Dobbiamo sentitamente ringraziare Repubblica. Cominciavamo a temere di dover chiudere l’anno senza il grande classico della polemica sanitaria, l’accusa più cara a grandi e piccini che ciclicamente si ripresenta sulle labbra dei profeti della Cattedrale sanitaria. Ma per la penna di Francesco Bei, proprio in chiusura di 2022, riecco, bella evidente in prima pagina, l’emozionante e perentoria affermazione: i no vax sono fascisti (o i fascisti sono no vax, che è uguale). Il titolo del quotidiano progressista è dolcissimo: «No vax e moschetto». E nell’articolo c’è perfino un tentativo di teorizzazione politica: «Giorgia Meloni si è trovata a finire l’anno sul piano della nostalgia missina e della banalizzazione del Covid», scrive Bei. «Sono due temi importanti e diversi che meritano entrambi un approfondimento, giacché entrambi nascono da un medesimo atteggiamento politico e, se vogliamo, anche culturale».
In buona sostanza, la destra sarebbe colpevole di riscrivere la Storia, rifiutandosi di considerare abominevole e intollerante il Movimento sociale italiano. Allo stesso modo, sarebbe colpevole di rifiutare l’evidenza scientifica, evitando di celebrare il sacro vaccino. Secondo Repubblica, infatti, «continua a mancare nella destra italiana un riconoscimento dell’errore marchiano fatto durante la pandemia». Quale sarebbe questo errore? Sentite qui che meraviglia: «Non ha alcun senso», sostiene Francesco Bei, «dire che i lockdown non sono serviti e citare l’esempio cinese». Bisognerebbe piuttosto ammettere che «se oggi siamo in un altro mondo è proprio grazie alle vaccinazioni. E non si capisce la continua reticenza sul punto della premier». Che dovrebbe fare, dunque, la Meloni? Facile: «Dovrebbe andare in televisione tutti i giorni in prima serata a dire agli italiani - tutti, non solo i fragili - di vaccinarsi se non lo hanno ancora fatto».
Davvero, di fronte a queste parole siamo sinceramente commossi. Non ci permettiamo nemmeno più di esprimere critiche, o di avanzare perplessità. No, a questo punto tocca arrendersi all’evidenza: siamo al cospetto di una religione sanitaria, e come tutte le religioni essa va rispettata. Anzi, proponiamo che la Cattedrale sanitaria possa accedere all’otto per mille, casomai non bastassero i fondi elargiti a Pfizer e Moderna.
Non stiamo affatto scherzando: quando ci si trova al cospetto di un culto, di una setta, è perfettamente inutile addurre argomenti razionali. Se fossimo nel pieno di un dibattito politico serio, o per lo meno lucido, ci basterebbe far notare che tutti i governi dell’Occidente e non solo hanno eliminato le restrizioni. Forse tutti gli esecutivi delle nazioni che circondano sono no vax quindi fascisti? Pare strano.
Però, appunto, non stiamo discorrendo amabilmente con interlocutori sereni. Stiamo piuttosto facendo i conti con una pseudo religione apocalittica.
Le tracce di messianismo sono piuttosto evidenti proprio nell’editoriale di Bei, il quale spiega che siamo stati proiettati in un Mondo Nuovo grazie alla gnosi scientifica che ha prodotto le sante punture. È, questa, una variante dell’ideologia progressista secondo cui soltanto gli illuminati di sinistra (i woke, i risvegliati) possono condurci verso il paradiso terrestre. Poiché però a questo paradiso non si arriva mai, serve qualcuno a cui dare la colpa, e questo qualcuno è inevitabilmente il fascista, cioè il reazionario, colui che ostacola, che trattiene, e impedisce lo scatenarsi delle benigne forze del progresso salvifico.
Il culto sanitario si appropria della medesima narrazione: i savi sanitari hanno la chiave della felicità e della salvezza. Purtroppo, questa salvezza non sembra così salvifica visto che ogni quattro mesi circa si viene invitati a sottoporsi a una nuova somministrazione di medicamento miracoloso, e il virus comunque circola. Dunque chi si può incolpare per il fallimento nella tanto decantata «guerra al virus»? Ovvio: i sabotatori interni, coloro che frenano la corsa verso la salvezza, cioè i no vax, i quali svolgono la stessa funzione dei fascisti. Da qui l’equazione no vax uguale fascio.
Manco a dirlo, tutto ciò non ha alcuna attinenza con la realtà. Ma questa alienazione è tipica della gnosi contemporanea. Come ebbe a scrivere il filosofo Marcel De Corte, l’uomo di oggi «ha via via sacrificato la propria intelligenza speculativa e insieme la propria intelligenza pratica alla propria intelligenza operaia, fabbricatrice di un mondo, di una società, di un tipo artificiale di uomo». Siamo entrati in una sorta di utopia malata, in cui si impongono un «nuovo stile di vita» e una «nuova normalità» nel segno dell’artificio.
Se fossimo ancora capaci di guardare al mondo reale, ricorderemmo che con la scusa del virus è stato imposto un controllo feroce e totale, le libertà sono state calpestate adducendo false motivazioni scientifiche, la repressione è divenuta quotidiana e asfissiante. A farne le spese sono stati cittadini incolpevoli, individui sani che sono stati accusati d’essere pericolosi untori meritevoli d’emarginazione.
Il governo che li opprimeva, tuttavia, non è mai stato indicato come fascista dalle forze progressiste. Era anzi il governo dei migliori, degli illuminati guidati da un essere superiore che ci avrebbe donato pace e felicità, ma purtroppo è stato scacciato dai perfidi fascistoni guidati dalla Meloni.
La stessa Meloni che oggi - così sostiene la narrazione sinistrorsa - ci riconsegna all’oscurità per compiacere i suoi seguaci no vax.
Tale ricostruzione, benché delirante, risulta molto utile per due motivi. Per prima cosa, come dicevamo, soddisfa e conforta gli adepti delusi della Cattedrale sanitaria, fornendo loro un capro espiatorio. Soprattutto, però, fornisce un’utilissima arma di attacco politico.
Gli avversari del governo - esterni ma anche interni (vedi chi, dentro Forza Italia, continua a professarsi «fedele alla scienza» nonostante la scienza lo abbia platealmente smentito) - possono sfruttare la pandemia reale e soprattutto immaginaria per aizzare gli animi e proporsi come salvatori della Patria.
Qui non si tratta dunque di scienza, di dati, di osservazione del mondo e di elaborazione di teorie. Si tratta soltanto di feticismo, ideologia e bassa politica. Qualcuno ha bisogno che il Covid - come le Forze oscure della reazione - sia sempre in agguato. Ai progressisti italiani la minaccia della malattia consente di avere ancora qualche argomento di cui parlare, e di allontanare i riflettori dal Qatargate e dalle altre figuracce accumulate in questi mesi. D’altra parte, è noto, per il Covid le cure esistono, per la disperazione no.







