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(IStock)
I libri dei nostri Veneziani e Giordano (ma non solo) sono arrivati in vetta alle classifiche di vendita. Un bel segnale: esiste ancora una fetta di italiani immuni alle versioni dominanti, si tratti di Covid o guerra. Ma occhio, la prossima «dose» sarà sull’ambiente.
Il più delle volte, l’osservazione delle classifiche di vendita dei libri italiani si rivela un esercizio sconfortante. Quando va bene, l’elenco dei testi a maggior diffusione mostra una devastante uniformità culturale (le prime posizioni sono tutte occupate dalle preziose opere dei maestrini del pensiero gauchiste). Quando va male, trionfano manuali di auto aiuto e paccottiglia di vario genere. Talvolta, però, si manifestano eccezioni. Appaiono nelle liste titoli inaspettati, o pervasi da uno spirito anche solo appena differente da quello prevalente. Negli ultimi giorni ci ha rincuorato notare che fra i dieci tomi di maggior successo - secondo gli elenchi pubblicati da Corriere della Sera e Repubblica - sia presente il nuovo libro di Mario Giordano (Tromboni, edito da Mondadori). Ovvio: siamo felici per Mario che è un collega e un amico, ma il punto non è affatto questo. A importarci è il fatto che questo libro si occupa proprio dell’angosciante conformismo italiano. Qualche settimana fa aveva provato un’analoga sensazione quando abbiamo visto apparire nel novero dei bestseller La Cappa (Marsilio) di Marcello Veneziani, il quale - pur con altri toni e differenti contenuti - va comunque a sfiorare il terreno battuto da Giordano.
Ebbene, queste due eccezioni alla norma (a cui si aggiungono i risultati di vendite molto buoni ottenuti da altri testi, alcuni dei quali firmati da collaboratori di questo giornale) ci fanno pensare che molti italiani stiano iniziando a stancarsi del clima opprimente, e rifiutino la soffocante museruola che viene imposta ormai da troppo tempo al pensiero indipendente. Molti connazionali sono stanchi della cappa ideologica che ancora ci resta avvinghiata alle membra e alla mente; molti altri si sono sinceramente stufati dei troppi tromboni che affollano l’arena. Si tratta di due sfumature della medesima, sgradevole situazione in cui tutti noi ci troviamo immersi da parecchio, ma che negli ultimi due anni ha superato ogni livello di guardia, fino ai casi eclatanti di questi giorni.
La famigerata lista dei «putiniani italiani» - pubblicata dal Corriere della Sera sulla base di fonti che, allo stato attuale, risultano per lo meno ambigue - altro non è se non la versione più estrema e trasparente di una repressione del dissenso che abbiamo ripetutamente visto all’opera (nemmeno troppo sotto traccia). Abbiamo già avuto occasione di rilevare come nel dibattito pubblico sulla guerra in Ucraina si siano ripresentate tutte le storture e le psicosi emerse in tempo di Covid. Dopo mesi di ossessiva ripetizione delle stesse formule («l’Ucraina può vincere, l’esercito russo è al collasso»), ora emerge la ruvida verità, e cioè che i russi non sono implosi e non stanno arretrando, al contrario avanzano nel Donbass. Fatti che erano stati ampiamente previsti da osservatori i quali, da tali analisi realiste, hanno ricavato insulti, minacce e accuse di intelligenza col nemico.
Riguardo al virus si viaggia su analoga frequenza. Giusto ieri, sulla prima pagina della Stampa si affacciavano due titoli stupefacenti. Il primo lanciava l’allarme sull’eccessiva presenta di «medici a gettone», spesso poco qualificati e inesperti, nella sanità italiana. L’altro inveiva per «l’assurda maturità con la mascherina». Entrambi gli argomenti sono stati ampiamente trattati dal nostro giornale e da trasmissioni come Fuori dal coro un bel po’ di tempo fa. Ora vengono ripresi da un quotidiano che è stato tra i più feroci castigatori di (presunti) no vax. Di nuovo, la verità viene a galla, ma nel frattempo quelli che l’avevano intuita sono stati vessati, oscurati, presi d’assalto.
