2021-01-05
Sulle comunità rosse niente documentari
Christian Minelli/NurPhoto via Getty Images
Non si sono viste serie tv dedicate ai disastri delle coop pro immigrati o agli orrori del Forteto. Ma da giorni si discute delle ombre di San Patrignano, realtà da sempre sgradita ai progressisti. Grazie a un film prodotto da Netflix con materiali della tv pubblica.È molto raro, ma talvolta capita anche a Michele Anzaldi di farne una giusta. Il segretario della Commissione di vigilanza Rai (intervistato dal sito Vigilanzatv.it e ripreso da Dagospia) ha notato che Sanpa - il documentario di Netflix attualmente al centro di un focoso dibattito - è realizzato in gran parte con materiale video proveniente dalle teche dell'emittente di Stato. «Perché un prodotto del genere», chiede Anzaldi, «non lo ha realizzato direttamente la Rai? [...] I costi di una produzione come Sanpa si aggirano sui 600.000 euro. Solo di diritti per attingere alle teche Rai i costi vanno dai 3.000 ai 5.000 euro al minuto. Significa che se quella docuserie l'avesse realizzata o comprata la Rai, il costo per Viale Mazzini sarebbe stato davvero irrisorio». In effetti, ha senso domandarsi a che cosa serva una struttura come Rai Documentari se poi le inchieste di successo (discutibili o meno) le fanno le piattaforme streaming, sfruttando materiale d'archivio che a nessuno viene in mente di ripescare. A ciò che dice Anzaldi vanno però aggiunte altre considerazioni non secondarie riguardanti i contenuti dei documentari. Probabilmente, se di San Patrignano si fosse occupata la televisione pubblica, avrebbe dovuto per forza di cose mostrare un minimo di sensibilità in più. Anche solo per evitare il pandemonio politico, sarebbe stata costretta a essere un po' più obiettiva. Su Netflix, invece, è stato tolto ogni freno all'ideologia. Al netto dell'irritante parzialità del documentario, va comunque detto che a livello tecnico Sanpa è un gran bel lavoro. Fazioso, parziale, ma di fortissimo impatto. Ed ecco, allora, l'ulteriore domanda. Per quale motivo non si realizzano opere di questo tipo anche su altri argomenti? Andiamo dritti al punto. Da circa una settimana tutti i giornali stanno discutendo di una serie che va a rinfocolare l'antico astio nei confronti di Vincenzo Muccioli, presentato come una sorta di emblema dell'arroganza maschile e patriarcale. I fatti che vengono esaminati risalgono, al più tardi, ai primi anni Novanta e riguardano una comunità che si mantiene da sola, senza denaro dei contribuenti, e che incidentalmente ha salvato migliaia di persone. Anche soltanto limitando il campo al variegato mondo della «solidarietà», quante inchieste ben più fresche si potrebbero realizzare e mandare in onda (magari sui numerosi canali Rai)? Spesso, nel documentario di Netflix, si fa riferimento ai soldi e ai voti che San Patrignano sarebbe in grado di spostare. Ebbene, lo stesso discorso non vale forse per la gran parte delle coop che si sono occupate dei migranti negli ultimi anni? Quante inchieste giudiziarie ci sono state su queste realtà? Quanti casi di violenze, stupri, omicidi? Quanti voti e quanti soldi pubblici hanno mobilitato i protagonisti di quella che Mario Giordano ha battezzato Profugopoli? Dal caso di Bergamo dell'anno scorso alle recenti vicende di Parma, non vi sembra che ci sia materiale in abbondanza per una bella serie? Persino Netflix potrebbe produrla, se avesse fegato. Certo, poi dovrebbe occuparsi dei numerosi profeti dell'accoglienza dispersi nella Penisola, o dei bravi ragazzi delle Ong che ancora in queste ore si ostinano a scaricare profughi sulle nostre coste. Forse è più facile dare addosso al defunto Muccioli, no? Sempre restando su temi «sociali», non sarebbe coinvolgente un bel docufilm sul Forteto? Ricordate? È la comunità toscana in cui per anni furono perpetrati terribili abusi su minori in difficoltà, che venivano affidati ai loro carnefici dai tribunali. Su quella vicenda sono fioccate condanne pesantissime, altro che le ombre di Sanpa. Come mai nessun videomaker si è messo all'opera supportato da grandi network? Forse perché il Forteto ha sempre goduto della copertura politica di ampi settori della sinistra? Potremmo fare lo stesso discorso per le comunità minorili di cui i fatti di Bibbiano ci hanno costretto ad occuparci. Pensate che al pubblico non interesserebbe una robusta indagine sulle condizioni dei ragazzini ivi reclusi, o sui denari che vengono spesi per mantenerle? Purtroppo, il punto è sempre lo stesso. Alcuni argomenti è meglio non toccarli, se non si vuole passare per pericolosi destrorsi. Dunque niente accoglienza, niente sfruttamento dei minorenni, niente fari puntati sugli orrori scaturiti nelle roccaforti progressista. Meglio infierire su Sanpa, e che sia Netflix a farlo. Sappiamo come funziona in Rai: non contano gli ascolti né il potenziale dibattito. L'importante è non turbare gli amici, sempre gli stessi.