2021-03-13
«Terapie domiciliari e idrossiclorochina. Così svuoto le corsie»
L'assessore alla Sanità del Piemonte, Luigi Icardi: «Servono più vaccini.Governo risarcisca chi chiude. Roberto Burioni irrispettoso coi medici».«Viviamo momenti drammatici, come tutti. I nostri ospedali hanno compiuto uno sforzo gigantesco per rispondere all'emergenza. Fra la prima e la seconda ondata abbiamo duplicato i posti letto in terapia intensiva e addirittura triplicato quelli di terapia semintensiva».Raggiungo l'assessore alla Sanità della Regione Piemonte Luigi Icardi nel mezzo della solita riunione di emergenza in videoconferenza. Il Piemonte sta per entrare nuovamente in zona rossa. Rumori e voci di sottofondo. Siamo in piena emergenza. Parlare è complicato. Ci proviamo.Assessore quasi 9.600 morti. Una valutazione a freddo dopo un anno di Covid.«Nessun piemontese si è fatto curare fuori regione. Abbiamo tenuto botta nel complesso. I più anziani ed i più fragili sono le categorie più colpite. Li vacciniamo per primi. Le nostre analisi di impatto ci dicono che vaccinando gli over 65 ridurremo del 90% la mortalità attribuibile al Covid19 e di oltre il 70% il rischio di ospedalizzazione».A proposito di vaccini, come procede la campagna?«Stabilmente fra le prime tre regioni quanto a vaccini somministrati in proporzione al numero di abitanti. La classifica - se così si può dire - cambia di giorno in giorno».Qual è il vero collo di bottiglia? Le dosi che ora non ci sono ma che fra poco potrebbero essere tantissime o i medici e gli infermieri che al contrario dei vaccini non si producono in tempi brevi?«Nessun dubbio. La disponibilità dei vaccini. Siamo stati anche i primi a mettersi d'accordo con i medici di famiglia ed i farmacisti. Durante l'ultima campagna antinfluenzale grazie a loro abbiamo vaccinato quasi un milione di persone in appena due mesi. Dico sempre… dateci le fiale e porteremo a casa i risultati».Dopo il primo novembre l'Italia è stata investita dalla cosiddetta seconda ondata. Pure il Piemonte non ha fatto eccezione. Più della metà (il 54%) dei morti si è registrata in questo secondo periodo. Quali differenze fra le due ondate?«Dal punto di vista clinico nessuna. È la valutazione dei nostri reparti. Nel secondo periodo non abbiamo sopportato un lockdown totale. Il virus è circolato di più e quindi in valore assoluto abbiamo avuto più casi e più ricoveri».Qual è la situazione negli ospedali del Piemonte?«La pressione è aumentata, ma la situazione è sotto controllo. Abbiamo sospeso le attività non urgenti, come prevede il piano pandemico. In caso di emergenza possiamo aprire l'ospedale da campo del Valentino con 455 posti letto. E prima di arrivare a tanto - se la situazione peggiorasse ulteriormente - abbiamo ancora ampi margini di manovra sulla riorganizzazione delle nostre strutture».Aperturista o chiusurista?«Se guardo la situazione con gli occhi di assessore alla Sanità non posso che dire che con le scuole aperte è molto più complicato contenere la circolazione del virus. Dopo di che vedo gli effetti devastanti della pandemia sul tessuto economico del Paese. Se stai chiuso devi essere risarcito e questo è compito soprattutto del governo».A proposito di governo, questo è cambiato in corsa. Agli occhi di un assessore regionale alla Sanità il cambio di passo è reale o no? Sia sincero…«Senza dubbio c'è una maggiore operatività nell'organizzazione della campagna vaccinale ed anche sulla politica dei ristori intravedo un cambio passo».Ogni quanto vi riunite col ministro della Salute? Che aria tira ultimamente in questi meeting?«Ci sentiamo tutte le settimane, anche più volte alla settimana, formalmente e informalmente. Lo strumento della commissione Salute si è rivelato molto importante per tirare le fila e trovare una sintesi condivisa tra Regioni e ministero. Solitamente, sulle questioni pratiche l'accordo non viene mai meno. C'è collaborazione tra gli assessori regionali».Del Piemonte si inizia a parlare in questi giorni per aver di fatto istituzionalizzato nuovi protocolli di cura a domicilio. Come si è convinto?«Semplicemente guardando a quanto è avvenuto sul nostro territorio, al lavoro sul campo di tanti medici di medicina generale che si sono spesi in prima persona per curare i pazienti a casa, anziché lasciarli lì in “vigile attesa" degli eventi o mandarli a intasare gli ospedali».Il distretto di Acqui ha fatto da apripista, che numeri ci sono stati là dentro? Come pensate di replicare quella esperienza di successo a livello regionale?«Tutto parte da un protocollo sperimentale di cura a casa fatto nei distretti di Acqui e Ovada. Nella prima ondata l'ospedalizzazione dei pazienti Covid19 si è ridotta del 30% rispetto alla media nazionale. Il tasso di letalità (la probabilità di morire una volta contratto il virus, ndr) è scesa allo 0,8% contro una media nazionale del 3,2%. In autunno abbiamo poi aggiornato e condiviso il protocollo con Aziende sanitarie regionali, prefetture e organizzazioni di categoria dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. Dopo il via libera del Consiglio di Stato, abbiamo infine reintrodotto la possibilità di utilizzare l'idrossiclorochina nella fase precoce della malattia, insieme a farmaci antinfiammatori non steroidei e vitamina D».Quell'idrossiclorochina che Burioni ha elegantemente invitato a buttare nel cesso«Affermazione veramente poco rispettosa di quei colleghi medici che combattono in prima linea senza cercare i riflettori».Si riesce a fare tutto a casa?«Importante ma non basta. Stiamo attivando “ambulatori Usca" per gli accertamenti diagnostici altrimenti non eseguibili o difficilmente eseguibili al domicilio. E così ottimizziamo le risorse professionali e materiali disponibili. L'obiettivo fondamentale è la presa in carico del paziente Covid19 a domicilio. Abbiamo un protocollo di 25 pagine con cui affrontare l'emergenza».Dove sta questo protocollo?«Anche nella sua casella di posta elettronica, se me la lascia».I medici di famiglia stanno facendo resistenza?«No… Ogni medico ha il dovere ed è libero di curare i pazienti con le terapie che più ritiene appropriate, in scienza e coscienza. Il compito della politica è soprattutto quello di fare in modo che nessuna strada, legalmente praticabile, sia loro preclusa. In Piemonte esiste una rete molto attiva di medici promotori delle cure domiciliari. Hanno dato il buon esempio».Che obiettivo vi proponete per i prossimi mesi?«Tre. Vaccinare i più deboli, curare a casa i malati e se necessario riorganizzare in corsa la rete ospedaliera».
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