Vediamo dunque che la cappa rimane, e che i tromboni continuano ad essere in servizio permanente, anche se un’ampia fetta degli italiani dà segni di evidente stanchezza e di pressante insofferenza. Il pensiero prevalente non ha cambiato di segno, la Cattedrale sanitaria è rimasta al potere, la Babilonia liberale ha ancora i fuochi accesi. Hanno spudoratamente mentito e manipolato l’informazione, poi come se nulla fosse hanno cambiato versione in maniera sfacciata, intanto proseguono a discriminare i dissenzienti e a orientare la discussione pubblica.
Se da una parte c’è da constatare con ottimismo che non tutte le menti sono obnubilate ma tante ancora funzionano più che dignitosamente, dall’altra si deve essere consapevoli che la morsa dell’ideologia dominante non si attenuerà. Anzi, già si annusano le nuove gabbie del pensiero. Piccolo esempio: a chi scrive, nei giorni scorsi, è capitato di partecipare a un dibattito televisivo sulla cosiddetta «rivoluzione green». Per mancanza di tempo, e per il fatto che uno degli interlocutori (il climatologo Luca Mercalli) dopo pochi istanti ha abbandonato lo studio fortemente irritato, la discussione è stata abbastanza superficiale e incompleta. Nonostante ciò, il solo fatto di aver citato un autore critico rispetto alla tesi prevalente - e cioè che il riscaldamento globale sia la principale minaccia all’esistenza e che vada risolto azzerando le emissioni prima di subito, senza nemmeno ragionare lucidamente - mi ha donato un’ondata di insulti e di attacchi per lo più scomposti.
Poco male, per quanto mi riguarda. Ma malissimo - ancora una volta - per la salute del confronto collettivo. Anche sul tema ambientale l’inquisizione liberal è scattante e feroce. Supponiamo dunque che la prossima emergenza a cui far seguire mobilitazione totale sarà appunto quella «verde». Altre ne seguiranno, ovviamente, poiché l’attuale sistema si evolve tramite choc e reset successivi.
In conclusione, la lezione è duplice: apprendiamo che, nel caos di Babilonia, la vita resiste, ci sono ancora spazi di pensiero. Ma questi spazi vanno restringendosi. Non sorprende: quando il re si accorge d’esser nudo, quasi sempre reagisce con violenza.
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Il 61% degli italiani ha dichiarato di aver letto almeno un libro durante questo 2020. In crescita anche i romanzi in formato digitale, da scoprire grazie a tanti nuovi tablet.
«Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine». In un anno in cui siamo stati costretti a riscoprire le nostre case e a ricostruire le nostre giornate, la lettura - come cita Virginia Wolf - è diventato un piccolo paradiso in cui fuggire dalle preoccupazioni quotidiane.
Secondo i dati raccolti dall'Aie (Associazione italiana editori) a ottobre la percentuale di cittadini che dichiara di aver letto un libro negli ultimi 12 mesi di attesta al 61% contro il 58% del 2019 e il 55% del 2018. In particolare i lettori di libri cartacei sono il 55%, di eBook il 30% (in crescita di cinque punti percentuali sul 2019) e audiolibri il 12% (più due punti percentuali). La crescita dei lettori su supporto digitali è evidenziata anche dall'aumento dei lettori forti di eBook (chi legge 4 o più libri in formato digitale passa dal 9% del 2019 al 14%) e di audiolibri (dal 2% al 3%). Se consideriamo l'intero universo di chi a ottobre dice di aver letto un libro negli ultimi 12 mesi, il 40% di essi legge perlopiù in digitale, il 46% cartaceo, il 14% utilizza tutti i tipi di supporto. Solo un anno prima, i lettori “digitali" erano il 32%, 51% cartaceo e 17% utilizzava entrambi i supporti.
