- Sì ai decreti fiscali con le nuove aliquote: gli scaglioni diventano tre, Irpef giù per 25 milioni di persone. Vantaggi per chi guadagna da 15.000 a 28.000 euro. No tax area fino a 8.500 euro. Ma saltano molte detrazioni. Rafforzati i diritti del contribuente nei confronti delle Entrate.
- Fi strappa sanatoria e aiuti ai meno abbienti sul 110%: Giancarlo Giorgetti concede un’agevolazione al 70% per chi continua i lavori nel 2024, che sale al 110% per le fasce meno abbienti. Sanatoria per chi non riesce a completare le opere entro quest’anno. Le misure confluiranno in un provvedimento ad hoc. Esultano gli azzurri.
Sì ai decreti fiscali con le nuove aliquote: gli scaglioni diventano tre, Irpef giù per 25 milioni di persone. Vantaggi per chi guadagna da 15.000 a 28.000 euro. No tax area fino a 8.500 euro. Ma saltano molte detrazioni. Rafforzati i diritti del contribuente nei confronti delle Entrate.Fi strappa sanatoria e aiuti ai meno abbienti sul 110%: Giancarlo Giorgetti concede un’agevolazione al 70% per chi continua i lavori nel 2024, che sale al 110% per le fasce meno abbienti. Sanatoria per chi non riesce a completare le opere entro quest’anno. Le misure confluiranno in un provvedimento ad hoc. Esultano gli azzurri.Lo speciale contiene due articoli.Adempimento collaborativo, contenzioso tributario, Statuto dei contribuenti e revisione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche sono i tre schemi di decreti legislativi in attuazione alla riforma fiscale che sono stati approvati ieri nell’ultimo consiglio dei ministri dell’anno. «Si tratta di provvedimenti molto importanti, che contribuiranno a semplificare il sistema fiscale, rendendolo più equo e dinamico», spiega in una nota il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo aggiungendo che con l’approvazione di oggi si è intervenuti «sul contenzioso tributario con l’obiettivo di velocizzare e semplificare i procedimenti, potenziando l'udienza da remoto, la digitalizzazione del processo nonché l'istituto della conciliazione giudiziale per deflazionare il contenzioso in cassazione».Il provvedimento più atteso resta quello sulla revisione dell’Irpef, dato che nel precedente cdm l’approvazione era stata fatta slittare, per dare continuità alla legge di Bilancio. Nella manovra, approvata dal Senato il 22 dicembre e che vedrà l’ok definitivo oggi alla Camera, è infatti prevista la riconferma del taglio del cuneo fiscale, per i lavoratori che hanno un reddito fino a 35.000 euro, di sei punti percentuali, e di sette per i redditi fino a 25.000 euro. Misura che deve essere letta insieme alla revisione degli scaglioni Irpef che comporta l’accorpamento dei primi due: per i redditi fino a 28.000 l’aliquota fiscale sarà del 23%, dai 28.000,01 a 50.000 euro si passerà al 35% e oltre i 50.000 euro si avrà una tassazione del 43%. Il vantaggio maggiore viene dunque concesso ai redditi medio bassi, fino a 28.000, dato che con la precedente suddivisione, la tassazione era pari al 25%. Questo si tradurrà in un beneficio medio di circa 170 euro su una platea di circa 25 milioni di contribuenti. Da aggiungere, l’estensione della platea della no tax area che aumenterà fino a 8.500 euro. Soglia già prevista per i redditi da pensione. Revisione fiscale che però andrà a penalizzare i redditi superiori a 50.000 euro. Per il 2024 è infatti prevista una franchigia di 260 euro per le detrazioni del 19%, fatta eccezione per le spese sanitarie e i premi di assicurazione per rischio eventi calamitosi, per tutti quei contribuenti che hanno redditi superiori ai 50.000 euro. Questa prima revisione delle detrazioni è stata fatta, come spiegato i mesi scorsi dal viceministro Leo, per andare ad equilibrare il risultato finale derivante dall’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef. La riduzione delle tasse dal 25 al 23% ha infatti un impatto positivo anche per i redditi superiori ai 28.000 euro, e introducendo una franchigia di 260 euro, l’idea del governo è quella di garantire l’equità e la progressività fiscale. Da ricordare che nella riforma è comunque prevista una revisione totale delle tax expenditure, perché sono troppe e attualmente ingestibili a livello di bilancio dello Stato. In pratica, per molte non si conosce il numero effettivo dei beneficiari e di conseguenza a quanto ammonta la spesa.L’obiettivo del decreto attuativo sull’adempimento collaborativo è quello di potenziare il regime della cooperative compliance e di favorire la risoluzione delle controversie in materia fiscale. Le misure introdotte puntano