2021-08-07
Tabacci molla il conflitto sullo spazio ma tiene ben stretta la sua poltrona
Accantona i sogni stellari però resta sottosegretario alla presidenza del Consiglio, dove si è creato una rete. Si scordò di segnalare che il figlio aveva fatto domanda di assunzione in Leonardo. Restano le altre nomineUn politico navigato e con infinita esperienza di nomine, alla fine è scivolato su un dettaglio. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Bruno Tabacci, giovedì in tarda serata ha rimesso nelle mani di Mario Draghi le deleghe all'Aerospazio ricevute lo scorso 22 marzo all'indomani della formazione del governo. In quell'occasione lo storico esponente Dc si scordò di segnalare che il figlio Simone aveva fatto domanda di assunzione in Leonardo. Non per un ufficio a caso, ma per la struttura che fa riferimento Giovanni Soccodato. Il manager che dal 2019 è capo delle strategie equity dell'azienda di piazza Monte Grappa, ma anche presidente di Thales alenia space e vice presidente di Telespazio. Due società che per necessità si devono confrontare con il governo nella persona di Tabacci padre. Il conflitto di interessi è tutto qui. Diremmo tutto in capo alla politica e non al figlio. A metà marzo l'iter della application era già a metà strada. E anche se l'assunzione del figlio ingegnere è avvenuta a luglio, non era difficile immaginare la piega che avrebbe preso. Resa pubblica la notizia, evidentemente, il governo non ha avuto alternative alla scelta «spintanea» di lasciare le deleghe (al momento vacanti e poi provvisoriamente in capo a Vittorio Colao). Anche perché non era certo possibile mettere in discussione l'assunzione. Leonardo sempre ieri ha precisato che «in data 4 novembre 2020 l'azienda ha affidato a una società di recruiting esterna la selezione di uno o più profili con esperienza internazionale nell'ambito delle attività di merger&acquisition. Il processo selettivo ha portato alla individuazione di sette candidature in possesso dei requisiti richiesti». E quindi non è rimasto altro da fare. Solo che Tabacci ha pensato bene di lasciare l'incarico, ma non il ruolo. E qui la mossa del governo è molto chiara: sfilarsi senza aprire varchi né creare difficoltà per la compagine della maggioranza. «Il premier non ha potuto che prendere atto della irrevocabilità della scelta del sottosegretario di Stato al Consiglio dei ministri, pur invitandolo», si legge nella nota diffusa a seguito del Cdm, «a proseguire nel lavoro di delegato al coordinamento della politica economica e alla programmazione degli investimenti pubblici d'interesse nazionale e di segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile». Tradotto, Tabacci accantona i sogni spaziali, ma resta ben piantato sulla terra dove nei pochi mesi al governo ha già provveduto a creare una bella rete di nomine. Il riferimento non è solo al comitato per l'Economia dove spicca la scelta di Elsa Fornero, ma anche agli altri tasselli incastrati in Asi e altre funzioni. Nemmeno pochi giorni fa, Carlo Romano, il suo capo della segreteria tecnica, è sbarcato all'Agenzia spaziale italiana con un contratto a tempo determinato. Non una semplice consulenza ma ruolo di valutazione anche dei fondi. Non solo. Sempre nel giro di Asi basta dare un'occhiata ai nomi del comitato che controllerà i fondi del Pnrr per l'aerospazio per trovare l'imprinting tabacciano. Tra i cinque nominati, tra cui due professoresse universitarie che non avrebbero un h-index all'altezza, c'è Bruno Rota, ex numero uno di Atm (quando Tabacci era assessore a Milano) e Atac. Come aveva già scritto Alessandro Da Rold a maggio, durante la gestione del nuovo sottosegretario allo Spazio è riuscito a trovare un incarico anche Roberto Battiston, nipote acquisito di Romano Prodi. È stato nominato dal direttore generale dell'Esa Joseph Aschbacher nel gruppo di dieci esperti chiamati a produrre un rapporto sugli scenari della politica spaziale europea in vista dello Space summit della primavera 2022. È vero: una nomina periferica e di scarso peso. Quasi un modo per piazzare una figura ingombrante politicamente al di fuori dei riflettori. Battiston si candidò anche con il Pd e per un governo di equilibrio come quello di Draghi sarebbe stato un grosso problema immaginare per Battiston ruoli più operativi e di rilievo. Insomma, fino a oggi Tabacci è riuscito a gestire l'agenda e la lista delle nomine nel modo più democristiano possibile, con particolare attenzione all'immagine del premier. D'altronde è impegno da nulla per chi in meno di dieci giorni è passato dall'essere possibile propellente del Conte ter a traghettatore verso la nuova era Draghi. Con una disinvoltura spaziale. E una maestria che insegna che in momenti come questi basta stare fermi e aspettare. Gli italiani si dimenticano tutto e, lasciata una delega, ce n'è sempre un'altra dietro l'angolo.
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Cesare Parodi (Imagoeconomica)