Crescono anche gli acquisti online. In particolare, sono 3,4 milioni gli italiani, già lettori di libri e clienti delle librerie tradizionali, che per la prima volta hanno acquistato un libro online e 2,3 milioni un eBook. La platea di chi legge libri cartacei acquistati online sale così al 38% dei lettori, eBook al 30%. La crescita degli italiani che hanno iniziato ad acquistare online non vuol dire però la fine delle librerie, anzi. A ottobre dichiarano di frequentarla il 67% dei lettori, dato sì inferiore al 2019 (era il 74%) ma in netto recupero rispetto al 20% di maggio. Gli altri punti di vendita fisici, soprattutto supermercati, sono frequentati dal 23% dei lettori contro il 21% del 2019 e l'11% di maggio 2020. Le librerie online sono al 38% rispetto al 31% del 2019 e al 39% di maggio 2020. Il prestito bibliotecario, sommato alla riscoperta di titoli già presenti nella libreria di casa, i prestiti e i regali, è fonte di letture per il 41%. Le librerie, in particolare, sono essenziali nei meccanismi di selezione: sceglie cosa comprare una volta entrato in libreria il 33% dei lettori, si affida alle informazioni raccolte online il 23% e ai media tradizionali il 21%.
«I nuovi dati completano la fotografia di un mondo che sta mutando. Le novità, determinate dalla brusca accelerazione che la pandemia ha imposto, saranno oggetto di ulteriore analisi: è infatti fondamentale utilizzare al meglio i dati raccolti dall'indagine per ideare e realizzare progetti e soluzioni sempre più in linea con le esigenze dei lettori e le tendenze di un mercato in continua evoluzione» ha dichiarato Angelo Piero Cappello, direttore del Centro per il libro e la lettura. Il presidente dell'Aie, Ricardo Franco Levi, ha invece commentato i dati sostenendo come «i rapidi cambiamenti nelle modalità di lettura e acquisto impongono nuove sfide per tutta l'editoria».
Basta un caffè per essere felici di Toshikazu Kawaguchi
<p>Niente è paragonabile al profumo del caffè, quell'odore inebriante che al mattino ci dà il più bel buongiorno che si possa sperare, ancora di più se il buongiorno te lo dà il barista di fiducia in una delle caffetterie più strepitose che esistano. In questo caso siamo in Giappone e il rito di bere un buon caffè ti permette di far riaffiorare i ricordi del passato, anche gli errori. È così che come in una voragine si intrecciano i percorsi di vita di Yukio, che per inseguire i propri sogni ha tralasciato la madre in un periodo delicato, o Kiyoshi, che non ha saputo dire addio alla propria moglie come avrebbe desiderato. Un romanzo toccante e riflessivo adatto a chi ha ancora il peso del passato che affligge le sue giornate.</p>










Kindle Oasis
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Gli amici a quattro zampe non sono mai stati così apprezzati. E il mondo dell'editoria si butta a capofitto sulla nuova moda. Ce n'è per tutti i gusti: dai manuali di educazione ai romanzi, fino ai testi comici.
C'è un modo perfetto per riscoprire la vera natura del cane: smettere di guardarne video e foto sui social network e recarsi in libreria. I libri sugli animali diventano sempre di più e, in cima a tutti, svettano per quantità quelli dedicati ai cani, di tutte le razze, forme e colori.
Il primo che dovreste assolutamente possedere è il superclassico E l'uomo incontrò il cane (Adelphi) di Konrad Lorenz. Da etologo, Lorenz ci descrive il cane e, trattandosi di un testo pubblicato nel 1950, cioè quasi settant'anni fa, potrete verificare con i vostri occhi anche come sono cambiate alcune modalità educative degli amici a quattro zampo.
Lorenz - pur grande amante degli animali - consiglia per esempio di far capire al cane che un suo comportamento è sbagliato colpendolo con una sassata sul capo lanciatagli con una fionda senza farsi vedere: il cane assocerà la botta al suo comportamento e lo modificherà. Ovviamente, si può usare un metodo basato sullo stesso principio, ma più gentile.
La punizione fisica è vietata, deplorevole e odiosa come il collare a strozzo (preferite sempre la pettorina): un grido sarà sufficiente.
