount+ da giovedì 18 maggio, ha la sua essenza in un pranzo fra amici: nella surrealtà del tutto, nelle battute sui gangster italo-americani, su ruoli diventati maschere.

Alberto Bagnai, deputato della Lega, conosce molto bene la realtà abruzzese e si è interessato del caso dei Trevallion. Notando alcune criticità.

Fino a 15 giorni dopo la somministrazione, pure gli inoculati erano conteggiati tra i deceduti senza copertura. Una ricerca sull’Emilia-Romagna offre una stima sul rigonfiamento dei dati, funzionale al dogma pandemico.

Del bias, errore sistematico che in uno studio di ricerca clinica può portare a una scorretta interpretazione dei risultati o addirittura a risultati erronei, più volte ha scritto la Verità raccogliendo le osservazioni di ricercatori che non danno nulla per scontato.

Dimmi La Verità | Flaminia Camilletti: «Commentiamo i risultati delle ultime elezioni regionali»

Ecco #DimmiLaVerità del 25 novembre 2025. Con la nostra Flaminia Camilletti commentiamo i risultati delle regionali in Campania, Puglia e Veneto.

Il padre di Ramy ancora contro i carabinieri
Il signor Yehia Elgaml, padre di Ramy (Ansa)
A un anno dal tragico incidente, il genitore chiede che non venga dato l’Ambrogino d’oro al Nucleo operativo radiomobile impegnato nell’inseguimento del ragazzo. Silvia Sardone: «Basta con i processi mediatici nei loro confronti, hanno agito bene».

È passato ormai un anno da quando Ramy Elgaml ha trovato la morte mentre scappava, su uno scooter guidato dal suo amico Fares Bouzidi (poi condannato a due anni e otto mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale), inseguito dai carabinieri. La storia è nota: la notte del 24 novembre scorso, in zona corso Como, i due ragazzi non si fermano all’«alt» delle forze dell’ordine che avevano preparato un posto di blocco per verificare l’uso di alcolici nella zona della movida milanese. Ne nasce così un inseguimento di otto chilometri che terminerà solamente in via Ripamonti con lo schianto dello scooter, la morte del ragazzo e i carabinieri che finiscono nei guai, prima con l’accusa di omicidio stradale in concorso e poi con quelle di falso e depistaggio. Un anno di polemiche e di lotte giudiziarie, con la richiesta di sempre nuove perizie che sembrano pensate più per «incastrare» le forze dell’ordine che per scoprire la verità di quel 24 novembre.

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