2020-05-23
Sugli spostamenti tra le regioni governo ed esperti sono nel pallone
Viaggi permessi dal 3 giugno, ma è caos sui criteri: l'indice di contagio punisce Umbria e Molise, nonostante i pochi casi. Perplessità pure dall'Iss. Mistero su come dovrà regolarsi chi si muove tra aree non confinanti.Contrordine compagni. Dal prossimo 3 giugno - come previsto dal decreto in vigore - sarà libera circolazione tra Regioni, ma forse non per tutte. I residenti in Lombardia si preparino: potrebbero essere limitati a scegliere tra il Molise o l'Umbria. Il condizionale è d'obbligo perché il verdetto ufficiale arriverà venerdì 29 maggio con il report settimanale del monitoraggio, che fornirà le indicazioni per concedere l'ok agli spostamenti non solo tra confini regionali ma anche tra singole città o paesi. Secondo indiscrezioni rilanciate ieri dal sito del Corriere della Sera, però, l'ipotesi allo studio del governo è consentire il trasferimento tra regioni con lo stesso livello di contagio. Se così fosse, i lombardi al momento potrebbero appunto spostarsi solo in Molise e in Umbria, che in base al report della scorsa settimana, registrano il medesimo indice di diffusione del virus (livello medio). Ma al netto di chi finirà con il bollino rosso, il paradosso - o meglio, la follia - è già evidente: lasciar spostare le persone tra regioni «abbastanza» infette non rischierebbe di aumentare i contagi con un mix esplosivo? Non solo. Come ci si potrà spostare tra due regioni con lo stesso livello di «pericolosità» se non sono contigue? Mettiamo che le tre Regioni di pari livello di contagio siano sempre Lombardia, Molise e Umbria: andando da Milano a Perugia ci si potrà fermare all'Autogrill in Toscana? E in base a quali parametri poi si deciderà se procedere il 3 giugno con il «liberi tutti» o invece riaprire a due velocità? Quelli fissati dal ministero e richiesti ogni settimana alle Regioni per il monitoraggio sono 21, dal numero di tamponi fatti alla tenuta delle terapie intensive. I riflettori sono accesi soprattutto sul cosiddetto fattore Rt, ovvero il tasso di contagiosità che ha sostituito l'R0 (il numero di persone che ogni singolo è in grado in media di contagiare). Per entrambi la lettera R sta per reproduction rate, ovvero il «tasso di riproduzione». Ma l'indice di trasmissione Rt prende in considerazione il numero di persone contagiate da un positivo, nell'arco di tutto il suo periodo infettivo. È importante che questo fattore si abbassi sotto «1», perché ci dà la cifra di quanto le misure di contenimento funzionano. A Milano, per esempio, è salito dallo 0,65 del 12 maggio allo 0,86 di giovedì 21. Ma questo numeretto non è molto affidabile per decidere quali confini regionali riaprire. Anzi. Nelle aree del Paese a bassa incidenza di infezioni da Covid-19, anche piccole oscillazioni, dovute a un aumento dei tamponi eseguiti o a focolai improvvisi possono comportare variazioni in singoli parametri particolarmente sensibili come l'Rt. Proprio il Molise ha avuto un picco nei giorni scorsi per un focolaio partito da un funerale a Campobasso della comunità rom che ha fatto aumentare improvvisamente i contagi. Quanto all'Umbria, dove quel valore è sceso a 0,53, collocando la regione tra quelle a basso rischio, non è piaciuto proprio essere stata per diversi giorni accostata a Lombardia e Molise. «Se si utilizza un sistema con il quale se uno parte da contagi nulli e poi si ritrova un contagiato e ci sta un moltiplicatore assurdo che ci fa passare davanti a chi ne ha trovati 100, c'è qualcosa che non funziona», ha attaccato la presidente della Regione, Donatella Tesei. Lo stesso presidente dell'Istituto superiore della sanità, Silvio Brusaferro, che non è certo un fan scatenato del «liberi tutti», presentando ieri i dati del monitoraggio ha ammesso che il fattore Rt «cambia su base settimanale, è chiaro che non può essere un criterio, come è assurdo pensare che le persone si muovano con elicotteri da una Regione all'altra. Sono importanti anche le modalità di movimento, cioè come ci si sposta», ha detto. Aggiungendo che «l'indice Rt non è una pagella, ha un andamento oscillante nel Paese, i casi di Umbria e Molise, che partendo praticamente da zero hanno visto l'indice salire per alcuni focolai, lo dimostrano: oggi quel dato è rientrato. Il monitoraggio ci aiuta a capire cosa succede e a cogliere eventuali piccoli segni di crescita dei casi», ha aggiunto. L'indice Rt della Lombardia ora è pari a 0,51, in discesa rispetto allo 0,62 dell'ultima rilevazione, il livello di rischio passa così da moderato a basso, mentre a finire sotto il faro dell'Iss questa settimana c'è la Val d'Aosta, unica regione con un Rt sopra l'1 (1,06). Un dato però anche qui legato alla capacità di intercettare i casi, e questo è soprattutto vero laddove sono pochi.Nel frattempo, la curva epidemica in Italia si mantiene in calo senza variazioni significative, e scende ovunque, anche in Lombardia dove il trend è incoraggiante. Con un altro dato positivo: la crescita esponenziale degli asintomatici parallela al calo dei ricoverati e gli indicatori che gli esperti guardano con più apprensione, cioè il carico sul sistema sanitario, sono tutti verdi. Ma se, e dove, ci si potrà spostare in Italia è ancora tutto da decidere. La questione della «mobilità tra le regioni va affrontata con un numero di nuovi casi ancora più ridotto rispetto a quello che abbiamo», ha aggiunto ieri Brusaferro. «Dal prossimo fine settimana avremo dei dati che ci consentiranno di capire meglio come sta evolvendo la situazione». Intanto, anche la Protezione civile ha aggiornato i numeri sul Covid-19: il totale delle persone attualmente malate è sceso per la prima volta dal 25 marzo sotto quota 60.000. Incrociamo le dita.