2025-04-19
Terre rare, c’è patto Washington-Kiev
Denys Shmyhal, primo ministro dell'Ucraina (Ansa)
Firmato un memorandum in vista dell’intesa da chiudere settimana prossima. L’America entrerebbe in un fondo con i 100 miliardi di aiuti militari già stanziati.È stato lo stesso Donald Trump a dare la notizia, durante l’incontro con Giorgia Meloni a Washington: con l’Ucraina «abbiamo un accordo sui minerali che immagino verrà firmato giovedì», ha detto Trump nello Studio Ovale «e presumo che rispetteranno l’accordo».Nella serata di giovedì è arrivata la conferma da parte ucraina, allorché il governo di Kiev ha pubblicato il memorandum d’intesa, uno stringato documento di una pagina firmato giovedì sera dal vice primo ministro ucraino, Yulia Svyrydenko, e dal segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent. Il memorandum è solo un preliminare che apre la strada alla finalizzazione concreta di un accordo sullo sfruttamento delle risorse naturali dell’Ucraina. I negoziati conclusivi sono previsti a Washington la settimana prossima, con l’obiettivo di arrivare alla firma il 26 aprile. «Fatte salve le restanti procedure politiche o legali necessarie per completare l’accordo, il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, visiterà Washington Dc nella settimana del 21 aprile 2025 per incontrare il Segretario del Tesoro statunitense Bessent e fornire un sostegno di alto livello alla conclusione delle discussioni tecniche sui termini di un accordo che istituisce un fondo di investimento per la ricostruzione», dice il documento.Il patto formale sul partenariato economico e sul fondo di investimento per la ricostruzione è uno dei punti chiave per gli Stati Uniti nel contesto delle trattative in corso per arrivare a una pace in Ucraina. Dopo lunghi colloqui, Washington ha ridotto di molto la stima del valore dell’assistenza prestata dagli Usa all’Ucraina nel corso della guerra iniziata con l’invasione russa nel 2022. Trump aveva parlato più volte di 500 miliardi di dollari, una cifra talmente esagerata da non essere mai stata presa sul serio nei negoziati. Alla fine, Washington è disposta a convergere su una cifra intorno a 100 miliardi di dollari, non distante dalle stime ucraine di circa 90 miliardi di dollari.Le linee generali dell’accordo prevedono che Washington controlli un fondo nel quale l’Ucraina farà convergere gli asset minerari del Paese e le nuove infrastrutture connesse allo sfruttamento delle risorse, come strade, ferrovie, oleodotti, porti e impianti di lavorazione. Non è chiaro se nel fondo confluiranno anche i gasdotti esistenti e le preziose infrastrutture di stoccaggio di gas. L’apporto degli Usa al fondo sarà «in kind», cioè rappresentato da quanto già corrisposto a Kiev per l’assistenza nel periodo di guerra con la Russia. Questo è stato un punto discusso a lungo dalle parti, poiché il presidente ucraino, Volodimir Zelensky, lo considerava inaccettabile. Tuttavia, è proprio il carattere restitutivo dell’accordo che ha spinto Donald Trump sulla strada dello sfruttamento del territorio ucraino. Si vedrà nel testo definitivo come è regolato questo punto. Gli utili saranno divisi «equamente» ma gli Stati Uniti avranno priorità nella distribuzione, oltre a un rendimento garantito del 4% all’anno e la nomina di tre dei cinque consiglieri del fondo. Gli Usa avranno anche il veto sull’export di minerali verso Paesi non graditi. Queste, al momento, sono le indicazioni che circolano sui contenuti dell’accordo, ma naturalmente solo il testo firmato dirà quali sono i termini concreti. Su tutto, però, grava l’incognita russa. Il segretario di Stato, Marco Rubio, che giovedì era a Parigi per discutere con gli alleati europei, ha dichiarato alla stampa che se non si faranno progressi sulla via della pace nei prossimi giorni, Washington potrebbe decidere di abbandonare i colloqui di pace. Il che creerebbe un’enorme incertezza, non solo e non tanto sul futuro dell’accordo sui minerali, quanto soprattutto sul futuro dell’Ucraina.La nuova amministrazione americana sta sperimentando in prima persona le tattiche negoziali dilatorie adottate dal Cremlino, che intanto non smette di bombardare l’Ucraina.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)