2019-12-13
Sulla prepagata di Open passati 200.000 euro
Dai faldoni del Riesame si scopre che nell'indagine sulla ex cassaforte renziana è cruciale la banca del padre di Luca Lotti, che ha emesso la carta di credito alimentata dai conti della fondazione e di Alberto Bianchi. Che intanto trattava parcelle milionarie con il gruppo Toto.Mentre Matteo Renzi lancia anatemi contro le toghe che vogliono sostituirsi alla politica, la magistratura porta avanti le sue indagini sulla Fondazione Open. Ieri, negli uffici della Procura di Firenze, il procuratore aggiunto Luca Turco ha incontrato gli avvocati dei due indagati (l'ex presidente di Open Alberto Bianchi e l'ex consigliere Marco Carrai) e di numerosi dei perquisiti non indagati (33 in tutto) per conferire l'incarico per la copia forense degli apparecchi elettronici sequestrati la settimana scorsa all'ingegnere pistoiese Vincenzo D'Abbundo.Il materiale da analizzare è così composto: 65 cellulari, 23 tablet, 7 chiavette usb (tre delle quali appartenenti al finanziere Davide Serra), 3 personal computer e altrettanti hard disk esterni. Le operazioni inizieranno il 17 dicembre a Vinci, e saranno svolte secondo una modalità richiesta dai legali della famiglia Aleotti-Landini e autorizzata dal pm. La ricerca nelle copie forensi sarà effettuata con uno specifico algoritmo. Il pm ha infatti sottolineato, nel provvedimento, che sarà sua cura indicare «al consulente le parole chiave da utilizzarsi per le ricerche di ciò che è rilevante».Dieci dei perquisiti (i due indagati, Serra, i tre fratelli Aleotti, la madre Massimiliana Landini, Marcello Fratini, Fabrizio Landi e Maria Laura Garofalo) hanno inoltre avanzato richiesta di Riesame e per questo hanno avuto accesso a 4 faldoni di documenti d'indagine (circa 5.000 pagine). Tra questi c'è una lettera della Toto costruzioni generali - datata 14 luglio 2016 - indirizzata ad Alberto Bianchi, con cui il colosso abruzzese provava a convincere il legale fiorentino a concedere uno sconto di 2,25 milioni di euro sull'incarico per la transazione con Autostrade per l'Italia per l'appalto «A1 Milano-Napoli». Pagandogli in pratica 1,5 milioni invece dei promessi 3,75. Un fiume di denaro che Bianchi avrebbe incassato grazie a una postilla nel contratto di consulenza che gli avrebbe riconosciuto «un corrispettivo/onorario pari al 5% dell'importo» che Autostrade per l'Italia avrebbe riconosciuto ai Toto e alle altre aziende in aggiunta ai 60 milioni già versati. A inizio luglio 2016, l'accordo viene firmato e Autostrade per l'Italia versa altri 75 milioni chiudendo la transazione a 135 milioni. Ebbene, il Gruppo abruzzese considerato il minor carico di lavoro di Bianchi e visto che le riunioni tra le parti erano state per lo più tecniche e non legali, ma stando ben attento a rimarcare che l'«assistenza e collaborazione (di Bianchi, ndr) sono state assolutamente tempestive e apprezzate», prova a risparmiare un bel gruzzolo. Un manager dei Toto, Lino Bergonzi (ad della Renexia spa), è sott'indagine sempre a Firenze nel filone parallelo sulle plusvalenze record registrate da imprenditori del giro renziano con operazioni sospette di compravendite societarie.Dalle carte rese disponibili per il Riesame, si scopre inoltre che l'inchiesta su Open parte anche da una segnalazione di operazioni sospette fatta dalla banca di Cambiano (la stessa dove lavora Marco Lotti, padre dell'ex sottosegretario Luca). Ecco il testo dell'Antiriciclaggio: «La Fondazione Open accendeva il proprio rapporto di conto corrente a marzo 