2021-12-31
Malvisti, essenziali e poi superflui: il valzer degli «esperti» sui tamponi
Copertura «scientifica» a scelte politiche: le ipocrite piroette sui test alimentano il caos.Discoteche e feste danzanti sono vietatissime, ma non c’è dubbio su quale sia il ballo di fine 2021: il ballo del tampone.Inutile girarci intorno: in una vicenda in cui l’arbitrarietà e la convenienza politica hanno sempre prevalso su ogni considerazione scientifica, e in cui il cosiddetto «avallo scientifico» è stato di volta in volta cercato-richiesto-ottenuto solo per dare copertura alla scelta politica del momento, il tampone è stata e continua ad essere la cartina al tornasole delle giravolte dell’ultimo semestre.Fino a prima del green pass, il tampone era visto con simpatia dal mainstream politico-sanitario-mediatico. Anzi, era perfino ritenuto cool poter sfoggiare un bel certificato di recente negatività, anche a prescindere dall’avvenuta vaccinazione. Ma improvvisamente, dall’estate, con l’adozione del green pass, è scattata la fatwa. Dal momento in cui Mario Draghi proclamò urbi et orbi (22 luglio) che la carta verde era una misura che dava «garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose» (ed era palesemente una fake-news, già allora riconoscibile come tale), la narrazione è stata capovolta. Le menti più raffinate (si fa per dire) della politica e del giornalismo hanno immediatamente rivoltato la frittata, sulla base della convinzione che incoraggiare il tampone potesse scoraggiare la vaccinazione. Sacrilegio, non sia mai! Anche perché tutto il racconto politico e mediatico sulla certificazione era basato sulla cosiddetta «spinta gentile» a vaccinarsi. E allora - per disincentivare il tampone - ecco i prezzi, pur teoricamente calmierati, rimasti alti (15 euro per 15 volte al mese fa un budget mensile di 225 euro). Ed ecco, per sovrammercato, le indimenticabili sortite del ministro Renato Brunetta sul «costo psichico» del tampone, sulla scomodità di farsi «infilare dentro il naso fino al cervello i cotton fioc lunghi».In quel contesto, le autorità politiche e sanitarie arrivarono addirittura a mettersi di traverso rispetto alla campagna condotta coerentemente dalla Verità per l’adozione dei tamponi rapidi (salivari o nasali) nelle scuole. Misura che - di tutta evidenza - sarebbe stato l’uovo di Colombo per tenere la situazione scolastica il più possibile sotto controllo, per sdrammatizzare molte tensioni, e anche per evitare lo spettro della didattica a distanza. Niente da fare: come si sa, il progetto fu ridimensionato a una limitata sperimentazione. A testimonianza dell’ipocrisia imperante, però, anche in quel periodo in cui il tampone non piaceva alla gente che piace, due eccezioni sono sempre rimaste validissime. La prima: occorreva invariabilmente esser tamponati per assistere alle conferenze governative di Draghi e dei suoi ministri. Come dire: fidarsi (del green pass) è bene, ma non fidarsi è meglio. La seconda: occorreva e occorre tuttora essere tamponati (in genere, nelle 36-48 ore precedenti) per entrare in qualunque studio televisivo, nonostante la bi o trivaccinazione. Morale: in onda si elogia il green pass, ma nella sostanza si ammette che l’unica garanzia è quella del tampone negativo. Poi, improvvisamente, la svolta dopo Omicron. A metà dicembre, viene stabilita dal governo la necessità del tampone (anche per i vaccinati) per entrare o rientrare in Italia. E la combinazione perversa tra quella scelta, la narrazione del terrore sulla nuova variante e le regole sulla quarantena hanno portato - al gelo - alle code chilometriche (di vaccinati e non vaccinati) a cui tutti assistiamo davanti a ogni farmacia. Tutti in fila: chi per necessità, chi per paura, chi per placare i parenti in vista dei cenoni delle feste.Era inevitabile che una situazione del genere arrivasse al collasso, com’è puntualmente avvenuto. E ora, con le stesse facce e la stessa credibilità (bassina), politici - televirologi - opinionisti, capita la mala parata, vengono a dirci che in fondo tamponarsi non è più così essenziale. E il ballo è destinato a proseguire, ci si può scommettere.