2025-01-22
Il suicidio dell’Europa
Ursula von der Leyen e Donald Trump (Getty Images)
Donald Trump ha firmato gli ordini esecutivi che affossano la transizione verde. La risposta di Ursula von der Leyen: «Noi andiamo avanti». Per schiantarci contro un muro.Se lo slogan di Donald Trump è America first, cioè prima vengono gli interessi dell’America, quello di Ursula von der Leyen pare essere il contrario, ovvero gli affari dell’Europa vengono dopo quelli di tutti gli altri. Infatti, il giorno seguente all’insediamento del 47° presidente degli Stati Uniti, con l’annuncio dell’uscita dagli accordi di Parigi, la presidente della Ue a Davos ha ribadito che l’Unione continuerà a lavorare per fermare il cambiamento climatico, ignorando le ricadute che lo stop ai motori termici e le misure stringenti nei confronti delle industrie hanno sull’economia del Vecchio continente e sull’occupazione. Già dovrebbero far riflettere i dati del Pil registrati lo scorso anno. Mentre in Europa la crescita si ferma allo 0,9 per cento (ma vista la frenata tedesca potrebbe essere anche peggio), in America il prodotto interno lordo è aumentato del 3 per cento e oggi rappresenta un quarto del Pil mondiale. Negli Stati Uniti i consumi vanno a gonfie vele (3,7 in più) e la disoccupazione è ai minimi termini (4,1 per cento). Oggi l’economia americana vale il doppio di quella europea. Però, mentre Donald Trump si preoccupa di rendere ancora più grandi gli Stati Uniti, dicendo che gli interessi economici del proprio Paese vengono prima di tutto, Ursula von der Leyen replica confermando l’obiettivo di un continente a emissioni zero, nonostante l’inquinamento europeo rappresenti appena il 6 per cento del totale e dunque una sua riduzione sia quasi ininfluente, se gli altri Paesi continueranno a inquinare come prima e più di prima.Secondo gli ultimi dati, i Paesi più popolosi e industrializzati sono in cima alla classifica di chi inquina di più nel mondo. E ovviamente il podio tocca alla Cina, seguita dagli Stati Uniti e subito dopo dall’India. Al momento nessuno di questi tre Paesi, pur avendo sottoscritto gli accordi di Parigi che prevedevano una riduzione delle emissioni, ha davvero rispettato gli obiettivi indicati. Pechino, pur manifestando anche in queste ore preoccupazione per la scelta di Donald Trump di stracciare ogni intesa per una transizione green, ha continuato a produrre a pieno ritmo, con la sola eccezione del periodo della pandemia. È vero, la Repubblica popolare è molto attiva nell’economia ambientale, infatti è la prima produttrice - se non l’unica - di pannelli fotovoltaici e di impianti eolici. Ma il primato nelle rinnovabili è accompagnato da un massiccio utilizzo delle centrali a carbone, alcune delle quali, nonostante le promesse di ridurre le emissioni, sono state di recente inaugurate. La stessa cosa si potrebbe dire dell’India. Anche Nuova Delhi ha sottoscritto gli impegni per un maggior rispetto dell’ambiente, ma senza impegnarsi troppo. Infatti, la riduzione dell’inquinamento atmosferico è rinviata ai prossimi anni. Trump invece ha promesso di salvaguardare i posti di lavoro americani e preservare le industrie nazionali. Perciò ha annunciato che non ci sarà alcun divieto di produrre autovetture con motore termico e paradossalmente, smentendo tutte le cassandre nazionali che parlano di una tecnodestra oligarchica di cui si sarebbe circondato il nuovo presidente degli Stati Uniti, lo ha fatto avendo al fianco Elon Musk, ovvero il patron di Tesla, dimostrandosi più preoccupato del destino dei lavoratori dell’industria automobilistica che degli affari di chi lo ha sostenuto a suon di milioni durante la campagna elettorale.E mentre Trump decreta la fine delle follie green e dice stop alla deindustrializzazione dell’Occidente, Ursula von der Leyen che fa? Conferma tutto, condannando le aziende automobilistiche, e non solo, a un suicidio collettivo. Già ora gran parte del settore dell’automotive è in affanno, perché le multe previste dalla Ue per chi nel 2025 non ridurrà la produzione di veicoli a benzina e diesel sono in vigore, nonostante le rassicurazioni delle ultime settimane. E mentre Volkswagen e altri produttori europei chiudono gli stabilimenti, Pechino si propone di acquistarli per assemblare vetture a batteria rigorosamente made in China. Una mossa che per i produttori europei rappresenterebbe il colpo di grazia. La fine dell’industria automobilistica verrebbe dopo quella del bianco (lavatrici e frigoriferi) e dopo quella di settori ad alta tecnologia (telefonia cellulare, computer, televisori). Certo, alla Ue resterebbe l’aria pulita, ma con l’aria i lavoratori non si riempiono la pancia. E forse questo Ursula lo ha dimenticato.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.