2023-04-12
Terzo polo separato in casa fino alle europee
Carlo Calenda e Matteo Renzi (Imagoeconomica)
Volano gli stracci tra Azione e Italia viva, costrette a stare insieme per non essere spazzate via al voto per l’europarlamento. Veline, veleni incrociati e insulti tra i big o presunti tali del partito unico che verrà. Rissa scatenata dai calendiani, duri i renziani.Volano gli stracci nel Terzo polo. Carlo Calenda e Matteo Renzi sono ai ferri corti: dopo settimane di tensione strisciante, quella di ieri è stata la giornata degli insulti in piazza, con veline e veleni incrociati tra i big o presunti tali del partito già (quasi) dipartito. Attenzione però: a quanto risulta alla Verità da fonti di primo piano, si tenterà comunque di incollare i cocci e tenere unito il Terzo polo fino alle prossime europee della primavera 2024, quando per eleggere qualche europarlamentare occorrerà superare la soglia del 4%, considerata difficilmente raggiungibile, in caso di addio, da entrambe le parti.A dare fuoco alle polveri ci pensa Matteo Richetti, numero due di Azione, che critica la scelta di Renzi di assumere la direzione del Riformista, già bollata da Calenda come un potenziale conflitto di interessi. «Uno», dice Richetti a Sky Tg24, «deve decidere se nella vita fa politica o informazione. Quando mi telefona Renzi mi parla del partito o mi intervista per Il Riformista?». Invece di gioire perché il direttore di un giornale potrebbe finalmente intervistarlo, Richetti scatena la rissa, che si infiamma attraverso agenzie, social, comunicati stampa. L’attacco più duro arriva da Azione contro Renzi, in forma anonima: «L’unico problema dirimente oggi», dice all’Ansa una fonte del movimento di Calenda, «per la costruzione del partito unico dei liberal-democratici è che Renzi non vuole prendere l’impegno a sciogliere Italia viva e a finanziare il nuovo soggetto e le campagne elettorali. Sono inaccettabili i tatticismi durati mesi dell’ex premier. La pazienza del gruppo dirigente di Azione si è esaurita». Insomma la vil moneta, e non la linea politica, è alla base della minaccia di separazione. Renzi tirchio? La misura è colma: «A differenza di quanto sussurrato da veline anonime», randella il deputato Francesco Bonifazi, tesoriere di Italia viva, «giova ricordare che Italia viva ha contribuito in modo paritetico rispetto ad Azione a tutte le campagne elettorali del Terzo polo, dalle politiche alle regionali del Friuli Venezia Giulia. La scelta di come destinare i soldi è stata presa dal senatore Carlo Calenda che ha optato nella stragrande maggioranza dei casi per affissioni recanti il suo volto e il suo nome», aggiunge un sarcastico Bonifazi, «Italia viva ha contribuito al momento per oltre 1 milione e 200.000 euro».Renzi si consulta con i portavoce nazionali di Italia viva, Ciro Buonajuto e Alessia Cappiello, e parte una nota ufficiale: «Non c’è nessun tatticismo di Italia viva», scrivono Buonajuto e la Cappiello, «abbiamo deciso di fare un congresso democratico in cui ci si confronti a viso aperto e non con le veline anonime. Ci sono le date già fissate, ci sono le regole decise da Calenda comprese quelle sul tesseramento, ci sono i gruppi di lavoro con i nomi già decisi, c’è il comitato politico. Noi siamo pronti al congresso che Calenda ha chiesto di fare. E ci mettiamo nome e cognome. C’è qualcuno che cambia idea una volta al giorno», aggiungono Buonajuto e la Cappiello, «ma quel qualcuno non siamo noi. Quanto a Renzi: gli è stato chiesto di fare un passo indietro, lo ha fatto. Adesso possiamo fare il congresso democratico anzichè inviare veline anonime?».Tutti i renziani azzannano Carletto: «Stiamo aspettando», dice il deputato Davide Faraone, «che Calenda convochi il tavolo di lavoro delle regole, stiamo aspettando che Calenda convochi il comitato politico, stiamo aspettando che Calenda spieghi come candidarsi al congresso. I tatticismi sono tutti di Calenda, non di Renzi. Meno male che dal 10 giugno si vota in modo democratico». Calenda riceve telefonate allarmate da diversi suoi eletti, che lo invitano a stemperare i toni.Renzi convoca una riunione del gruppo dirigente di Iv per la tarda serata di ieri, Calenda innesta la retromarcia: «Per quanto concerne Azione», twitta Calenda, «la prospettiva di un partito dei liberal-democratici aperto e inclusivo resta l’unica utile al Paese. Va perseguita seriamente e rapidamente con i soggetti realmente interessati. Polemiche da cortile non ci interessano e non vi prenderemo parte». «Calenda», dice alla Verità un esponente di primissimo piano di Italia viva, «è letteralmente ossessionato da Renzi. Gli ha chiesto di non competere per la leadership, di uscire di scena, di farsi da parte, di non avere incarichi nel partito, e Matteo lo ha accontentato. Ora questa cosa del conflitto di interessi con Il Riformista, davvero ridicola, ma Calenda vede fantasmi dappertutto, è terrorizzato da Renzi, che invece non lo calcola proprio, avendo la consapevolezza di essere mille volte più capace di lui». Quindi si avvicina l’addio? «Purtroppo non credo», dice la nostra fonte, «anche se questo partito con Calenda non ci entusiasma. Dobbiamo arrivare alle Europee dell’anno prossimo, divisi rischiamo di non raggiungere la soglia di sbarramento. Se si prende il 10%, il partito andrà avanti. Se si ferma al 6, ci diremo addio senza rancore». Magari giusto un po’.