2019-12-22
La malafede di Bonafede
Ci vuole una certa faccia tosta nel fare il ministro della Giustizia senza conoscere la differenza fra dolo e colpa. Tuttavia, Alfonso Bonafede, l'uomo che si è incaricato di riscrivere alcune regole del processo penale tra le quali la prescrizione e per inciso è un avvocato, ha deciso di andare oltre e di dare ulteriore prova della sua improntitudine. L'altro giorno, in un'intervista a Radio Capital, prima ha premesso che come ministro non avrebbe potuto commentare indagini in corso e dunque neppure avrebbe potuto rispondere alle domande sull'autorizzazione a procedere presentata dal Tribunale di Catania contro (...)(...) l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. Poi, dopo aver precisato di non voler parlare del caso, Bonafede ha spiegato che la vicenda per cui il capo leghista rischia un processo è diversa da quella della Diciotti, ossia della nave militare fermata al largo di Lampedusa con a bordo dei migranti, indagine su cui il Movimento 5 stelle aveva votato contro la richiesta dei magistrati. «Di Maio ha già detto che ci sono i presupposti per dare parere favorevole al processo», ha detto ai microfoni della radio di Repubblica il ministro prima ancora che si conoscessero i presupposti, visto che le carte non erano ancora state depositate al Senato. Ma questo è niente, perché il ministro che non voleva rispondere sulle accuse a Salvini, poi ha risposto nel dettaglio a una seconda domanda: «Confermo quello che ha detto Di Maio. C'erano presupposti diversi perché c'era la possibilità della redistribuzione nei diversi Paesi».Sul fatto che Bonafede si sarebbe allineato ai pareri del leader pentastellato e a quello di Giuseppe Conte, dal quale derivano le sue fortune da responsabile della Giustizia (fu lui a introdurre il presidente del Consiglio nel giro grillino), non abbiamo mai nutrito dubbi. La convenienza politica induce anche a pugnalare il compagno di partito, figurarsi se è di ostacolo il fatto che con qualcuno si è stati fianco a fianco nello stesso governo appena pochi mesi fa.Tuttavia, c'è un limite alla spudoratezza e il ministro a 5 stelle lo ha abbondantemente superato. Nessuno lo obbligava a dire la sua sul caso in questione, e in definitiva il numero uno di via Arenula poteva trincerarsi dietro a un dignitoso «no comment», proprio in ragione del suo ruolo e dell'indagine in corso. Invece no: Bonafede ha scelto di parlare e, come abbiamo scritto, di dare un calcio negli stinchi all'ex collega. Peccato che Salvini non sia uno che ama rimanere impassibile se qualcuno gli molla un ceffone. Così, non solo ora minaccia di rendere pubbliche le mail che lui, Palazzo Chigi e i ministri grillini si sono scambiati nel mese di luglio sulla faccenda della nave Gregoretti, ma è pronto a citare nella sua memoria difensiva anche un'intervista televisiva dello stesso Bonafede. In anticipo sull'esibizione della registrazione, siamo andati a riguardarci la puntata de La7 di cinque mesi fa, in cui il ministro che confonde dolo e colpa illustrava la posizione del governo. Allora era ancora in piedi il Conte uno, cioè Lega e 5 stelle non erano ancora arrivati ai materassi. Dunque Bonafede, intervistato da Luca Telese e David Parenzo, ce la mise tutta per difendere l'azione dell'esecutivo a proposito della nave della Guardia costiera. Al collaboratore della Verità che gli chiedeva che cosa ne pensasse della faccenda, tirando direttamente in ballo il ruolo del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli da cui dipendeva direttamente l'unità navale di un corpo dello Stato, Bonafede rispose, testuale, che non «c'era nessun consegnato e nessun prigioniero» e la nave era regolarmente attraccata in porto. Salvini aveva forse sequestrato i migranti, come adesso invece pare sostenere il ministro della Giustizia? No, perché c'era «un dialogo fra ministeri delle Infrastrutture (Toninelli, ndr), dell'Interno (Salvini, ndr) e della Difesa (Elisabetta Trenta, altra grillina, ndr)». Ora Bonafede dice che i casi della Diciotti per cui i 5 stelle negarono l'autorizzazione a procedere e quello della Gregoretti per cui invece vogliono concederla sono diversi. Ma cinque mesi fa diceva il contrario: «La posizione del governo è sempre la stessa: vengono salvaguardati i diritti, le persone che dovevano scendere sono scese, sono monitorate le condizioni di salute, ma del problema immigrazione deve farsi carico tutta l'Europa». Come mai, cambiato governo, il ministro ha cambiato opinione? Prima era tutto regolare, la posizione era unanime, anzi c'erano colloqui fra vari ministeri e le decisioni erano condivise. Poi, all'improvviso, con nuovi alleati e la Lega all'opposizione, spuntano addirittura i presupposti per un processo con l'accusa di sequestro di persona. Ma come? Se non c'erano prigionieri a bordo e le persone che dovevano scendere erano scese, le condizioni di salute erano monitorate, che cos'è cambiato in cinque mesi per convincere Bonafede del contrario? Se non vuole smentire il suo cognome, c'è un solo modo per rispondere: accogliere la richiesta avanzata dalle camere penali dopo che il ministro aveva confuso dolo e colpa, e andare a casa.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)