2024-06-16
Un reportage dal mondo interiore per riscoprire l’arte della lentezza
Nel riquadro, Tamara Baris
Nel libro «In Oriente con Tiziano Terzani», Tamara Baris narra la vita dello scrittore facendocelo immaginare in ogni angolo di mondo: dal suo bagno decorato con le montagne dell’Himalaya, fino alla caotica Bangkok.Ci sono autori e artisti - credo che la parola giusta sia «personalità» - della nostra epoca che si circondano, attraverso il successo delle loro opere e delle loro opinioni, di un’area che riluccica anzitutto negli occhi di coloro che forse vorrebbero un giorno fare lo stesso, o quasi. Mi sono spesso interrogato sulle ragioni che conducono uno scrittore che in un determinato periodo storico possa sembrare un disadattato, quantomeno agli occhi della presunta società, ovvero da parte di chi considera o potrebbe considerare la letteratura tutt’al più un passatempo, uno sfogo, qualcosa che esiste ma senza capirne bene i motivi. E magari per altri occhi, per altri palati, per altre accezioni, questa stessa figura infelice, pensierosa, critica, ribelle - i termini da scegliere potrebbero variare - si avvicina addirittura alla dimensione mistica del santo. Anni dopo, spesso quando questi autori sono morti ma le loro opere vengono ristampate in nuove edizioni, da editori altisonanti, i giovani scrittori in erba, si avvicinano con estrema emozione, adorano le loro parole scritte, o la musica, o le statue, o quel che questi autori un tempo fuori dalle regole e dalle traiettorie dominanti hanno realizzato, meritando di essere inclusi in quel novero ristretto degli autori o degli artisti da ricordare, di cui sono gonfie le antologie scolastiche o universitarie. Mi chiedo quando il peso specifico delle loro biografie cambia radicalmente, dal nero al bianco, dall’inutile al fondamentale, chissà cosa cambia, quanto poco serva alla fine per trasformarsi da chimera, da orco, da vampiro, ad angelo, a punto cardinale. Una decina di anni fa sono stato a Tangeri per dormire nello stesso albergo dove avevano vissuto i poeti Beat negli anni Cinquanta, in quelle fervide stagioni nelle quali veniva al mondo mio padre, nelle stanze dell’albergo El Muniria, addossato al porto vecchio, William Burroughs scriveva confusamente quel romanzo che Kerouac intitolerà Pasto nudo. Mi perdonino i mussulmani credenti, ma per me era come arrivare alla Mecca, o danzare sulla collina di Gerusalemme, o lanciare gli occhi alla cima delle sequoie di Yosemite, mentre per gli abitanti della città che formicolava intorno ero solo un occidentale che transitava di lì, alla ricerca di un passato vivo soltanto in vecchie fotografie in bianco e nero, capace semmai soltanto di generare una certa nostalgia per un passato probabilmente mitizzato. E non era diversamente quando visitavo i parchi nazionali della California, alla ricerca anche delle orme di John Muir e di altre figure vertiginose del periodo d’oro - il secondo Ottocento - della scoperta dei titani rossi e della nascita del protezionismo ambientale a stelle e strisce. Alcuni dei miei dei laici e spirituali riposano qui.Credo dunque d’intuire quel crepitio che si sente appoggiando l’orecchio alle pagine che compongono In oriente con Tiziano Terzani di Tamara Baris, conoscitrice dell’opera terzaniana e visitatrice dei suoi luoghi. Nel suo libro ne parla con tatto estremo: si percepisce la sua emozione nel trattare con qualcosa di troppo grande, di troppo profondo, di troppo incandescente. E infatti quando di mezzo c’è Terzani sembra sempre che il «tu», in qualità di scribacchino o di pensatore, oscilli costantemente uno o due passi indietro, o di lato. La pace? Puoi pensarla come vuoi ma Terzani ha detto questo e quest’altro. Il Giappone? Il popolo indiano? Il Vietnam? Certo, puoi conoscere e viaggiare ma prima di te c’è stato Terzani. E dunque non sfigura questo bel volume - elegante la copertina quanto l’impaginazione - nella collana Passaggi di dogana della Perrone, che in passato ci ha fatto indugiare in città quali Lisbona, Napoli, Dublino, Venezia, San Pietroburgo, New York, Parigi, Tokyo, ed ora ci incammina nella città viaggiante di Tiziano Terzani.Il volume, densamente autobiografico, ci mostra un viaggio iniziatico fatto di luoghi e oggetti, di stanze e spazi aperti, della sua autrice, collaboratrice della Treccani e del Festivaletteratura di Mantova, dottoressa di ricerca della lingua italiana, e inanella una carrellata di citazioni terzaniane. Tutto ha inizio dalla fine - massì, è la citazione di un titolo di Terzani, La fine è il mio inizio - con l’arrivo a Orsigna, sull’aspra montagna pistoiese, in un bailamme di sensazioni e incontri, ove è facile smarrirsi. La vertigine dell’autrice si trasforma in quella del lettore che si sente sbaloccato tra Laos e Vietnam o a Beirut, la concretezza contadina dei luoghi scelti per il buen retiro della famiglia Terzani e le guerre in giro per il mondo, guerre di ieri, dell’altro ieri ma purtroppo anche di oggi. E così Tiziano Terzani rinasce nel suo bagno fiorentino che decora con le montagne dell’Himalaya così da averle sempre vicino, diventa consigliere dei nostri desiderata di viaggio, oppure lo rivediamo accaldato, in taxi, nella trafficatissima Bangkok. Un piccolo limite risiede nel compiacimento della scrittura, ma è un’attitudine diffusa nelle autobiografie dei nostri giorni, con tutto questo impegnarsi nel descrivere i dettagli dei tanti viaggi, dei tanti porsi in ascolto, e forse anche del piacersi non poco in questo stato di continua trasformazione e nutrimento. Lo notavo ad esempio, in un pezzo uscito qui alcune settimane fa, immergendomi in un saggio antropologico tra montagne, alberi e pecorai, ma per le medesime ragioni potrei citare divagazioni filosofiche di autori e autrici nati anzitutto negli anni Novanta. Forse limitarsi potrebbe condurre ad una scrittura meno esibita, più austera, evitando d’indugiare tanto sulle proprie virtù, ma certe forme di sapienza, ammesso che lo siano, si acquisiscono nel tempo, nel laborio, nel passare in mezzo alle diverse stagioni della vita.Ad ogni modo la radice di questo libro risiede nell’incontro, la Baris descrive il suo abbandonarsi nella città viaggiante di Tiziano Terzani, ma lo fa anche attraverso la voce di altre persone: incontriamo Tiziano Terzani tanto nelle sue vive parole quanto nelle parole di coloro che lo hanno conosciuto, amato, studiato, letto, chi ne ha preso esempio, coloro che ne accudiscono l’eredità. Ci sono libri che sono figli di una penna, in questo caso le penne che hanno scritto, le bocche che hanno parlato, sono diverse: Matthias Canapini, Raffaella Cosentino, Angela Terzani Staude, Folco Terzani, Aldo e Frodo di Orsigna. La materia è ricca e abbonda, e dunque non resta che andare in libreria, ordinare il volume e leggerlo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.