2017, richiedendo altresì una carta prepagata ricaricabile aziendale. Sulla movimentazione del conto corrente si evidenziano accrediti di bonifico, talvolta di importo rilevante, con causali riferite a donazioni, e frequenti ricariche della carta prepagata aziendale, utilizzata principalmente per pagamenti online a Google, Paypal e Facebook. Motivi del sospetto: “operatività in capo alla Fondazione, caratterizzata da accrediti di bonifico per donazioni e consistente movimentazione di carta prepagata aziendale (oltre euro 200.000 di somma dare/avere da marzo 2017), alimentata con ricariche effettuate dal conto corrente intestato alla Fondazione Open e dal conto corrente intestato al presidente Alberto Bianchi e utilizzata per pagamenti di difficile tracciabilità (principali beneficiari Google, Paypal e Facebook)"».Durante la perquisizione all'avvocato Bianchi, i finanzieri hanno trovato una carta Cabelpay della Banca di Cambiano con scadenza 2017 in una busta con sopra il nome di E. C., all'epoca segretaria di Luca Lotti. In un'altra busta, intestata a Bianchi, vi è un appunto manoscritto in cui si legge «Bancomat Luca Lotti reso il 23 febbraio 2017-Vecchia». Dentro una carta con scadenza 7/20. Nella corrispondenza sequestrata anche una mail del 2017 riguardante l'apertura di un nuovo cc inviata per conoscenza anche a Marco Lotti. In totale, presso la banca di Cambiano la fondazione Open ha avuto un conto corrente e due carte prepagate Cabelpay. Nei materiali sequestrati, pure numerose note spese rimborsate a politici e collaboratori, da Renzi a Lotti a Marco Agnoletti, ex portavoce del fu Rottamatore.Una delle circostanze evidenziate dagli investigatori riguarda un pagamento di 80.000 euro da parte della British american Tobacco Italia Spa nel 2016, alla vigilia del referendum costituzionale, finanziamento citato da Bianchi in una mail inviata a Lotti il 12 settembre 2016. Scrivono gli inquirenti: «Appare degna di nota la circostanza che nell'anno 2016 Ia «British american tobacco Italia Spa» non effettua «contribuzioni volontarie» a favore della «Fondazione Open», ma riceve una fattura da parte dell'avv. Alberto Bianchi, il quale, «in base all'accordo con British American Tobacco» avrebbe ricevuto un compenso di circa 80 mila euro, destinato in parte alla “Fondazione Open"».Nei faldoni c'è tutta la mole di spese per il renzismo. È saltata fuori da una cartellina bianca con l'intestazione Rimborsi Marco Carrai Bionic hotel Fairmont una mail con la ricevuta di pagamento dell'hotel Fairmont di San Francisco, Usa, a nome di Matteo Renzi. La data: 21 febbraio 2017.Altra cartellina, stavolta rossa, con all'interno contratti, fatture e corrispondenza commerciale. In una sottocartellina intitolata Proforma fondazione più, comitato, c'erano i documenti di un'utenza Tim intestata al fu Rottamatore. Una nota di addebito del 30 dicembre 2013 da Fondazione Open a Comitato Matteo Renzi segretario Pd per spese sostenute per un generico Evento di Bari: 102.742 euro. L'appunto che accompagna la nota: «Bari di vostra competenza». C'è poi una fattura Google del 31 gennaio 2017 per l'id account Matteo Renzi: il sito web che da quel momento ha accompagnato la propaganda dell'ex Rottamatore. E un rimborso da 586 euro per un ristorante con l'appunto «Bianchi, Renzi, Carrai». Senza alcuna indicazione del luogo né della data. E, infine, un bonifico con causale Spese Matteo Renzi da 9.501 euro. Anche in questo caso, senza ulteriori indicazioni. Segue il bonifico per i rimborsi spese per i collaboratori: 211 euro.