A questo proposito, I no che aiutano i nostri animali. Come proteggerli da incidenti domestici, errori alimentari e pericoli insospettati (Salani) di Oscar Grazioli è un altro testo utile per orientarsi verso una corretta educazione dei cani (e altri animali domestici). Io Parlo Cane. Breve corso di grammatica canina (Sonda) di Jean Cuvelier è invece una deliziosa guida che in modo molto snello, ma completo, spiega come capire cosa vuol dire il cane col suo linguaggio e cosa possiamo comunicargli col nostro: la mimica e le espressioni, la coda, il tono della voce, la distanza fisica rispetto a noi e a un altro animale, le posture, i modi del contatto fisico con noi e poi il rapporto con la ciotola, la cuccia e la lettiera.
Molto bello anche L'indole del cane (Raffaello Cortina) di Stephen Budiansky, scienziato, giornalista e autore di bestseller su animali, natura e scienza. Da vero esperto spiega: «I cani ci hanno rubato il cuore, la casa e il portafoglio… Non necessariamente in quest'ordine. Ma come hanno fatto a convincerci a nutrirli con carne di filetto, a lasciarli accomodare in poltrona e, in generale, a scandire il ritmo delle nostre giornate?». Rispetto ai tempi di Lorenz e ai suoi lanci di sassi, è un bel cambiamento...
Davvero interessanti anche i libri di Marco Iuffrida, studioso di storia medievale, il quale oltre a Il cane. Una storia sociale dall'antichità al Medioevo (Odoya) e L'uomo e il cane nelle Gallerie dei Musei Vaticani ha anche pubblicato Cani e uomini. Una relazione nella letteratura italiana del Medioevo (Rubbettino).
Per chi volesse conoscere meglio il suo cucciolo (e non solo) e i metodi migliori per crescerlo, poi, è disponibile una vasta scelta di manuali.
Si va da La salute del cane di Giovanni Falsina e Luca Rozzoni a Educazione dolce del cane di Raymond Barthel; da Prevenzione e salute per il tuo cane di Tiziana Gori a Come gestire il tuo cane anziano di Roberta Perego (tutti editi da De Vecchi).
Ovviamente non possono mancare i romanzi. Ci sono ad esempio Io e Dewey (Pickwick) di Vicki Myron e Io e Spike (Sperling & Kupfer) di Marco Motta, i cui titoli sono ispirati al celeberrimo Io e Marley (Pickwick) di John Grogan, da cui è stato tratto un film di successo con Owen Wilson.
Poi troviamo A spasso con il mago. Merlino e io (Viola editrice) di Marco Tullio Barboni, nel quale il protagonista ritrova l'anima del suo cane ormai passato a miglior vita, e persino Un lupo alla mia porta. Storia di Romeo (Piemme) di Nick Jans, un memoir sull'amicizia tra un lupo, gli esseri umani e i loro cani. Tra i classici, è chiaramente imperdibile Il richiamo della foresta di Jack London, la storia di Buck, un cane domestico che viene venduto come cane da slitta e dopo una serie di drammatiche avventure sceglie di tornare alla vita lontana dagli esseri umani capeggiando un branco di lupi. Ma di pelosi quadrupedi si parla addirittura nell'Odissea di Omero: nella parte finale del poema appare Argo, il fedele cane di Ulisse.
Per i fan del cane «umanizzato», infine, ci sono volumi curiosi come Se il tuo cane avesse Whatsapp e Se i quadri potessero abbaiare, di Giacomo Donelli e Alice Sorghi (entrambi pubblicati da Centauria). Nel primo compaiono esilaranti dialoghi via chat col cane che descrive il mondo dal suo punto di vista. Nel secondo troviamo una ricca selezione di opere d'arte pittoriche che ritraggono cani, meravigliose quelle di Briton Rivière. A lato di ogni riproduzione delle tele, si vede il dipinto «attualizzato» in stile fumetto, con il cane che parla e trasforma la serietà dell'opera nella comicità di una gag che lo ha come protagonista assoluto.
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