Sentenza di estradizione e misura cautelare annullate: l’imprenditore russo non è più sul territorio italiano. Accogliendo il ricorso della difesa, rappresentata dagli avvocati Vinicio Nardo e Fabio De Matteis, i giudici della sesta sezione della Cassazione chiudono in modo quasi pilatesco il caso di Artem Uss, il figlio dell’ex governatore di una regione della Siberia che era evaso dalla sua abitazione di Basiglio, in provincia di Milano, il 22 marzo scorso dopo che la Corte d’Appello meneghina aveva dato il via libera alla sua estradizione negli Usa. Uss era stato bloccato il 17 ottobre 2022 a Malpensa su richiesta degli Stati Uniti, con l’accusa di presunti traffici illeciti di materiale civile e militare «dual use», ovvero un’attività in violazione delle sanzioni statunitensi, inclusa l’esportazione di tecnologie militari e sensibili (tecnologie trovate, secondo gli Usa, in armamenti russi usati sul fronte di guerra in Ucraina), ma anche di contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia, riciclaggio e frode bancaria.
Nell’immediatezza dell’arresto i giudici avevano convalidato la custodia in carcere. La Procura generale di Milano aveva raccolto, tra fine ottobre e inizio novembre, elementi di preoccupazione sufficienti per chiedere che Uss rimanesse in carcere in attesa della decisione sulla sua estradizione Oltreoceano. Il pg Francesca Nanni e il sostituto Giulio Benedetti avevano infatti espresso parere negativo alla richiesta di concessione dei domiciliari presentata dalla difesa del cittadino russo. Invano. L’imprenditore è rimasto in cella a Busto Arsizio fino al 2 dicembre quando, in seguito a un provvedimento depositato il 25 novembre ma eseguito una settimana dopo, gli sono stati concessi i domiciliari con braccialetto elettronico in una casa presa in affitto a Basiglio, in attesa che terminassero i lavori di ristrutturazione dell’appartamento di lusso acquistato dalla moglie nello stesso comprensorio. Il 21 marzo è arrivato il via libera all’estradizione oltreoceano, ma il giorno dopo l’imprenditore è sparito per riapparire circa due settimane dopo in Russia, con tanto di intervista e ringraziamenti a tutte quelle persone «forti e affidabili» che gli erano «state vicine».
Una delle conseguenze di questa decisione è che se, in un’ipotesi improbabile, Uss dovesse tornare in Italia non verrebbe più arrestato. I giudici della Suprema corte avevano chiesto al ministero degli Esteri di indicargli se l’evaso era ancora sul territorio italiano e la risposta, dopo gli accertamenti dell’Interpol, è che risiede in Russia. A questo punto, la procedura per l’estradizione è caduta perché, recita il dispositivo, «perché la persona richiesta in estradizione non è più presente nel territorio dello Stato».
La fuga di Uss aveva innescato una baruffa diplomatica con gli Usa e non poche frizioni tra la magistratura italiana e il Guardasigilli Carlo Nordio che aveva subito avviato un’azione disciplinare nei confronti dei giudici che avevano concesso i domiciliari. La Procura di Milano intanto sembra ancora non essere riuscita a venire a capo del meccanismo che ha permesso la fuga indisturbata di Uss. Gli indagati per l’ipotesi di procurata evasione sono quattro. Come aveva svelato La Verità ad aprile, a «esfiltrare» Uss dalla Lombardia attraverso la Slovenia sarebbe stato un commando di malavitosi di origine balcanica, tre serbi e un serbo-bosniaco, da anni residente in Italia. La Procura di Milano ha anche inviato diverse rogatorie in Slovenia, Serbia, Croazia e Germania.
Alle autorità tedesche, in particolare, i pm milanesi hanno chiesto informazioni su tale Yuri Orekhov, amico e socio di Uss, arrestato in Germania per traffico di materiale militare e civile, sempre su mandato degli Usa. E hanno richiesto documenti e informazioni anche sulla sua società. Ma le anomalie in questo caso non sono finite.
Quando uscì dal carcere di Busto Arsizio a Uss vennero restituiti i due telefoni cellulari, che peraltro non erano stati sequestrati. Poi, il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, il 19 dicembre, inviò all’ambasciata Usa a Roma una richiesta di assistenza giudiziaria per l’Italia per chiedere il sequestro di telefoni, ma anche di dispositivi elettronici e carte di credito. L’Ambasciata trasmise la rogatoria al ministero della Giustizia il 12 gennaio. La rogatoria è stata eseguita il 13 marzo, e solo allora i due telefoni sono finiti sotto sequestro.
Nel frattempo Uss ha potuto continuare a coltivare la sua rete. L’allarme del braccialetto elettronico, inoltre, è suonato, come ha accertato un esperto della Procura milanese, per decine di volte, pare, «per dei malfunzionamenti». Nel loro parere, contrario alla concessione dei domiciliari, Benedetti e Nanni avevano segnalato che Uss era una persona che, per disponibilità economiche e rete di relazioni, avrebbe potuto facilmente lasciare l’Italia. Così come, poi, è avvenuto: in poche ore è arrivato in auto al confine triestino per riapparire in Russia il 4 aprile. Nel caso rientrasse in Italia sarebbe comunque perseguibile per l’evasione.