dunque a potenziare il regime già esistente attraverso una mappatura dei rischi fiscali relativi ai processi aziendali, la certificazione, da parte di professionisti qualificati, dei sistemi integrati di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale in ordine alla loro conformità ai principi contabili, l’emanazione di un codice di condotta finalizzato a indicare e definire gli impegni che reciprocamente si assumono l’Amministrazione finanziaria e i contribuenti e nuove forme di contraddittorio tra contribuenti e Agenzia delle entrate. Da aggiungere che in caso di adozione dell’adempimento è prevista la non punibilità delle condotte riconducibili a dichiarazione infedele, dipendenti da rischi di natura fiscale relativi a elementi attivi, comunicati in modo tempestivo ed esauriente. Quanto allo Statuto del contribuente, l’obiettivo è cercare di riequilibrare il rapporto tra contribuente e Agenzia delle entrate, dato che attualmente risulta essere sbilanciato a favore di quest’ultima. E dunque, viene previsto un rafforzamento dell’obbligo di motivazione per gli atti impositivi, anche mediante l’indicazione delle prove su cui si fonda la pretesa, la valorizzare del principio del legittimo affidamento del contribuente di certezza del diritto e la razionalizzare della disciplina dell’interpello. Quest’ultimo con il fine di ridurre il ricorso all’istituto e rafforzando il divieto di presentazione di istanze di interpello, riservandone l’ammissibilità alle sole questioni che non trovano soluzione in documenti interpretativi già emanati. Accanto a questi troviamo anche il principio di prevedere una generale applicazione del contraddittorio con il Fisco, pena la nullità dell’atto e l’istituzione e la definizione dei compiti del Garante nazionale del contribuente.Infine, la riforma della giustizia tributaria si inscrive nell’alveo delle riforme di sistema che lo Stato italiano ha inteso attuare nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). In considerazione dell’impatto che la giustizia tributaria ha sulla fiducia degli operatori economici, il governo ha definito insieme alla Commissione europea l’obiettivo di realizzare una riforma dell’intero sistema della giustizia tributaria, focalizzandosi in particolare sulla riduzione del numero di ricorsi alla Corte di Cassazione e sulla maggiore celerità della loro trattazione (in merito al contenzioso si hanno 50.000 ricorsi pendenti nel solo 2020, e nel 47% dei casi si arriva all'annullamento delle decisioni delle Commissioni tributarie regionali). Lo schema di decreto legislativo prevede, tra le varie misure, di ampliare e potenziare l’informatizzazione della giustizia tributaria, di razionalizzalizzare tra giudice tributario e civile e di rafforzare il divieto di produrre nuovi documenti processuali nei gradi successivi al primo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tasse-superbonus-ecco-novita-cdm-2666828242.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="superbonus-regalino-di-natale-a-forza-italia" data-post-id="2666828242" data-published-at="1703831047" data-use-pagination="False"> Superbonus, regalino di Natale a Forza Italia Anche Forza Italia ha avuto il suo regalino di Natale, o meglio la bandierina da poter sventolare davanti agli elettori in vista delle Europee. Ieri infatti, prima del consiglio dei ministri, è stata raggiunta una intesa tra i partiti di maggioranza per prorogare il Superbonus in alcuni casi-limite. Intesa che ha poi portato all’approvazione in cdm di un procedimento ad hoc sull’argomento. Al pre-consiglio hanno partecipato i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano. Tajani ha chiesto a un esausto Giorgetti in versione Babbo Natale (o Befana, per non essere accusati di patriarcato), di trovare il modo per accontentare le richieste forziste: il partito si è molto speso, nelle scorse settimane, per ottenere una miniproroga del Superbonus per chi ha quasi completato i lavori. Alla fine niente miniproroga, si è optato per un sostegno ai meno abbienti. «Accordo positivo su Superbonus. Grazie all’impegno di Forza Italia», esulta il partito sui social, «saranno tutelati imprese e cittadini, soprattutto quelli più deboli che non dovranno restituire soldi per i lavori non conclusi e verranno sostenuti per completarli. Passa la linea del Buongoverno di Forza Italia». Ma in cosa consiste questo accordo? Secondo quanto spiegano fonti di Palazzo Chigi al termine del cdm, sarà riconosciuto il credito di imposta per tutti i lavori realizzati e asseverati al 31 