2022-06-22
C’è il summit per il disarmo nucleare ma il governo italiano lo diserta
Nessun esponente del nostro esecutivo alla tre giorni di Vienna. Presente solo Laura Boldrini.Dai ieri esponenti di oltre cento Paesi sono riuniti a Vienna per la tre giorni della prima Conferenza degli Stati parti del Trattato per l’abolizione delle armi nucleari (Tpnw). Anche Papa Francesco ha inviato un messaggio, sottolineando come il possesso di quel tipo di armamenti «porta facilmente a minacce del loro utilizzo, diventando una sorta di “ricatto” che dovrebbe essere ripugnante alle coscienze dell’umanità». Per il Pontefice «tutti devono collaborare sinceramente allo sforzo di più livelli». Un appello che sembra non aver colpito l’Italia, che non ha inviato nessuno a rappresentarla, a differenza di Germania, Olanda e Belgio che nei giorni scorsi avevano già dichiarato la loro presenza come Stati osservatori, insieme ad Australia e Norvegia, anche loro membri della Nato. Una scelta che rende l’Italia l’unico Paese europeo che ospita testate nucleari Nato a non partecipare ufficialmente al summit. Lasciando campo libero a organizzazioni come il comitato Senzatomica, partner italiano di Ican (International campaign to abolish nuclear weapons), che ha organizzato la Nuclear ban week e che vinto nel 2017 il premio Nobel per la Pace. Il presidente del comitato, Daniele Santi, ha avuto gioco facile a criticare la decisione dell’Italia: «La scelta di non partecipare alla conferenza di Vienna dimostra una mancanza di coraggio politico». Negoziato e approvato nel 2017 presso le Nazioni unite, senza la partecipazione al voto tra gli altri di Italia, Francia, Germania, Stati Uniti, Russia e Ucraina, il trattato è entrato in vigore il 22 gennaio 2021 sotto forma strumento di diritto internazionale con cui i firmatari si impegnano, tra l’altro, a non sviluppare, acquisire, immagazzinare, utilizzare o minacciare con armi nucleari o altri ordigni esplosivi nucleari. Quello di Vienna è il primo incontro del Tpnw dalla sua entrata in vigore. Grandi assenti la Nato e le potenze atomiche, partecipano, invece, delegati di oltre 80 Paesi, oltre a sopravvissuti a test nucleari e rappresentanti della società civile e parlamentari che si sono recati a Vienna a titolo personale. Tra questi Laura Boldrini. Ma come detto, non ci sono rappresentanti ufficiali del governo italiano, che sulle tematiche belliche si mostra sempre più appiattito sulle posizioni degli alleati di Oltreoceano. Prima dell’inizio della tre giorni, la presidenza austriaca del Tpnw ha reso noto che il numero degli Stati che l’hanno ratificato è salito a 65, dopo l’adesione nei giorni scorsi di quattro nuovi Paesi, mentre altri 23 hanno firmato il documento. Tra questi non c’è l’Italia, nonostante il tema, mentre ogni giorno circolano ipotesi di escalation del conflitto ucraino che arrivano a ventilare l’uso di armi nucleari sia di stringente attualità. Nonché un buon modo per incoraggiare quella pace che sembra, invece, essere auspicata solo a parole. Il trattato, infatti, prevede il divieto totale di partecipazione a tutte le attività che coinvolgono armi nucleari, con l’impegno a non svilupparle, testarle, produrle, acquisirle, accumularle o utilizzarle. Un passaggio estremante importante alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina. Il documento prevede anche procedure per i Paesi con armi nucleari che vogliono unirsi per dichiarare e distruggere i loro arsenali. Ma per ora, a firmare sono stati solo Stati che non brillano per il peso geopolitico, come Giamaica, Botswana e Uruguay.
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