2022-05-19
Sul gas russo l’Eni rimane tra i due fuochi
Dopo l’invito di Intesa a trovare una soluzione, il Cane a sei zampe apre il conto in rubli per uscire dall’impasse sull’oro azzurro senza violare le sanzioni. Il governo Draghi sceglie il silenzio, Frans Timmermans invece alza la voce ma non prende una decisione chiara.Eni e Intesa. Una combo che ha smosso le acque. In ballo il proseguio delle forniture di gas e i rapporti con Bruxelles. Martedì mattina il Cane a sei zampe ha fatto sapere di aver avviato in via cautelativa le procedure relative all’apertura presso Gazprom bank dei due conti correnti denominati K, uno in euro e uno in rubli. In una nota, il gruppo ha spiegato che la decisione è stata presa «secondo una pretesa unilaterale di modifica dei contratti in essere, in coerenza con la nuova procedura per il pagamento del gas disposta dalla Federazione russa». Eni, tuttavia, aveva «già da tempo rigettato tali modifiche». Pertanto l’apertura dei conti sarebbe esclusivamente temporanea e mai da intendersi in violazione di qualunque norma correlata alle sanzioni imposte dall’Ue. Tanto più che sempre martedì l’Eni ha puntualizzato che la decisione è stata «condivisa con le istituzioni italiane» ed è stata presa «nel rispetto dell’attuale quadro sanzionatorio internazionale». Il giorno prima, intervenendo a un evento pubblico, il numero uno di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha lanciato un monito, quasi un avvertimento: «Uno stop alle importazioni del gas russo significherebbe andare verso una recessione certa, a una perdita di posti di lavoro significativa». Esattamente la sponda che mancava a tutti coloro che avrebbero desiderato fare pressione su Mario Draghi per trovare un escamotage che consenta alle aziende europee e quindi italiane di continuare a trattare gli acquisti di gas senza violare le sanzioni e per di più in un clima di guerra diffuso. L’uscita di Messina non può non leggersi alla luce della nota dell’indomani. La parte in cui l’Eni fa sapere di aver agito con il beneplacito delle istituzioni. Italiane. Ma quanto a quelle Ue, la partita è ancora tutta aperta. «Voglio essere molto, molto chiaro su questo: pagare il gas in rubli viola le sanzioni Ue, è molto semplice», ha sottolineato il vicepresidente esecutivo della Commissione, Frans Timmermans, rispondendo, in conferenza stampa a Bruxelles, in merito alla decisione di alcune grandi imprese europee, tra cui la nostra Eni, di aprire in via cautelativa un conto in rubli. «Sarebbe anche, in ogni caso», ha aggiunto Timmermans, «una violazione dei contratti, nei quali è indicata chiaramente la valuta nella quale il corrispettivo deve essere pagato. È chiaro nei contratti: si dice euro o dollari, mai rubli. Quindi, semplicemente» pagare le forniture in valuta russa «non è in linea con i contratti e non è in linea con il regime di sanzioni» adottato dall’Ue contro Mosca. In realtà Timmermans gioca con le parole. Basta leggere le linee guida Ue per capire che da nessuna parte l’eventuale pagamento in rubli su doppio conto con sottostante euro violerebbe le sanzioni. Si spiega così infatti anche l’esternazione di ieri pomeriggio di Paolo Gentiloni, attuale commissario all’Economia. «Non si è discusso oggi (ieri, ndr), durante la riunione della Commissione, della questione del pagamento in rubli richiesto dalla Russia per le forniture di gas», ha detto in risposta alle domande di alcuni giornalisti mirate a fare chiarezza sul caso Eni. Appare chiaro che i pilastri dell’economia italiani si siano espressi chiaramente e dopo aver incassato il no di Joe Biden alla possibilità di mettere un price cap (un tetto) al valore delle quotazioni del gas anche Draghi si trova in difficoltà. Non restano alternative a una scelta che nel migliore dei casi ci lascerà scoperti per 10 miliardi di metri cubi su un fabbisogno annuo totale di circa 70. Il silenzio del governo è però indicativo. Si è scelta evidentemente la strada del scivolamento verso una soluzione non ufficiale. Dalla settimana prossima cominciano le scadenze dei pagamenti Eni. Se non si lascia uno spiraglio di furbizia (una zona grigia non coperta dalle sanzioni) il redde rationem è imminente. In questo momento il Cane a sei zampe si trova in mezzo alle scelte di chi vorrebbe muoversi per tagliare tutti i ponti e chi come i tedeschi vuole le armi ma anche il gas. Il commissario fiammingo tira nella direzione opposta e Draghi tace. Vediamo quanto sarà resistente la corda.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)