dicembre 2023; per le opere ancora da effettuare si è confermato il bonus al 70%. Per i singoli soggetti con Isee inferiore a 15.000 euro, sensibilmente aumentato in base ai componenti del nucleo familiare, si garantisce il credito del 110% anche per la quota di lavori non asseverati al 31 dicembre. In buona sostanza, aggiungono da Chigi, «chi non ha concluso i lavori entro l’anno non si troverà nella grave condizione di dover restituire tutti i crediti fino a quel momento maturati. In secondo luogo, per i lavori non conclusi al 31 dicembre e per compensare la quota che scenderà dal 110 al 70%, lo Stato interverrà utilizzando il fondo povertà con riserva di aumentarne la capienza durante l’esercizio finanziario. In questo modo le fasce meno abbienti non si dovranno fare carico della differenza». Si esclude inoltre la cessione del credito nel caso di interventi di demolizione e ricostruzione in zone sismiche per le quali non sia stato richiesto il titolo abilitativo alla data di entrata in vigore del decreto legge. Vengono quindi inserite verifiche più puntali per limitare l’agevolazione soltanto agli edifici effettivamente danneggiati da eventi sismici. Si riporta la disciplina al buonsenso e alle sue corrette finalità: non è prevista nessuna proroga, ma si incentivano i lavori limitando usi impropri e storture. Tajani, al termine del cdm, illustra i contenuti del provvedimento approvato: «Sul Superbonus», spiega il vicepremier, «c’è una tutela importante per le imprese e i cittadini meno abbienti. Ci sarà una sorta di sanatoria per il 2023, per chi ha superato il 30% dei lavori, se non ha raggiunto la conclusione dei lavori non dovrà pagare nulla per eventuali omissioni. Né l’azienda si rivarrà sui condomini né dovrà restituire dei soldi allo Stato. È un messaggio molto forte per le imprese, a tutela delle persone perbene. Per i lavori che non sono stati conclusi che usufruivano del Superbonus del 110%», aggiunge Tajani, «con il secondo stato di avanzamento lavori già fatto prima del 31 dicembre, per le persone meno abbienti, sarà lo Stato a pagare la differenza tra il 70 e il 110% Penso ai condomini di periferia, ad esempio. Poi si proseguirà col Superbonus al 70%. Per definire i meno abbienti ci saranno i codici Isee». «Grazie all’iniziativa e alla determinazione di Forza Italia», sottolinea il capogruppo azzurro alla Camera, Paolo Barelli, «è stato raggiunto un accordo sui bonus edilizi. Con apposito decreto del consiglio dei ministri continuerà ad esistere il bonus al 70% per tutti coloro che proseguiranno i lavori nel 2024, ed è prevista una sanatoria che permetterà di evitare la restituzione delle somme per tutti coloro che non hanno completato i lavori entro il 31 dicembre. Il bonus edilizio al 110%», aggiunge Barelli, «resterà comunque in vigore per coloro che hanno reddito basso e non hanno completato i lavori». Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia e responsabile nazionale dipartimento lavori pubblici del partito, si è battuta molto per trovare una soluzione ed è soddisfatta dall’accordo raggiunto: «Forza Italia», argomenta la Mazzetti, «si è impegnata fin da subito, con coerenza e con continuità, per una soluzione di buonsenso al problema Superbonus. Era ed è nostro compito tutelare i cittadini, i professionisti e le imprese che hanno investito e lavorato nel rispetto della legge e che si ritrovano con cantieri fermi sebbene in stato avanzato. Così facendo li aiuteremo a fare gli ultimi metri in serenità. Governare bene vuol dire anche questo: lavorare per risolvere un problema che certamente non abbiamo causato noi ma che abbiamo ereditato. Questo è lo spirito di Forza Italia, così avrebbe fatto il nostro presidente Silvio Berlusconi».
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Cinquant’anni fa uscì la prima critica gastronomica del futuro terrore dei ristoratori. Che iniziò come giornalista di omicidi e rapine di cui faceva cronaca sul «Corriere d’informazione». Poi la svolta. Che gli procurò una condanna a morte da parte del boss Turatello.
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
Mauro Micillo: «Le iniziative avviate dall’amministrazione americana in ambiti strategici come infrastrutture e intelligenza artificiale offrono nuove opportunità di investimento». Un ponte anche per il made in Italy.
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)
All’ex procuratore devono essere restituiti cellulari, tablet, hard disk, computer: non le vecchie agende datate 2017 e 2023. E sulla Squadretta spunta una «famiglia Sempio».