2019-02-18
Sull'Iran la Merkel è ancora contro gli Stati Uniti
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La cancelliera tedesca si è scontrata con il vicepresidente americano Mike Pence sulla questione iraniana. Tra i 62 Paesi partecipanti alla conferenza di Varsavia non figuravano Francia e Germania, che delle sanzioni contro il regime degli ayatollah non vogliono proprio sentir parlare. Presente, invece, il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi.Meno di due ore di volo dividono Monaco di Baviera e Varsavia. Maggiore, e di molto, è però la distanza delle conferenze tenutesi recentemente nelle due città di Germania e Polonia sul dossier Iran.Da una parte, quella bavarese, l'appello al multilateralismo da parte di Angela Merkel. La cancelliera tedesca si è scontrata con il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence sulla questione iraniana: «Aiuta davvero uscire dall'unico accordo che esiste con l'Iran o non è meglio mantenere l'unico ancora che esiste?», ha detto nel suo intervento alla Conferenza sulla sicurezza. «È arrivato il momento che i nostri partner europei stiano al nostro fianco», ha invece dichiarato il numero due di Washington puntando il dito contro l'ultima iniziativa di Regno Unito, Francia e Germania, lo Special purpose vehicle messo in piedi per continuare a commerciare, aggirando le sanzioni Usa, con l'Iran, da lui accusato di «puntare all'Olocausto» e di essere «il Paese leader nel sostegno al terrorismo islamico». Non è passata la linea statunitense di «massima pressione» verso Teheran a causa, in particolare, delle diverse posizioni tra gli Stati dell'Unione europea. «Abbiamo detto all'unisono che bisogna aumentare la pressione sull'Iran», ma «diversi Paesi possono arrivare a diverse conclusioni», ha commentato il segretario di Stato americano Mike Pompeo. Così, viste le divisioni sulla «massima pressione» sembra passata la linea di Benjamin Netanyahu per un asse con alcuni Paesi arabi sunniti contro il «nemico comune», l'Iran sciita.Tra i 62 Paesi partecipanti alla conferenza di Varsavia non figuravano Francia e Germania, che delle sanzioni contro il regime degli ayatollah non vogliono proprio sentir parlare. Non c'era neppure l'Alto rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini, che ha scelto come «priorità politica» di restare a Bruxelles per la riunione Nato dei ministri della Difesa. Una spiegazione dietro alla quale si nasconde la stessa posizione di Francia e Germania, visto che la Mogherini fu, con l'ex presidente statunitense Barack Obama e il suo segretario di Stato durante il secondo mandato alla Casa Bianca John Kerry, tra più entusiasti sostenitori dell'accordo con l'Iran del 2015. Lo stesso dal quale la nuova amministrazione di Washington guidata da Donald Trump ha deciso di ritirarsi nell'ottobre 2017. Di «boicottaggio» da parte della Mogherini ha parlato il quotidiano britannico Guardian.Presente invece, e un po' a sorpresa, il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi. Questo notava Francesca Paci in un retroscena sulla Stampa dopo il primo giorno di lavori a Varsavia: «Mentre le principali cancellerie europee hanno reagito infatti con freddezza all'invito, a partire da Parigi e Berlino presenti con funzionari minori per marcare la distanza dalla decisione americana di rompere l'accordo sul nucleare iraniano, l'Italia ha scelto di esserci al top con il ministro degli Esteri Moavero che, unico rappresentante Ue insieme al collega britannico Hunt (Jeremy Hunt, ndr), compare nella lista degli alleati citati esplicitamente dal dipartimento di Stato».Gli Stati Uniti puntavano molto sulla conferenza di Varsavia. Il presidente Donald Trump aveva schierato il segretario di Stato Mike Pompeo, il vice Mike Pence e il genero Jared Kushner, l'architetto del piano di pace mediorientale che Washington dovrebbe presentare a giorni. Ed è proprio per l'importanza che Washington dava alla due giorni polacca che l'amministrazione statunitense ha apprezzato la presenza italiana, con il ministro Enzo Moavero Milanesi a rappresentare la scelta atlantica dell'Italia. Dopo essere stata esentata dalla prima tranche di sanzioni e dopo le difficoltà sulla questione venezuelana causate dalle resistenze del Movimento 5 stelle a condannare il dittatore Nicolás Maduro e appoggiare Juan Guaidò, Roma ha voluto mostrarsi al fianco di Washington nella lotta al regime di Teheran. Una vicinanza percepita anche a Monaco di Baviera, visto che è apparso evidente come non esista un fronte europeo unito neppure sul dossier iraniano.