Il ministero della Salute continua a snobbare gli allarmi. Prodotti venduti come non stupefacenti, ma lo sono eccome. Secondo la legge 242 del 2016 che ne regola la produzione, la vendita e l'uso, i derivati della cannabis devono provenire da piante di canapa «sativa» in cui il livello di Thc (tetraidrocannabinolo) sia inferiore a 0,2%, con una tolleranza in caso di test sul prodotto pari allo 0,6%. Entro questi limiti, in teoria, non è «drogarsi». Eppure...
Uno studio dell'Osservatorio sulle droghe svela che ha effetti «deboli» e «insufficienti» come cura palliativa per pazienti oncologici o sieropositivi. Ma la politica la difende: ora la Lombardia chiede di poterla produrre.