2025-01-08
Terzo mandato, domani la decisione del cdm
Sta per scadere il termine entro cui l’esecutivo deve impugnare la legge voluta da De Luca davanti alla Corte costituzionale. Il suo caso è diverso da quello di Luca Zaia, che non potrà candidarsi ancora. Un’altra corsa dello Sceriffo azzopperebbe Pd e M5s.Il Consiglio dei ministri di domani molto probabilmente impugnerà davanti alla Corte costituzionale la legge regionale della Campania approvata lo scorso 11 novembre che consente a Vincenzo De Luca di correre di nuovo per la presidenza della Regione, dopo aver già ricoperto per due mandati consecutivi la carica di governatore. Il termine ultimo per l’impugnazione è il 10 gennaio. Al di là di cosa accadrà, è il caso di fare un po’ di chiarezza sulla vicenda, iniziando da un punto: al contrario di quanto affermano molti cronisti, politici e addetti ai lavori, la decisione del governo guidato da Giorgia Meloni, e successivamente quella eventuale della Consulta, non hanno assolutamente nulla a che vedere con la situazione del Veneto e di Luca Zaia, che il terzo mandato lo ha già quasi concluso, avendo vinto le regionali nel 2010, nel 2015 e nel 2020. il testoCome ha fatto? Nessuno se n’è accorto? La legge è cambiata? No. La questione è che la legge regionale della Campania è intitolata «Disposizioni in materia di ineleggibilità alla carica di presidente della giunta regionale, in recepimento dell’articolo 2, comma 1, lettera f) della legge 2 luglio 2004, numero 165». La Campania quindi ha recepito una legge quadro nazionale del 2004, che al comma richiamato prevede la «non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del presidente della giunta regionale eletto a suffragio universale e diretto, sulla base della normativa regionale adottata in materia». La legge della Campania recepisce quella del 2004 con questa esatta formulazione: «Non è immediatamente rieleggibile alla carica di presidente della giunta regionale chi, allo scadere del secondo mandato, ha già ricoperto ininterrottamente tale carica per due mandati consecutivi. Ai fini dell’applicazione della presente disposizione, il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge». La chiave è tutta nel recepimento della legge del 2004 da parte delle Regioni. Lo stesso Giovanni Toti, presidente della Liguria per due mandati, prima di essere travolto dalla bufera giudiziaria, aveva spiegato: «La Costituzione prevede che gli statuti e le leggi elettorali siano competenza esclusiva delle Regioni. In Liguria abbiamo cambiato nel 2020 legge elettorale e statuto, quindi il mio terzo mandato scadrebbe nel 2030». Il Veneto questa legge nazionale del 2004 l’aveva invece recepita già nel 2012, quando Zaia era al primo mandato, facendone partire l’efficacia dalla legislatura successiva. Zaia ha quindi potuto ricandidarsi e vincere nel 2015 e nel 2020 per la seconda e la terza volta, senza che nessuno sollevasse alcuna questione. È di tutta evidenza è, o almeno dovrebbe essere, il fatto che Zaia non potrà più ricandidarsi, De Luca o non De Luca, perché, in parole povere, il «bonus» del recepimento della legge quadro nazionale se lo è già giocato nel 2012. Anzi: lo stesso Zaia ieri, in un punto stampa, ha fatto capire che paradossalmente proprio l’impugnazione della legge della Campania potrebbe riaprire i giochi anche per lui: «Se il governo impugna la legge della Campania sul terzo mandato dovremo capire la Corte costituzionale cosa dice», ha detto Zaia, come riporta La Presse, elencando tre scenari: «La prima è che la Corte in maniera minimale potrebbe dire “ha ragione il governo, piantatela”, e finisce lì. La seconda, potrebbe dire “De Luca ha ragione perché ha fatto quello che ha fatto Zaia dieci anni fa, si è adeguato dieci anni dopo ma non sono intercorse nuove norme nel frattempo”. Infine magari», ha aggiunto Zaia, «la Corte costituzionale potrebbe aprire un vaso di Pandora sul tema del blocco dei mandati, sulla costituzionalità o meno». Una curiosità: nel 2015, proprio con Zaia presidente, il Consiglio regionale del Veneto ha approvato una legge unica in Italia che stabilisce il limite dei due mandati consecutivi per gli assessori regionali. Tutto quanto qui ricostruito mette in chiaro che i casi di Zaia e De Luca non sono paragonabili. Il governo però potrebbe puntare, per stoppare De Luca, su un altro dettaglio: una legge elettorale regionale approvata in Campania nel 2009, sotto la presidenza di Antonio Bassolino, nella quale era scritto: «Si applicano, inoltre, in quanto compatibili con la presente legge, le altre disposizioni statali o regionali, anche di natura regolamentare, vigenti in materia». Secondo alcuni, questa legge, pur senza citarla, avrebbe quindi di fatto recepito quella nazionale del 2004 sui due mandati. Secondo altri, no.turno unico Infine una considerazione politica: visto che Pd e M5s hanno già escluso una ricandidatura di De Luca, se quest’ultimo si candidasse, trovandoci di fronte a una elezione a turno unico, spaccherebbe il centrosinistra, dando al centrodestra la possibilità di essere più che competitivo. Impugnare la legge sarà un assist a Elly Schlein e Giuseppe Conte: non a caso nel centrodestra in Campania e non solo c’è chi descrive l’impugnazione come «un atto politicamente inevitabile», auspicando che la Consulta decida comunque dopo le elezioni. Ma questa è un’altra storia.
Jose Mourinho (Getty Images)