
A incastrarlo sono state le sue tracce biologiche sui vestiti della vittima. Ma per la Cei «i migranti sono dei missionari».Si chiama Harouna Sangare ha 25 anni è nato in Mali ed è stato arrestato per lo stupro di una diciottenne alla stazione di San Zenone al Lambro, tra Milano e Lodi, nella notte tra il 30 e il 31 agosto scorso. Il giovane è stato incastrato dopo che i carabinieri del Ris di Parma hanno trovato un match con le tracce biologiche lasciate dall’aggressore sui vestiti della ragazza. La giovane, dopo una serata trascorsa con la sorella, stava andando a prendere il treno per rientrare a casa. La ragazza, sotto choc, aveva subito raccontato ai carabinieri che «un uomo, di carnagione scura e con i capelli ricci», l’aveva afferrata e trascinata oltre un sottopassaggio, e là, nascosto dalla vegetazione, l’aveva immobilizzata, picchiata e stuprata. La giovane è rimasta in balia dell’aggressore per circa un’ora prima di riuscire a chiamare, in lacrime, il 112. Il migrante, che ha moglie e figli, è stato accusato di violenza sessuale aggravata dalla minorata difesa per le circostanze e il luogo in cui si è consumato il reato a cui si aggiungono le lesioni, ma subito dopo l’arresto si è avvalso della facoltà di non rispondere. A suo carico ci sono anche alcuni precedenti per maltrattamenti e lesioni ai danni della compagna. L’immigrato che lavorava come aiuto cuoco in una onlus di Milano, era in Italia da poco più di un anno, grazie allo status di protezione sussidiaria concesso dalla commissione territoriale. Arrivato in Italia nel luglio 2024, passando dall’hotspot di Lampedusa e Linosa, gode di questa forma di tutela offerta a chi, pur non rientrando nei parametri per risultare rifugiato (e quindi pur non essendo perseguitato per qualche motivo specifico), rischierebbe comunque un danno grave se fosse rimpatriato nel Paese di origine. Durante la conferenza stampa sul fermo, le procuratrici di Lodi, Laura Pedio e Marina Parisi, hanno raccontato come gli inquirenti hanno messo fine, ai 10 giorni da «fantasma» del maliano. All’arresto, nella notte tra martedì 9 e mercoledì 10 settembre, gli investigatori sono arrivati incrociando i filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona della stazione e quella della onlus «Fratelli di San Francesco» dove la sera della violenza l’aiuto cuoco Sangare sostituiva un collega assente. La struttura ospita più di 200 cittadini in situazione di difficoltà (soprattutto richiedenti asilo, senza fissa dimora o ex detenuti). La procuratrice Pedio ha ringraziato il direttore della Onlus, «che ha riconosciuto l’immigrato, ed ha collaborato attivamente con gli investigatori, ci ha fatto entrare, ci ha fatto prendere tamponi genetici degli ospiti, ci ha fornito le loro telecamere e ci ha aiutato nell’identificazione del fermato. Riteniamo che gli elementi acquisiti siano sufficienti per ritenere che la persona fermata sia il responsabile dei fatti». «Compatibilmente anche con il tipo di accertamenti fatti, il risultato dell’indagine è avvenuto in tempi molto rapidi», ha sottolineato il magistrato, ringraziando per la «proficua collaborazione i carabinieri della compagnia di San Donato Milanese, quelli del Norm della stessa compagnia, che hanno operato nella prima fase dell’indagine con il supporto del Sis del nucleo investigativo di Milano. Un ringraziamento particolare ai Ris che ci hanno supportato in questa indagine con competenza e con tempestività. Colgo questa occasione per fare un appello ad amministratori locali che facciano avere telecamere in numero sufficiente sulle strade anche per ricostruire le vie di fuga e che funzionino perché a volte anche le manutenzioni non sono così accurate», ha concluso la Pedio.Sembra non considerare i fatti di cronaca monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore della fondazione Migrantes che già davanti agli immigrati ucraini ebbe a dire che «la presenza migratoria, anche nelle sue forme più complesse e dolorose, è una benedizione». Nell’editoriale che apparirà nel prossimo numero della rivista «Migranti press», promossa dalla fondazione e dalla Cei, monsignore scrive che «i migranti e i rifugiati sono i primi missionari della speranza in questo tempo in cui il cielo appare chiuso come lo sono tante frontiere!». Inoltre il direttore Felicolo nel suo articolo sottolinea come spesso si dia «molto più spazio a quello che facciamo e diciamo noi per loro, invece che direttamente alla voce, alla testimonianza e allo sguardo sulla realtà dei migranti e dei rifugiati, anche nelle nostre comunità». Viene spontaneo chiedersi: stupri compresi?
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Donald Trump (Ansa)
Trump, anche lui vittima di un attentato, sottolinea la matrice politica dell’attacco che ha ucciso l’attivista. «La violenza arriva da chi ogni giorno demonizza e ostracizza coloro che la pensano diversamente».