2024-11-14
I talebani si scoprono ecologisti e vanno a battere cassa al circo Onu
Le Nazioni unite aprono le porte della conferenza in Azerbaigian al governo afgano, che non hanno mai neanche riconosciuto. Una barzelletta, a cui si aggiunge la richiesta di fondi per il clima da parte del regime.Alla conferenza mondiale dell’Onu sul cambiamento climatico che si svolge in questi giorni a Baku, in Azerbaigian, la cosiddetta Cop29, per la prima volta partecipano tre delegati talebani - ripeto, talebani - dell’Afghanistan benché il loro governo dittatoriale e totalitario, dal 15 agosto 2021, non sia riconosciuto dall’Onu stesso. Sarebbe come se a una conferenza mondale dell’Onu sul terrorismo partecipassero un gruppetto di terroristi di matrice islamica. Capite a che punto siamo arrivati?Chi li ha fatti entrare questi alla conferenza? Chi ha concesso loro di varcare le soglie del luogo dove a Baku si svolge la Cop29? Perché sono lì essendo che il regime talebano è stato più volte condannato dall’Onu stessa? Che il mondo, nel suo complesso, viva un periodo di caos raramente visto, non c’è dubbio. Che non ci siano in giro per il mondo leader e istituzioni dotate della necessaria autorevolezza per metter mano ai conflitti in atto nel mondo, non c’è altrettanto dubbio. Tutto questo ci è chiaro, purtroppo, da un bel po’ di anni. E ci è chiaro anche che il ritiro improvviso, ingiustificato e irragionevole delle truppe americane dall’Afghanistan non sia stato proprio un colpo di genio della politica estera statunitense, tant’è vero che il governo riconosciuto dal mondo è quello della Repubblica islamica dell’Afghanistan sorta nel 2004, ma è praticamente un governo in esilio perché, come dicevamo sopra, l’Afghanistan è ormai un emirato sotto la dittatura dei talebani da quattro anni. Va bene che l’Onu non conta nulla, ma dover sottostare all’oltraggio di vedere, tra i partecipanti, alcuni talebani afgani, francamente, ci pare che abbia superato ogni soglia di ciò che è internazionalmente accettabile. Anche perché il direttore generale dell’Ente afgano per il clima, Mawlawi Matiul Haq Khalis, dotato di tanto di turbante in testa e di molto lunga barba bianca, ha affermato che «anche Kabul dovrebbe beneficiare» di fondi climatici destinati ai Paesi più vulnerabili. Ora, è vero che l’Afghanistan è uno dei Paesi più poveri al mondo, e il più povero dell’Asia intera, ma crediamo che prima di pensare ai fondi climatici pagati da Paesi riconosciuti dall’Onu (anche se in alcuni casi chiudendo più di un occhio) ebbene, prima di pensare alla questione climatica, quel Paese dovrebbe pensare ad altre questioni e soprattutto alla prima di tutte che è quella di ristabilire un governo democratico. Per ricevere i fondi di organizzazioni internazionali non è esattamente indifferente capire a chi vanno quei soldi e se si tratta di uno Stato destinatario, non è che la gravità del problema (il cambiamento climatico) può far chiudere un occhio o, come in questo caso, tutti e due sulla realtà istituzionale di quel Paese. In un mondo normale la presenza di questi tre talebani sarebbe uno scandalo da gridare ai quattro venti e la loro presenza non dovrebbe essere permessa ma, evidentemente, non siamo in un mondo normale perché per qualcuno è più o meno normale che per tutti gli altri. E poi, quali tipo di emissioni ci sono in Afghanistan? A quale tipo di inquinamento dovuto alle emissioni si riferiscono i talebani presenti, con le loro belle barbe, alla Cop29? Forse alle emissioni gassose delle numerosissime pecore che abitano nel Paese? O forse a quelle degli umani che abitano anch’essi il Paese? Viene da fare dell’ironia perché abbiamo esaurito le parole di fronte a un fatto così grave e così passato sottogamba. Ma si può far partecipare dei talebani ad una conferenza mondiale dell’Onu? Perché non facciamo partecipare Hamas a una conferenza internazionale sulla pace? Che differenza ci sarebbe? Almeno secondo le intenzioni di coloro che la costituirono nel 1948, l’Onu avrebbe dovuto essere l’organizzazione dei popoli democratici che si riconoscevano in alcuni diritti fondamentali; tutte cose che stanno all’Afghanistan come l’Artide sta all’Antartide, agli opposti. Già di per sé le Cop non hanno prodotto, fino ad ora, nonostante il numero elevato, ben 29, risultati apprezzabili, ma questa di Baku rimarrà alla storia se non altro per questo fatto scandaloso e negativo, la presenza dei talebani come soggetti attivi e parlanti della conferenza stessa.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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